Yoga, Mamma?

Yoga mamma

Da quasi un anno, ogni mercoledì e ogni giovedì faccio un’ora di yoga con una istruttrice fantastica; e anche il resto della settimana, da sola, se me ne ricordo, se ne ho voglia, se trovo almeno venti minuti per me, stendo il tappetino e pratico.

Pietro è così affascinato dal vedere sula madre fare qualcosa di diverso dal leggere e dallo scrivere che un giorno ha cominciato a prendere appunti su postit gialli: uno l’ho fotografato, eccolo là in alto. Non so perché, ma per lui il mio giorno di yoga è il martedì.

Ogni tanto si infila sotto di me a ripetere l’esercizio: il cane a testa in giù, il ponte – oppure mi sostiene nella candela e nell’aratro. E’ il mio piccolo aiutante, anche in questo.

A inizio anno dello yoga scrivevo: non sono capace di praticare, eppure mi sembra l’unica attività fisica che fino ad ora mi ha fatto veramente bene. 

E’ proprio così, con yoga ho trovato finalmente un’attività svuota testa: mi obbliga a rimanere concentrata sul mio corpo, sull’ora e sull’adesso, sulla tensione che il mio corpo assume nella posizione e mentre resto lì, concentrata, la mia mente si rilassa del tutto.

Io sono indubbiamente una persona che pensa troppo, che pensa praticamente sempre – e questa era una cosa che manco sapevo di me. Avevo, ora lo so, un disperato bisogno di smettere di pensare. Mi avevano detto: vai in bici, corri. Ma queste attività le conosco da tempo, so benissimo che al posto di svuotarti la testa te la riempiono di idee, di pensieri.

Con lo yoga finalmente non penso, per lo meno, non per l’ora o per i venti minuti di pratica. In più, mi aiuta a sentirmi sicura di me, forte.

E caspita se ho bisogno di sentirmi forte, io.

La Finestra

Finestra

 

Questa che vedete riprodotta qui sopra si chiama schema o finestra di Johari.

L’ho fedelmente riprodotta ieri mattina nel corso di una riunione con l’HR della mia azienda. Non esiste nessun signor Johari, la finestra si chiama così perché i due inventori facevano di nome JOseph e HARry.

Concettualmente, la finestra è da riferirsi all’ambito della comunicazione e delle dinamiche di gruppo: ogni relazione può essere inserita in una delle quattro caselle a seconda dell’incrocio di due dimensioni a seconda che un item sia noto ad altri o noto al riferimento (il sé).

In alto a sinistra c’è la dimensione del noto: ciò che io ho palesato di me e che gli altri conoscono, e ciò di cui sono pienamente consapevole di essere.

Sempre in alto, lì vicino ma a destra, si trova il cieco, ossia quel che io non so ancora di me stesso ma che gli altri in qualche modo hanno già scoperto di me.

Sotto al cieco, in basso a destra, c’è una zona buia buia che ricomprende ciò che io non so ancora di me e che manco gli altri hanno mai avuto modo di scoprire: si chiama infatti ignoto.

E subito di fianco, verso sinistra e sempre in basso, c’è la zona d’ombra, quel che io so di me stesso e che tengo così nascosto che gli altri non hanno mai visto (nascosto, appunto).

Ora in questa finestra io sono incappata in un incontro finalizzato a spiegare come dare e ricevere feedback, ma ho pensato che alla fine può servire come metro di valutazione di molte cose nella vita di ognuno, nella mia per prima. Mi chiedo: cosa metto nella mia identità sociale? Cosa non ho ancora capito di me e che pure gli altri hanno già visto? Cosa tengo segreto, per me soltanto? E soprattutto cosa scoprirò di me, prima o poi?

Quei perimetri, quelle linee sottili che dividono i quattro riquadri, dove mi porteranno?

Ieri sera ho visto Room: è un film bellissimo, e qui potete trovarne una recensione per decidere se vederlo, questo film, ché è bello ma mica semplice.

In Room si parla di tante cose, si parla di Joy, di Jack, di maternità come atto creativo (attesa, nascita, crescita, scoperta, distacco, guarigione, rinascita), di inizi. E si parla soprattutto di lati, di confini, di perimetri, di quel che sta dentro e quel sta fuori da queste linee e da questi confini: di quel che è noto, nascosto, ignoto, cieco.

Anche in Room c’è una finestra: è un lucernario dal quale è possibile vedere un pezzetto di cielo. E’ la finestra che ti ricordi per prima, ma in realtà ci sono anche le finestre (a tutta parete) della camera di ospedale che ospita madre e figlio, e le finestre (con tende) della casa dei genitori di lei.

Tante, tante finestre. Per non dimenticare un ulteriore contrasto: quello tra l’anelito verso l’altro e l’altrove a cui si tende quando si è costretti dai limiti, in prigionia, e la sensazione di perdere sé stessi che si prova quando si verifica la mancanza di confini, la libertà.

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Un piccolo appunto per la scrivente: questo è il tuo cinquecentesimo articolo per ToWriteDown. Non metterci una vita a scriverne altri…

Ciao Febbraio

Febbraio Valentina Edizioni giorno in più

Febbraio, che è un mese misterioso e bizzarro,

rubò un giorno in più solo ogni tanto, ogni quattro anni,

per continuare a creare scompiglio tra gli sbadati.

Non volevo chiudere questo giorno speciale, questo giorno regalato, senza salutare il mio mese preferito: ciao febbraio, ci vediamo tra undici mesi esatti.

Per ricordarti ogni tanto, in questa lunga attesa, sfoglio Febbraio, un illustrato di dolce poesia edito da Valentina Edizioni.

Febbraio Valentina Edizioni

Conversazioni sull’Infinito

E SU COSA E’ UN CENTRO ESTIVO

Conversazioni sull'infinito

 

Luglio per me, come per tanti, significa sofferenza in ufficio (perché le vacanze sono ancora lontane) e insofferenza a casa (sempre per via della vacanze che sono ancora lontane).

Da quest’anno significa anche estrema difficoltà ad entrare in sintonia con un bambino nella sua ultima estate pre primaria che, in un momento di follia, ho iscritto a un centro estivo polisportivo dove sono accolti figlioli dai sei ai quattordici anni.

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Giornata mondiale del Libro 2015

La giornata mondiale del libro 2015

Buona Giornata mondiale del libro, ai grandi ma anche ai piccoli!

E’ a loro che è dedicato questo post, a loro che sono dei lettori in fieri.

Dieci frasi comunque sono poche: dovremmo trovare anche l’undicesima, la dodicesima, la tredicesima, e così via, fino ad avere la sintesi di tutte le più belle frasi tratte da libri per l’infanzia.

L’infografica con i dieci brani tratti da libri illustrati per bambini è opera di MilkBook, un progetto dedicato alle prime letture: lo consiglio a tutti coloro che vogliono nutrire i propri figli (ma anche nipoti, allievi, amici) con storie di qualità.