Nella presentazione che faccio di me nella pagina About di ToWriteDown, si legge che ho un debole per Anton Čechov: come lui, ritengo sia indispensabile attraversare la vita con scarpe buone e un quaderno di appunti.
Nonostante questa dichiarazione, se cercate non troverete neanche una parola spesa sull’autore russo in tutto il resto del blog.
E’ che quando devo parlare di un autore che sento molto vicino, quando devo affrontare un tema che ho elaborato fino ad interiorizzarlo, le parole non mi sembrano mai quelle giuste e quindi prendo tempo: cerco strade alternative, prendo il giro un po’ più largo, attraverso paesaggi che mi offrono nuovi punti di vista, arricchendo il discorso.
Inizio oggi una manovra di avvicinamento al mio Čechov e lo faccio parlando di un autore inglese, tale Victor Sawdon Pritchett, scomparso oramai quindici anni fa lasciando saggi, recensioni letterarie e soprattutto racconti brevi, penetranti e finemente lavorati, che ruotano attorno alla piccola borghesia di cui narra vita, morte, miracoli, miserie e tentativi di nobiltà.
Effettivamente, ricorda qualcuno. Continua a leggere