COME SVILUPPARE IL PROPRIO IO CREATIVO: ALLENAMENTI #19
Elimina qualcosa di superfluo dalla tua vita.
Rompi un’abitudine.
Fai qualcosa che ti faccia sentire insicuro.
Sono tre consigli copiati da Piero Ferrucci, psicologo e psicoterapeuta, autore del bellissimo I bambini ci insegnano.
Tre consigli che ultimamente sto seguendo quasi alla lettera.
E’ forse per questo che mi ritrovo, spesso e volentieri, in un mare in tempesta, ché cambiare è necessario per sbloccarsi, nella vita come nell’arte, ma destabilizza, rende insicuri e annaspanti, se non altro per un pezzo del cammino.
E così sono arrivata ad abbattere uno dei miei tabù: avete letto bene il titolo?
Non si riferisce al post, se state leggendo andate pure avanti: si riferisce proprio a quello che è per me la lettura, la mia dose quotidiana senza la quale fatico ad essere anche solo me stessa – sono una ragazza innamorata delle parole, del resto.
A un terzo del cammino, Julia Cameron irrompe con un diktat: affidarsi senza remore ad una settimana di astinenza totale dalla lettura.
Dai, ditelo che sembra una follia, una di quelle trovate idiote che non vi prenderanno mai, non voi, voi innamorati come me di ogni pagina scritta, digitale o cartacea che sia.
Ma il ragionamento di Julia non fa una piega: eliminare le distrazioni (e la lettura tra queste) permette di concentrarsi sul nostro mondo interiore, tornando ad alimentare il pozzo della nostra creatività.
L’astinenza dalla lettura, in questo contesto, è da interpretare in modo ampio: astinenza dalle distrazioni offerte dai giornali, dai libri, ma anche dalla televisione e, soprattutto, dal web. Si smette di ripararsi dietro un giornale in treno e ci si ritrova a fare i conti con una galleria d’arte umana vivente: si spegne la televisione e ci si ritrova senza anestetizzante, in un silenzio che diventa nutrimento.
Smettere di leggere porterà a cercare delle alternative per il tempo che si crea: e le alternative saranno spesso prese a piene mani dalle idee emerse con l’esercizio del Mi piacerebbe, quella lista che assomiglia tanto all’elenco dei giochi che vorremmo tornare a fare – dipingere, lavorare a maglia, correre, ballare, cucinare, amare.
I risultati testimoniati ne’ La via dell’artista sono importanti, tanto che, follia per follia, io ho deciso di provare: da venerdì prossimo, per sette lunghi giorni, abbandonerò libri e, per quanto ci riuscirò, giornali e web (per la televisione nessun problema: è stata abbandonata da tempo).
E se dovessi rompere il patto di non lettura, mi rifarò con un esercizio di riflessione proposto sempre da Julia: decisione sofferta? Vissuta come una marachella da ragazzini o come un tradimento sentimentale? Non lo so a priori, indagherò fuori e dentro di me.
***
E’ il primo primo articolo che vi capita di leggere riguardo a La via dell’artista?
Volete seguire il percorso per il recupero della creatività?
Ecco tutti i post che ne parlano, a partire dai primi:
- la presentazione del libro e del metodo di Julia Cameron
- i due strumenti di base per percorrere la via: le tre pagine quotidiane e l’incontro con l’artista
- come recuperare la sicurezza, uscire dall’ombra e sconfiggere i propri personali killer creativi
- un esercizio utile e piacevole, da rinnovare lungo tutta la via: vite immaginarie
- del perché e del percome la creatività comporta un processo di cambiamento
- contro lo scetticismo e contro le vecchie abitudini
- dare un senso alla rabbia e farsela amica
- esercitare la propria creatività facendosi un piccolo dono: ritrovare il proprio io bambino e la stanza della propria infanzia
- imparare a coltivare l’interesse per la vita quale la si vede
- scrivere una breve storia partendo da tre parole date (ed ecco i risultati: questi i vostri racconti, questo il mio)
- sincronicità, ovvero salta e la rete apparirà
- affrontare la vergogna e le critiche
- provare a indagare, come un detective, se stessi
- l’importanza della condivisione: come creare un circolo creativo e trasformare le notti buie dell’anima in notti stellate
- avere il coraggio di dirsi che non sempre va tutto bene
- l’incontro con l’artista: come trovare sempre nuove idee e come alzare il tiro
- il ruolo delle tre pagine nel processo di cambiamento e come non abbandonarle
Gli AllenaMenti tornano lunedì 15 aprile
La foto che correda questo post è stata scattata alla Giocolibreria Medioevale Semola di Grazzano Visconti ed è una delle tante foto che ho raccolto per documentare la diffusione e il successo dei libri di Rossella Calabrò.
Ecco, finita la settimana, non astenetevi dalla lettura dei suoi divertenti libri: e se volete conoscerla meglio, seguitela sul suo Il blog delle Matrigne.
sai che non mi sembra una cattiva idea? Soprattutto perchè si tratta solo (solo???) di una settimana..ma scrivere si può?
Scrivere si deve.
Tra le mie personali esclusioni dall’astenersi c’è proprio rileggere quanto si scrive!
Tradimento sentimentale, senz’altro.
Ma ho imparato a farci i conti da tempo, ed ho risolto.
Quanto ai tre input iniziali, da brava aspirante minimalista mi ci impegno ogni giorno 😉
Cara Grazia, ho preso in biblioteca il testo della Cameron e proprio ieri sera ho incominciato a leggerlo. Lo confesso: mi sono sentita un’idiota mentre lo chiedevo alla bibliotecaria e lei leggeva il sottotitolo ad alta voce mentre lì c’erano due sue colleghe che ascoltavano e mi guardavano. Ieri sera ho iniziato a leggerlo, prima qua e là e subito l’occhio mi è caduto proprio su questo diktat dell’astinenza, che mi ha fatto rabbrividire. Comunque ho ricominciato dall’inizio, dalle tre pagine. E oggi mi ero decisa a prendermi le due ore di appuntamento con l’artista. Peccato che Miranda è stata di nuovo male. Ehheheh…
Comunque…non so…pensavo che forse bisognerebbe fare qualcosa per il Circle of friends…Scusa, forse sto farneticando…:D
Giornali, riviste, Internet, tv… persino Twitter li posso tranquillamente abbandonare per 7 giorni. I libri sono un’altra storia, sarebbe alquanto difficile per me.
Ma fammi sapere come va il tuo esperimento! Nello spirito, sarò al tuo fianco. 😉
Rinunciare per una settimana alla lettura è una cosa che ho fatto, ma non nel mio contesto quotidiano. I miei campi estivi scout mi hanno imposto di rinunciare a tante cose (telefono, tv, pc, giornali, comodità) e la sensazione provata è impagabile. Impari a stare con te stesso. E’ una prova da superare e che ti dà grande soddisfazione. Mi mancano tanto quei periodi.
E’ qualcosa però che io riesco a imaginare solo nel contesto in cui l’ho vissuta: in montagna, isolata con un gruppo di persone, in una parentesi della mia vita, non nella mia quotidianità. Non so se qualcuno riuscirebbe a convincermi a rinunciare a tutto anche solo per una settimana qui nella mia vita di tutti i giorni. Sentirei di perdere troppo.
Uhm…si può davvero?;)
Poi ci racconti come è andata?così giusto per farmi coraggio nel provare!:)
Ieri ho trovato il coraggio di scrivere un po’. È durissima.
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