Tips on Writing

PER NON FARSI FREGARE DALLA SCRITTURA

Scrivere è uno dei miei vizi principali.

Per diversi anni è stata una professione reale, da conquistare ogni giorno sul campo della cronaca e dell’attualità, poi è diventato un gioco per un mondo parallelo, con la fantasia al potere: oggi scrivere occupa una buona parte del mio lavoro e cerca di farsi spazio, come sempre, nel mio tempo libero.

La scrittura mi frega tempo ed energie in ogni periodo dell’anno, offrendomi in cambio un po’ di incazzature sul lavoro e alcune frustrazioni compensate da forti soddisfazioni fuori.

Poiché scrivere è atto solitario, per evitare l’isolamento mi piace seguire le ispirazioni, le ricerche, i successi e le difficoltà di altri fregati alla ricerca di personaggi, storie, parole: e proprio il mese scorso ho beccato la civetta in crisi. O meglio, a corto di argomenti.

In quel frangente non ero in forma per offrire consigli essendo a mia volta nel bel mezzo di un silenzio surreale (le voci che guidano le idee e la scrittura ogni tanto tacciono), e vorrei recuperare oggi, in questo giorno di inizio settimana che sembra più produttivo del solito.

Questo voler offrire consigli può sembrare un po’ arrogante da parte di chi non ha fatto della scrittura la propria professione, ma non c’è da parte mia alcuna volontà di sostituire gli operatori del settore di cui tra l’altro seguo con interesse attività e opinioni: semplicemente mi piace riassumere in una lista non definitiva quello che faccio quando le parole proprio non vengono.

– Mai più fogli bianchi

La mia prima regola è quella di non avere mai davanti un foglio bianco, né di carta né in file: la pagina bianca mi fa paura, mi blocca, mi impedisce di iniziare. Anche questo articolo nasce su un file .doc copiato da un post già pubblicato: l’ho copiato, l’ho letto, l’ho diviso in quattro sezioni (premessa, motivazione, contenuto, chiusura) che sono quelle che volevo usare per scrivere oggi, ho iniziato a cancellare il vecchio contenuto e a scrivere quello nuovo.  Il foglio così non è mai bianco e io sono più serena.

– Raccogli appunti e schematizzali

Fa il paio con quanto appena scritto qui sopra: il foglio non deve essere bianco e deve contenere, prima di iniziare a scrivere veramente, le idee già maturate, gli appunti del caso, i riferimenti da citare (nel mio caso, il riferimento al post di Tales Teller), il tutto inserito in uno schema che è poi quello che si desidera seguire con la scrittura di quel giorno.

– Metti attorno al foglio altre idee

Quando desidero recensire un libro non mi limito a leggerlo: cerco le interviste rilasciate dall’autore in occasione del lancio, cerco su Anobii e similari le opinioni dei lettori, consulto i miei booksblogger preferiti per vedere se hanno avuto occasione anch’essi di parlarne, talvolta leggo o spulcio altri libri dello stesso autore, soprattutto se è la prima volta che lo incontro. Tutte queste idee sono il contorno del mio foglio non più bianco: possono fare accendere alcune lampadine, spegnerne altre, cambiare l’ordine logico di quanto voglio scrivere, suggerirmi citazioni e confronti.

– Inizia da quello che ti piace scrivere

E’ un suggerimento banale se stiamo parlando di scrittura personale, un pochino meno se lo applichiamo alla scrittura professionale con argomento prefissato: se devo scrivere un post per ToWriteDown, un racconto, il capitolo di un romanzo, sto scrivendo qualcosa che mi piace scrivere per default e la scrittura, di solito, è molto più fluida. Su un argomento imposto, la regoletta si può applicare in parte: di quell’argomento ci sarà un piccolo pezzetto che preferisco rispetto al resto, e parto da quello, poi prendo il secondo pezzetto meno peggio e vado avanti. E mi faccio aiutare dal prossimo consiglio che è:

