COME SVILUPPARE IL PROPRIO IO CREATIVO: ALLENAMENTI #6
Quante volte vi arrabbiate in una giornata?
Ora non ditemi neanche una volta, raramente o talvolta, tanto meno mai che non ci credo: io mi arrabbio spessissimo, come minimo una mezza dozzina di volte al giorno.
Mi arrabbio con me stessa, con il tempo, con gli automobilisti, con mio figlio, mio marito, i colleghi, il capo, il cibo, il giornale, la televisione, la pubblicità, le mail…il tempo l’ho già scritto? Sì. E sì, fa tanto vecchia bacucca, ma giovanissima non sono.
Sono molto orgogliosa della mia rabbia. Dopo anni passati a fare finta di niente e ad abbozzare sono giunta alla conclusione che la rabbia vada sempre e comunque ascoltata: e non sono la sola a pensarla così.
Nella terza parte di La via dell’artista Julia Cameron parla della rabbia come di un importante campanello di allarme, una voce che va ascoltata: è un’utile mappa che ci può far capire quali sono i nostri confini, quando è il momento di tagliare la corda.
Ci dice che non possiamo continuare con la vecchia vita.
La rabbia non va nascosta, non va sedata, non va negata: è uno strumento, regala energia. E’ quella che va presa, dirottata, trasformata in un nuovo progetto.
Ecco perché la rabbia è un’amica, e anche piuttosto leale.
C’è un bel ricordo nelle pagine di Qualcosa di scritto, il libro di Emanuele Trevi dedicato a Pier Paolo Pasolini e alla sua opera Petrolio (qui la mia recensione).
E’ il ricordo di un viaggio in auto da Atene a Salonicco dove si tiene la presentazione della traduzione di Petrolio: Trevi è alla guida a fianco di Laura Betti, la pazza, la curatrice del Fondo Pier Paolo Pasolini a Roma, l’amica. Con loro c’è Massimo Fusillo, il classicista, quello che avrebbe pubblicato, qualche anno dopo, proprio un saggio intitolato La Grecia secondo Pasolini.
La Betti è in un momento verità, in un momento in cui, indotta a frugare nel grande sacco dei ricordi, non si fermava più, stupita lei stessa dei tesori che ci trovava dentro: la verità dice Laura Betti, è che si invecchia sempre male. Adesso però tocca a voi:
Siete giovani, siete paraculi, potete farcela. Ma per farcela davvero, ci vuole la rabbia. Pier Paolo a un certo punto lo aveva capito, la rabbia è più importante del talento, il talento lo può avere un qualunque borghesuccio, la rabbia no, la rabbia è un dono raro, bisogna coltivarlo.
***
Se questo è il primo articolo che vi capita di leggere riguardo a La via dell’artista e siete interessati a capire da dove si parte, vi segnalo i post precedenti:
- la presentazione del libro e del metodo di Julia Cameron
- i due strumenti di base per percorrere la via: le tre pagine quotidiane e l’incontro con l’artista
- come recuperare la sicurezza, uscire dall’ombra e sconfiggere i propri personali killer creativi
- un esercizio utile e piacevole, da rinnovare lungo tutta la via: vite immaginarie
- del perché e del percome la creatività comporta un processo di cambiamento
- contro lo scetticismo e contro le vecchie abitudini
Gli AllenaMenti continuano lunedì prossimo, 24 dicembre nonché vigilia di Natale!
(Photo credits: sxc.hu)
Gli altri allenMenti mi piacevano di più 😉
Manca poco a Natale: mi sfogo ora, poi faccio la brava;)
Gli esempi di rabbia che fai li ho sempre fatti ricadere nella categoria del “fastidio”.
Certo, a volte la cosa trascende e posso dirmi genuinamente arrabbiato, ma molto più spesso scivola via senza riuscire a far gran presa.
C’è da dire che manifesto maggiormente il fastidio rispetto alla rabbia, se è una cosa da poco lo si vede senza troppi problemi, se sono veramente arrabbiato lo tengo per me, prendo nota e mi faccio risentire quando è arrivato il momento della sanguinaria vendetta.
Veterotestamentario? Chi, io?
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Anchio ho per molto tempo “sedato” la rabbia in nome di un buonismo (e forse perchè mi sono sentita tante volte dire “fai la brava”?) inutile e dannoso.
Ancora difficilmente esplode, purtroppo e soprattutto sul lavoro. Dovrei incavolarmi di più e mandare qualcuno a quel paese. Magari aiuta.
alessandra
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La rabbia è vietata, soprattutto alle donne, fa troppo cattiva bambina, invece è un carburante prezioso, ma è difficile saperla usare, specie se la si è negata per moooolti anni. Almeno questo vale per me. E’ anche un segnale che qualcosa di creativo ribolle e vuole uscire, anche l’invidia. Prima la ignoravo, addirittura pensavo di non provarla mai, balle, adesso la sento eccome ed è come uno di quei piccoli cagnolini che sanno essere fastidiosissimi se non li prendi sul serio.
Il tuo percorso assomiglia tanto, tanto al mio.
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Io la mia frustrazione, la mia rabbia le ho sempre lasciate esprimere (talvolta, in effetti, un po’ oltre il giusto; ma non mi sono mai sentita io quella sbagliata: la mia rabbia aveva sempre un motivo, legittimo e sacrosanto, e chi mi negava il diritto di provarla incorreva nel mio disprezzo).
Insomma, da questo punto di vista una privilegiata.
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