La Torta della Vita

COME SVILUPPARE IL PROPRIO IO CREATIVO: ALLENAMENTI #4

One Day

Nella seconda lezione Julia Cameron affronta il tema del recupero dell’identità.

Qui ve lo presento, come sempre, in my way. Recuperare la propria identità non significa cercare di essere sempre se stessi, coerenti fino alla fine con quello che si era dieci, venti anni prima: del resto, in tema di coerenza, sapete già come la penso.

Si tratta piuttosto di accettare il cambiamento, di afferrarlo e farlo proprio, trasferendolo nel proprio sé: citando Elisabeth Kübler Ross, considerata meritatamente la fondatrice della psicotanatologia, è necessario imparare a mettersi in contatto con il silenzio che sta dentro di noi per riconoscere e comprendere che tutto, a questo mondo, ha un fine.

Quando diciamo cose tipo “Le persone non cambiano”, facciamo impazzire gli scienziati.

Perché il cambiamento è letteralmente l’unica costante di tutta la scienza. L’energia, la materia, cambiano continuamente, si trasformano, si fondono, crescono, muoiono.

È il fatto che le persone cerchino di non cambiare che è innaturale, il modo in cui ci aggrappiamo alle cose come erano invece di lasciarle essere ciò che sono, il modo in cui ci aggrappiamo ai vecchi ricordi invece di farcene dei nuovi, il modo in cui insistiamo nel credere, malgrado tutte le indicazioni scientifiche, che nella vita tutto sia per sempre.

Il cambiamento è costante. Come viviamo il cambiamento, questo dipende da noi.

Possiamo sentirlo come una morte o possiamo sentirlo come una seconda occasione di vita.

Se apriamo le dita, se allentiamo la presa e lasciamo che ci trasporti, possiamo sentirlo come adrenalina pura, come se in ogni momento potessimo avere un’altra occasione di vita, come se in ogni momento potessimo nascere ancora una volta.

Mi piacerebbe essere l’autrice di questo passaggio, che è uno stralcio della voce narrante di un episodio di Grey’s Anatomy, serie tv da me molto amata. Chi parla è la protagonista, Meredith, si riferisce a se stessa, al suo nuovo modo di vedere il mondo dopo lo shock dell’aborto e dopo avere vissuto sulla propria pelle un episodio di violenza.

La creatività comporta un processo di cambiamento.

L’assioma che si sente spesso ripetere variamente declinato è che le persone fanno resistenza al cambiamento perché questo è difficile o doloroso: in realtà la sofferenza non è causata dal cambiamento in sé, quanto piuttosto dalla resistenza al cambiamento.

Così come cercare di fare resistenza rende il processo di cambiamento difficile e doloroso, allo stesso modo è la resistenza alla nostra creatività che crea sofferenza. Julia evidenza come sia quindi importante tenere a mente che sforzo e sofferenza sono due cose diverse.

L’esercizio suggerito per piegarsi al cambiamento ha un titolo quasi poetico: Julia lo chiama la torta della vita ed è tanto semplice da realizzare quanto potente nel fornire subito una cartina al tornasole del proprio modo di porsi nei confronti dei propri desideri.

Vi invito a fare subito questo esercizio, per cui basta, come per tante cose, un foglio e una penna: disegnate una torta divisa in sei fette e su ogni fetta scrivete quelle che sono le vostre priorità nella vita, in questo momento della vostra vita. Sì, dovete limitarvi a sei: le mie sono famiglia, lavoro, amici, amore, creatività, spiritualità.

Fissate su ogni fetta un punto che rappresenta il livello di realizzazione in cui ritenete essere per quell’ambito specifico della vostra vita: se il livello è alto dovete metterlo verso l’esterno della torta (verso la “crosta”, per intenderci), se invece il livello è basso resterete verso il centro.

Unite quindi tutti i punti con una linea, dando luogo a una forma che vi indicherà in quali ambiti siete sbilanciati: perché la perfezione si può avere ottenendo un cerchio ed è a quel cerchio che è bene tendere, con il cambiamento.

L’esercizio va conservato come riferimento tra le pagine del mattino, le famigerate tre pagine che è sempre bene continuare a scrivere: da conservare e riguardare ricordando che ci sono delle parti della nostra vita che necessitano di più cura di altre, perché nel tempo ci siamo impoveriti.

I miei ambiti spiritualità e lavoro sono a livelli bassissimi, temo ai minimi storici: e lo sono da un po’ di tempo. E’ in questi ambiti che voglio spingere il mio cambiamento, perché sono io che li ho inseriti nella mia torta e sono io che li voglio portare avanti con me, preservarli come parte della mia identità.

***

Se avete incrociato La via dell’artista solo con questo articolo e siete interessati a capire da dove si parte, vi segnalo i post precedenti:

Gli AllenaMenti continuano lunedì prossimo, 10 dicembre.

 (Photo credits: thanks to Yevangelina)

30 pensieri su “La Torta della Vita

  1. Ciao Grazia! Sono riuscita solo adesso a passare per un commento. Sto sempre scrivendo le mie tre pagine del mattino. Riesco ad essere più o meno diligente. 😀 Purtroppo ancora non sono riuscita a pensare bene alle vite immaginarie. Sono più o meno ferma a 2 o 3. Non riesco mai a mettermi tranquilla a pensarci. Provvederò. Intanto ho coinvolto il mio compagno proprio nell’esercizio delle vite immaginarie, che trovo carinissimo. Sulla torta di oggi ho delle difficoltà. Le priorità penso siano più o meno simili alle tue, ma ancora non mi sono messa all’opera con carta e matita. Grazie del tuo commento al mio post. L’ho visto oggi. Io sono in arretrato con i tuoi post, che ho letto, ma che non sono riuscita ancora a commentare. Cerco di provvedere. Un abbraccio
    PS: la fiera della piccola e media editoria si avvicina…spero di riuscire ad andarci venerdì mattina!!

    • Ricordo di avere letto qualche post riguardo al tuo compagno: effettivamente sono certa che coinvolgerlo potrebbe essere interessante e procurare effetti inattesi 😉

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