– Scrivi comunque

Mi piacciono gli incipit e mi piacciono i punti di svolta, quelli in cui storia, personaggi, argomenti vari girano l’angolo e diventano qualcos’altro: è a questi passaggi che dedico più cura, più attenzione. Il che è un’ulteriore fregatura perché gli incipit stanno all’inizio e pertanto iniziare a scrivere, nonostante il foglio pieno di appunti, dentro e attorno, a volte è difficile. Ho imparato quindi a non iniziare dall’inizio, a scrivere, dei vari punti identificati, quelli che mi vengono prima, fosse anche il finale. L’importante è iniziare a scrivere, non iniziare dall’inizio. Se il testo da scrivere è prefissato (da offrire in pasto al proprio datore di lavoro), a volte serve un consiglio in più, come il prossimo:

– Usa tutti gli aiuti

L’idea non è mia (ma nemmeno le altre, a ben pensarci: sono di certo tutte rivisitazioni di consigli già letti o ascoltati!), e ora non ricordo più da dove l’ho mutuata ma il senso è questo: se non so una cosa, cerco la fonte, se non so come scrivere una cosa, cerco un confronto. Ognuno ha un paio di amici a cui chiedere, chiediamo quindi. Se si tratta di un testo creativo, personale, talvolta basta raccontare la cosa a un amico e le parole, in quel racconto, scorrono meglio che sulla carta: se si tratta di un testo professionale, va benissimo un collega più ferrato. Due amici, o due colleghi, in due differenti momenti, sono meglio di uno. E ricordate di prendere appunti mentre parlate.

– Non fare le revisioni alla prima stesura

Le revisioni si fanno alla fine: prima scrivo il pezzo (un post, una comunicazione aziendale, un racconto), dall’inizio alla fine, dall’incipit all’explicit, se volete. Poi lo rileggo, torno all’inizio e comincio a modificarlo: tolgo un aggettivo, metto la punteggiatura in un modo diverso, aggiungo un inciso. Se faccio cambiamenti nel durante mi incarto e non ho mai la prima stesura, se lo faccio alla fine revisiono e ottengo la seconda stesura. Se lo faccio il giorno dopo (avendo tempo) ancora meglio.

– Datti delle scadenze

Prima di aggiungere questo consiglio ho cambiato idea (sul fatto di aggiungerlo o meno) diverse volte, perché temo che non sia adatto a tutti: con me funziona molto bene, ma non conosco molte persone su cui fa lo stesso effetto. Beh, ve lo spiego, poi valutate: quando scrivo qualcosa devo mettermi un tempo limite entro cui realizzarla. Non intendo la scadenza entro cui avere tutto il prodotto finito, ma pezzo per pezzo: entro le 15 voglio avere finito la prima stesura, entro le 17 la seconda, entro le 10 di domani la revisione stilistica e grammaticale e così via. Credo che funzioni con me perché ho seri problemi di gestione del tempo, perché tendo a rimandare, a perdermi in mille iniziative e soprattutto a perderlo, il tempo.

– Scrivi più cose contemporaneamente

Anche questo consiglio è adatto a me, non so se a molti altri: mi piace scrivere più cose contemporaneamente, anche molto diverse tra di loro. Tipo: un comunicato stampa per il lancio di un nuovo prodotto e una favola per mio figlio (il fatto che non vi abbia mai parlato del mio datore di lavoro trova oggi una degna giustificazione). Da collegarsi al consiglio di cui sopra: se non metto scadenze per entrambi finisce male, ma solitamente i testi combinati sono quelli che mi riescono meglio.

Vi lascio infine con tre consigli che ho raccolto nel tempo e che so essere stati testati con successo da tanti, ma che finora non mi sono potuta permettere:

– Non scrivere mai nello stesso posto

Scrivi in punti diversi della tua casa, o vai in biblioteca, o sulla panchina di un parco: o, se sei in ufficio, cambia spesso il tuo sfondo (guarda fuori dalla finestra, guarda un muro diverso). Il tutto dovrebbe portare a nuove ispirazioni.

– Fai delle pause

Facilissima da capire, come anche la prossima:

– Dormici sopra

Sembra che il sonno favorisca il fluire del sangue al cervello con conseguente ossigenazione.

Purtroppo non ho mai potuto dedicare abbastanza tempo alla scrittura per riuscire a trovare tempo anche per girovagare, fare pause e dormire.

Consigli per me?

18 pensieri su “Tips on Writing

  1. Non so, io mi ispiro alle 5 w del giornalismo (who ,when, what, why, where), ma scrivo quasi solo testi legati al lavoro.
    E, comunque, non seguo quasi mai questa regola.

