COME SVILUPPARE IL PROPRIO IO CREATIVO: ALLENAMENTI #5
Nel weekend appena trascorso ho dedicato una serata ad un esercizio molto utile proposto da Julia Cameron ne’ La via dell’artista, un esercizio che spinge verso l’eliminazione di alcune abitudini per favorire il cambiamento (ne avevo parlato proprio lunedì scorso) ed eliminare lo scetticismo.
Perché parlare di scetticismo? Perché è probabilmente uno dei compagni quotidiani di molti piccoli artisti in divenire.
Non che la sua compagnia sia piacevole, ma se c’è tanto vale esserne consapevoli, anche per poter decidere se continuare a conviverci o meno.
Tra le varie citazioni che ho trovato nel blog di Julia ce n’è una che ho segnato sul mio quaderno delle pagine del mattino e che rileggo in caso di sconforto. E’ di un attore degli anni Trenta o Quaranta, tale Eddie Cantor: Rallenta e goditi la vita. Andando troppo in fretta non perdi solamente il paesaggio, ma anche il senso di dove stai andando e perché.
Sì, ma cosa c’entra lo scetticismo?
Con le tre pagine del mattino, con le riflessioni sulle vite immaginarie, con gli incontri con l’artista sto ricominciando a trovare piacevole e fertile la compagnia delle idee, delle storie, dei personaggi che vivono dentro di me: sto cercando il modo di dare loro spazio, farli uscire dal bozzolo, lasciarli andare fuori per essere qualcosa di diverso da me.
Ma tutte le volte che mi lascio andare, che rallento e ritrovo il mio sentiero sono comunque bloccata da antiche paure, quelle che ho da sempre: non farcela, non arrivare fino in fondo, essere banale e inutile. Divento, in una parola, scettica.
Torno quindi a richiudere tutto dentro di me, nuovamente. E così facendo ricalco atteggiamenti già visti, abituali: atteggiamenti remissivi e scettici che ben conosco.
E’ necessario, ora che ho capito che il percorso si può fare, tentare un approccio differente, mettere da parte lo scetticismo ed esplorare a fondo le nuove possibilità.
Il recupero creativo è un esercizio di apertura mentale, non ci sono dubbi.
Ecco l’esercizio del mio weekend: elencare dieci abitudini nuove, dieci cambiamenti da attuare nel quotidiano, dando ad ognuna una priorità, da 1 a 10. Ogni novità va elencata con un Mi piacerebbe, una promessa fatta a se stessi, da mantenere un po’ per volta, dalla 1 alla 10.
Io l’ho fatto usando i post it gialli, spostandoli fino a trovare il mio da 1 a 10 ideale. Ci ho messo un po’ di tutto: dalla voglia di ricominciare a indossare i tacchi almeno tre volte la settimana (mi fanno sentire più bella) al desiderio di eliminare le tazzine di caffè che costellano le mie pause, dal delegare qualche lavatrice (devo smettere di pensare di essere indispensabile) a programmare un buon film per una serata di relax (chiudendo il pc!).
Cambiare le proprie abitudini serve a cambiare prospettiva e a facilitare quella apertura mentale che elimina, a poco a poco, lo scetticismo.
***
Se questo è il primo articolo che vi capita di leggere riguardo a La via dell’artista e siete interessati a capire da dove si parte, vi segnalo i post precedenti:
- la presentazione del libro e del metodo di Julia Cameron
- i due strumenti di base per percorrere la via: le tre pagine quotidiane e l’incontro con l’artista
- come recuperare la sicurezza, uscire dall’ombra e sconfiggere i propri personali killer creativi
- un esercizio utile e piacevole, da rinnovare lungo tutta la via: vite immaginarie
- del perché e del percome la creatività comporta un processo di cambiamento.
Gli AllenaMenti continuano lunedì prossimo, 17 dicembre.
Ho letto solo ora tutti i post su questo tuo ottimo “lavoro” di ri-scrittura. Intanto – come raramente mi succede – mi affido alla tua ri-scrittura e non ho sentito il bisogno di procurarmi assolutamente il libro.
E’ vero che le “antiche paure” arrivano a convincere chiunque di lasciar perdere, meglio restare dove si è e dove sembra ci si conosce meglio. Personalmente, quando ho voluto dare sfogo alla mia creatività e fare le cose che mi piacevano (non parlo di fatti straordinari ma piccole cose) mi sono sentita al “settimo cielo”; ecco io rischio di alzare sempre l’asticella, diciamo che cerco di mettermi alla prova……E qua mi vengono in mente i censori che dicevi in un altro post. Io mi metto alla prova per convincere i miei censori che sono diversa, quindi sono “la censora” di me stessa. E’ forse un pensiero contorto?
Sto pensando seriamente ai quei tra A4 al giorno…..dovrei intanto alzarmi prima di tutti…..vediamo.
alessandra
Grazie Ale per le tue riflessioni, mi ci ritrovo tantissimo.
Lo scoglio delle tre pagine non è piccolo, anzi, ma ti assicuro che danno grandi soddisfazioni.
Un sorriso
Che dire? Qui lo scetticismo impera. Queste tue parole “non farcela, non arrivare fino in fondo, essere banale e inutile.” sono quelle che risuonano tanto spesso nella mia mente. Da ultimo proprio oggi pomeriggio, tanto per puntualizzare. L’esercizio che proponi è di sicuro molto utile, anche se credo impegnativo al pari delle tre pagine. A proposito delle tre pagine…scrivevi nel post dedicato ad esse che non ne esistono di sbagliate. Eppure io continuo ad avere dubbi sulle mie tre pagine del mattino (che, come ti ho già detto, spesso finiscono per essere suddivise tra mattino, pomeriggio, se non addirittura sera). Mi rendo conto di non riuscire a far fluire in esse idee, storie, figure. Sono diventate in realtà una specie di “svuotatoio”, dove la mia testa, quando si sente sopraffatta da preoccupazioni e cose da fare, getta tutto alla ricerca di un ordine, di un’organizzazione (di cui sono sempre terribilmente carente). Mi trovo quindi come a parlare con me stessa e ad organizzare la giornata per iscritto oppure ad esternare i pensieri che mi affliggono o ad annotare cose che mi sono successe e mi hanno colpito. Tra l’altro sono ancora indietro con le vite immaginarie. Ne stavo parlando (come ti ho detto) al mio compagno e lui: “Ah, bene…oltre alla scrittrice che altre vite hai immaginato?” Ed io: “Per il momento solo questa…” 😀
Trovo che usare le tre pagine come svuotatoio sia un’idea perfetta: se ci devono finire dentro delle storie, se devono nascerci dei personaggi, succederà lo stesso. Tu scrivi, lascia fluire: e non rileggere, lascia decantare.
Mi sembra poi di capire che tu in casa non hai una censore, ma un gran tifoso. Una fortuna da tenere stretta!
mi piacerebbe… riuscire a seguire con maggiore costanza i blog che mi piaccioni, avere più tempo per leggerli e commentare.
questo “mi piacerebbe” vale?
è sempre bello farti visita, mi sono persa un sacco di post ma recupererò!
baci
Ciao Cri,
certo che vale: cambiare le proprie abitudini anche in rete non fa mai male, porta a sperimentare e a sperimentarsi, scoprendo cose nuove di sé.
Grazie per i tuoi commenti, mi fanno sempre molto piacere.
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Ci penserò, ma le abitudini che mi vengono in mente non sono banali, sono veri e propri errori… come parlare troppo e fidarmi troppo di chi ho davanti. Mi piacerebbe essere più parsimoniosa nell’eloquio, si può mettere come priorità assoluta?
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