COME SVILUPPARE IL PROPRIO IO CREATIVO: ALLENAMENTI #22
Esistono di me decine di foto addormentata, in ogni luogo, ad ogni ora del giorno: il numero di queste foto è di poco inferiore a quelle di me in lettura, sempre in ogni luogo, sempre ad ogni ora del giorno. E da qualche anno, con Pietro.
Merito di mio marito che ama cogliermi (e collezionarmi) nelle mie due situazioni preferite: addormentata o con un libro in mano. In entrambi i casi credo si possa parlare di un vizio irrinunciabile: quello per l’ozio.
A beneficio di chi aveva ancora dubbi in proposito, l‘ozio viene definitivamente sdoganato nel quinto capitolo de’ La via dell’artista: per chi intraprende un percorso di creatività, il tempo per non fare nulla è necessario.
Julia Cameron scrive che che tutti, per gli artisti in particolare, l’ozio è un diritto, ma rivendicarlo richiede coraggio e convinzione.
Le pause sono indispensabili: se si rimandano, se non sono sufficienti, l’artista accumula rabbia e perde di vista gli obiettivi. La solitudine creativa ha un valore terapeutico: e per ottenerla è necessario dimenticare di essere una creatura adattabile e gentile, diventare un po’ più egoista e intransigente sui propri bisogni e sui propri spazi.
La Cameron ha una definizione per l’atteggiamento tipico di chi fa della privazione di spazi e ozio una virtù, andando incontro a una sorta di anoressia artistica: è la trappola della virtù.
Ci sforziamo di essere buoni, gentili, premurosi, di non essere egoisti: vogliamo essere generosi, servizievoli, a disposizione del mondo, mentre ciò che veramente vogliamo è essere lasciati soli e, quando non ci riusciamo, decidiamo piuttosto di abbandonare noi stessi. E i nostri desideri, i nostri sogni, la nostra creatività: si diventa, alla fine autolesionisti. E si smette di creare.
Susan Rothenberg è una pittrice contemporanea: una volta disse questa frase, che racchiude il senso del diritto all’ozio.
La tua testa comincia a ribollire.
Se stai quattro giorni lontano dal tuo scrittoio,
il quinto giorno non ce la fai più e ti ci butti a pesce.
In quel quinto giorno uccideresti chiunque osi invadere il tuo spazio, interrompendoti quando hai un bisogno disperato di stare con te stesso.
Ecco, per non arrivare a istinti omicidi, rivendicare per tempo il proprio spazio e il proprio diritto all’ozio anche alle persone più vicine, è raccomandabile.
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Se questo è il primo primo articolo che vi capita di leggere riguardo a La via dell’artista e volete seguire il percorso per il recupero della creatività dall’inizio, ecco tutti i post che ne parlano, a partire dai primi:
- la presentazione del libro e del metodo di Julia Cameron
- i due strumenti di base per percorrere la via: le tre pagine quotidiane e l’incontro con l’artista
- come recuperare la sicurezza, uscire dall’ombra e sconfiggere i propri personali killer creativi
- un esercizio utile e piacevole, da rinnovare lungo tutta la via: vite immaginarie
- del perché e del percome la creatività comporta un processo di cambiamento
- contro lo scetticismo e contro le vecchie abitudini
- dare un senso alla rabbia e farsela amica
- esercitare la propria creatività facendosi un piccolo dono: ritrovare il proprio io bambino e la stanza della propria infanzia
- imparare a coltivare l’interesse per la vita quale la si vede
- scrivere una breve storia partendo da tre parole date (ed ecco i risultati: questi i vostri racconti, questo il mio)
- sincronicità, ovvero salta e la rete apparirà
- affrontare la vergogna e le critiche
- provare a indagare, come un detective, se stessi
- l’importanza della condivisione: come creare un circolo creativo e trasformare le notti buie dell’anima in notti stellate
- avere il coraggio di dirsi che non sempre va tutto bene
- l’incontro con l’artista: come trovare sempre nuove idee e come alzare il tiro
- il ruolo delle tre pagine nel processo di cambiamento e come non abbandonarle
- astenersi dalla lettura per sette giorni: una sfida da provare (qui potete leggere come è andata la mia)
- creare una stanza tutta per sé, e non per finta
Gli AllenaMenti tornano lunedì 6 maggio
il diritto all’ozio dovrebbe essere ufficializzato per il bene di tutti!
🙂
Ozio e solitudine, due cose a cui non potrei mai rinunciare!
E’ possibile averne un poco anche con un esserino urlante o addormentato addosso.
Ci vuole un poco più di fantasia e di pazienza, ma si può fare.
Una foto stupenda.
L’ozio: il mio sogno nel cassetto. Ma ci sto lavorando, soprattutto sul senso di colpa.
Quello, il senso di colpa, è davvero un compagno meschino.
Lo conosco piuttosto bene.
Ciao, da quando faccio percorsi creativi, mi prendo i miei momenti d’ozio e questo crea talvolta del disappunto in amici e colleghi. Secondo te,ToWriteDown, durante e dopo questo tipo di percorsi si diventa un po’ più introversi e meno dipendenti dal giudizio altrui? Grazie del tuo pensiero 🙂
Ci ho riflettuto, Manuela, ed eccomi qui a riparlarne.
A mio parere durante questo percorso non si diventa introversi, nel senso che sì, si cerca la solitudine, ma in modo molto consapevole, deciso, quasi fosse una conquista.
L’introversione la vedo come una dote caratteriale, non come qualcosa di voluto.
Sul fatto invece di essere sempre meno dipendenti dal giudizio altrui mi trovi molto concorde: lavorare su se stessi, rafforzarsi, permette di svicolarsi da giudizi e pregiudizi: si ascolta solo ciò che fa crescere, si evita quanto invece è detto o fatto solo per un giudizio fine a se stesso.
Grazie per questo approfondimento, sei sempre preziosa 🙂