  2. io non scrivo per professione…ma solo per passione….
    Ecco quello che faccio io: proprio per il punto di cui hai parlato del foglio bianco, cerco sempre di cogliere al volo l’ispirazione e quindi uso tantissimo il mio backberry. Appena mi viene in mente qualcosa scrivo una email in bozza da inviarmi appena conclusa o appena ho voglia e tempo di rileggere. i pensieri invece disordinati gli scrivo nelle “blocco note” del blackberry o su un quaderno acquistato appositamente per tale scopo per poi tornarci su in un secondo momento e rielaborare il pensiero. L’ispirazione mi viene di solito sotto la doccia o in macchina….luoghi in cui sono sola con me stessa e la mia mente è libera di pensare….

  3. Spero che l’ispirazione non abbia la meglio sulla razionalità.
    Insomma… non userai il blackberry sotto la doccia o, peggio, mentre guidi l’auto!

  4. I tuoi consigli arrivano in un mio momento di riflessione sull’argomento. Superati i brutti giorni di cui hai letto da me, quelli dell’inserimento al nido e quelli necessari per ridare un contegno alla casa che pareva distrutta da un bombardamento, un pensiero, sempre rimasto latente in questi mesi, mi si è affacciato alla mente: forse posso ricominciare a scrivere. Sì, perchè le mie voci tacciono da lungo tempo o bisbigliano da così lontano che non riesco a sentirle. Mi rileggerò i tuoi consigli…

  5. Trovo molto utile mettere le altre idee attorno al foglio. Ai miei alunni dico di fare una mappa con tutto quello che viene loro in mente sull’argomento, si può fare anche in gruppo come un brain storming, ma anche in solitudine partendo da un concetto centrale e unendo altre idee con frecce, linee, annotando domande con diversi colori…

  6. Sai che ci stavo proprio pensando in questi giorni? Ho un metodo per scrivere?
    La risposta e’ no, non ce l’ho, vado a momenti.
    Io scrivo sempre, anche sui bordi bianchi di un foglio del quotidiano, anche sulla lista della spesa, anche sul palmo della mano (spessissimo a dire il vero) e a volte mi mando mail. Un fatto e’ certo e adesso abbassero’ il tono della nobile discussione con una dichiarazione assurda: nell’arco del mese ho delle fluttuazioni di vena creativa legate agli ormoni. GIURO. Non ridere, ma e’ cosi’: prima parte del mese debolezza, pigrizia voglia di leggere e documentarmi, seconda parte del mese penna bollente, mente isterica e creativa. E’ pazzesco ma reale.
    E poi c’e un’altra cosa: io faccio delle pause fantastiche!
    Mica per niente ho messo su “il club delle lettrici golose” !!!!!
    Ciaociao
    Scake

  7. Molto interessante, ne farò tesoro! Io scrivo qui solo per divertimento, quanto scrivo per lavoro scrivo di argomenti ….”pallosi” di marketing e di organizzazione!

  8. E dunque eccomi qui, davanti al mio foglio bianco.
    Oh, ma aspetta, ormai non è più bianco quindi il problema può dirsi risolto!

    Ora che mi sono liberato della sciocchezza del mezzodì posso procedere in modo un po’ più serio. Innanzitutto sono lusingato dall’esser stato, se non ispiratore quanto meno spunto per questa riflessione sulla scrittura e sulle difficoltà a cui chi scrive può andare incontro.

    Come già detto nel commento precedente nel tentativo di uscire dal mio momento di freno a mano dello scrittore ho preso in considerazione diversi dei punti di cui sopra e di seguito ne ho applicati alcuni per riuscire a trovare una nuova verve creativa.

    La prima mossa è stata quella di curare in modo più puntuale e preciso la schematizzazione dei vari passaggi del racconto, ho cominciato ad ampliare vari tratti del canovaccio in modo da avere un flusso preciso di scene e di poterlo usare per visualizzare con un minimo margine d’errore gli eventi che sarebbero occorsi. Questo, ovviamente, ha sottratto del tempo alla scrittura vera e propria ma in cambio di pochi minuti di analisi e programmazione la produttività generale (e soprattutto la qualità del prodotto) sono migliorate in modo esponenziale. E’ stata la differenza tra cercare di cucinare un piatto dovendo leggere e rileggere decine di volte ogni singolo passaggio della ricetta o sapere già con precisione cosa fosse necessario fare ed essere quindi in grado di ottimizzare i tempi.

