Amore Cieco di V.S. Pritchett

 

Nella presentazione che faccio di me nella pagina About di ToWriteDown, si legge che ho un debole per Anton Čechov: come lui, ritengo sia indispensabile attraversare la vita con scarpe buone e un quaderno di appunti.

Nonostante questa dichiarazione, se cercate non troverete neanche una parola spesa sull’autore russo in tutto il resto del blog.

E’ che quando devo parlare di un autore che sento molto vicino, quando devo affrontare un tema che ho elaborato fino ad interiorizzarlo, le parole non mi sembrano mai quelle giuste e quindi prendo tempo: cerco strade alternative, prendo il giro un po’ più largo, attraverso paesaggi che mi offrono nuovi punti di vista, arricchendo il discorso.  

Inizio oggi una manovra di avvicinamento al mio Čechov e lo faccio parlando di un autore inglese, tale Victor Sawdon Pritchett, scomparso oramai quindici anni fa lasciando saggi, recensioni letterarie e soprattutto racconti brevi, penetranti e finemente lavorati, che ruotano attorno alla piccola borghesia di cui narra vita, morte, miracoli, miserie e tentativi di nobiltà.

Effettivamente, ricorda qualcuno.

Ho letto alcuni racconti di Pritchett diversi anni fa, in lingua originale (non ho trovato molte traduzioni, purtroppo): recentemente in biblioteca ho trovato una edizione Adelphi di Amore cieco, un racconto del 1969, ed è con questo che ve lo presento.

Mi permetto di aprire una piccola parentesi sulle edizioni Adelphi: le trovo irresistibili, belle, eleganti, curate, di elevata qualità sotto tutti gli aspetti, dalla selezione delle opere alle traduzioni, dal materiale all’impaginazione. Quando ne vedo una in giro non riesco a non sfogliarla. Ok, ho finito: chiusa parentesi.

Amore cieco, dicevo:

le aveva fatto impressione, perché la sua rabbia,
simile a quella di un animale,
non sembrava provenire dalla mente ma dal corpo.

Lui, quello rabbioso è Mr Armitage, facoltoso uomo di legge non vedente: lei, quella impressionata, è la sua segretaria, Mrs Johnson, una che con le parole disegna il mondo per lui.

Il racconto è breve e per farci stare tutta la vicenda Pritchett usa gli strumenti del mestiere tipici di Čechov: sintesi e compattezza, selezione rigorosa dei dettagli (nulla che non sia indispensabile), controllo ferreo sul destino dei personaggi, sguardo da testimone imparziale, massima oggettività, nessuno spazio né alla filosofia né all’etica.

Il racconto ci presenta i due protagonisti e li innesta in un vissuto quotidiano molto semplice, quasi banale, quello della borghesia inglese senza molti pensieri della metà del secolo scorso.

Mrs Johnson accompagna il suo datore di lavoro ai suoi vari appuntamenti, legge per lui i quotidiani, si occupa della sua corrispondenza, e vive sotto il suo stesso tetto, in una ricca casa dei sobborghi londinesi: una casa che era stata ideata e realizzata dalla ex moglie, quella che lo ha abbandonato quando la cecità ha preso il sopravvento. Anche Mrs Johnson ha una storia di abbandono alle spalle e un segreto scritto sulla pelle: è questo che le fa credere di non poter essere amata.

Lo stile di narrazione di V.S. Pritchett riprende in pieno la definizione che lo stesso dava del racconto: qualcosa di intravisto con la coda dell’occhio, di sfuggita.

E’ così che ci racconta dell’’innamoramento dei due, come di qualcosa di intravisto, un evento che succede ai limiti del paesaggio: lo scrittore prende nota di quanto vede (lui che cieco non è), lasciando il palcoscenico sgombro per raccogliere lo sfogo dei suoi personaggi, che si disegnano da sé, attraverso le parole che si scambiano.

Una storia d’amore senza fronzoli: bastano poche decine di minuti per leggerla, decisamente di più per lasciarsela alle spalle.

11 pensieri su “Amore Cieco di V.S. Pritchett

  1. Mi ero persa molti dei tuoi post… forse non mi arrivano gli aggiornamenti ma non ne sono sicura per il fatto che da un po’ di giorni ho poco tempo per leggere i blog… ho fatto un bel ripasso!

    • Ciao Tiziana, devo dire che anche io in questi giorni mi sono spulciata un bel po’ di tuoi articoli 🙂

      Il tempo in questo periodo dell’anno è sempre ridotto all’osso, ma provo sempre a non perdermi troppi pezzi!
      Alla prossima

  2. Sarà probabilmente il mio prossimo acquisto (che avverrà ahimé fra molto, molto tempo), nonostante abbia una leggere intolleranza verso racconti d’amore… ma l'”istinto” mi dice di prenderlo appena sarà possibile 🙂

    • I racconti mi sono congeniali, il respiro di ciò che scrivo dura il più delle volte lo spazio di un racconto, al massimo di una novella: leggere i racconti dei grandi non può che farmi bene!

      Mi permetto di darti un piccolo consiglio: quando si è in crisi di liquidità, mai rinunciare a un buon libro. Le biblioteche in Italia faticano a sopravvivere ma ci sono, sono ancora in pista e alla grande. Sfruttale come ottimi polmoni per respirare anche nei momenti più duri.

      Un sorriso

  3. Curiosa anche io e amante degli Adelphi, specie da liceale (ora amo smisuratamente Orecchio Acerbo e Corraini, ma parliamo di malie libresche diverse 😉 ).
    Se lo leggo (troppi bei libri in attesa, purtroppo e tempo sempre poco) torno a raccontarti che ne penso.
    Grazie per la segnalazione!

    • Ciao Cì,
      come ti capisco, anche io mi ritrovo con tantissimi libri da leggere: il tempo alla fine non basta mai.
      Sono una grande estimatrice di Orecchio Acerbo, mentre conosco poco la casa editrice Corraini: devo rimediare quanto prima.
      A presto!

  4. Mi ero persa questo post. Non conoscevo questo libro e ne sono rimasta incuriosita. Invece anch’io amo Cechov e ti capisco quando dici che è difficile parlare di autori che si amano. Sembra che le parole li sminuiscano e che non siano in grado di spiegarne la grandezza e la complessità, meno che mai gli universi che sono capaci di spalancarci dentro.
    Grazie per il consiglio. Un abbraccio

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