    Di seguito a questo mi sono organizzato i tempi ed il luogo in modo più rigoroso. Ho fatto una prova in biblioteca e l’esperimento ha dato risultati eccellenti, due ore passate nella quiete dei libri e senza alcuna distrazione domestica risultano essere più produttive di un intero pomeriggio passato a casa tra gatto, cucina e twitter. Per avere un maggior spunto produttivo ho fatto in modo che l’uscita lavorativa corrisponda anche ad una possibilità di distrazione e svago, quindi il mio orario è diventato il seguente: alle 14:30 (circa) arrivo in biblioteca dove resto fino all’ora di chiusura (19:00), nel giro di pochi minuti sono in palestra per un’ora e mezza di sudore, riesco a farmi la doccia e ad uscire giusto prima che mi chiudano dentro (21:00 circa) e poi trotterello a casa per la cena. Dopo cena e dopo essermi riposato arrotondo la produzione giornaliera.

    Il semplice fatto di avere un’ordine nelle idee ed un’organizzazione più puntuale per metterle in pratica mi ha portato ad oggi ad arrivare a pareggiare il lavoro dell’intero mese di settembre, quindi ad avere un rendimento più che triplicato.

    Per quanto riguarda il resto io lavoro meglio se cerco di darmi delle scadenze e tengo sott’occhio l’andamento del lavoro (per esempio registro giornalmente il numero di pagine e di parole scritte) e cerco di alternare quello che scrivo con altro (il blog, degli appunti per altri racconti e simili) sia per evitare di potermi annoiare sia per mantenere sempre in esercizio le dita. Fin da quando ho cominciato, per evitare di cadere nel tranello di Tasso, mi sono ripromesso di non effettuare revisioni prima di aver completato il manoscritto, contemporaneamente però mi sono avvalso di alcuni revisori. A loro passo il materiale man mano che lo produco ed ottengo in cambio indicazioni e suggerimenti sia sotto forma di annotazioni sulla stampa sia come commenti diretti. Con questo sistema sono riuscito a migliorare lo stile di scrittura ed a farmi un’idea di quali siano le reazioni del lettore allo scritto, un metodo molto semplice per potersi misurare e poter ridirigere il tiro.

    Faccio anche un largo uso di aiuti, innanzitutto vocabolario e vocabolario dei sinonimi con cui ho una sorta di oscura simbiosi, poi San Google e Santa Wikipedia per potermi documentare sugli argomenti di cui so di dover trattare. Ho fatto, per esempio, uno studio sui metodi di concia delle pelli, sulla storia dell’evoluzione dell’apicultura, sull’uso e la diffusione delle erbe aromatiche e delle spezie. Insomma cerco di sapere di cosa sto parlando, anche se da profano e non certo da esperto, nel momento in cui vado a toccare uno specifico argomento.

    Mi sembra di aver detto tutto, e forse anche qualche cosa di più. Buona giornata a tutti!

  9. Non ce la faccio proprio a scrivere in posti diversi. La storia nasce e si sviluppa ovunque, mentre faccio altro (spesso mentre corro o comunque faccio esercizio fisico), ma al momento di scrivere amo stare nella mia postazione, dove tutte le idee si combinano e fluiscono dal cervello alle dita.
    Inoltre nella prima stesura spesso torno indietro e rileggo l’ultima scena, per riprendere il ritmo. Nel farlo spesso mi ritrovo a correggere cose che non vanno bene. Per non parlare del fatto che andando avanti posso decidere dei cambiamenti in alcuni aspetti della trama, rispetto all’outline iniziale, e allora devo tornare indietro per correggere o “seminare” dettagli.
    Comunque ognuno ha i suoi metodi personalizzati 😉

  10. Credo che quasi la maggioranza di questi consigli sia adatta ad alcuni tipi e meno ad altri. Io faccio propria la scadenza, che anche con me funziona molto (specie se dopo la scadenza c’è un premio!), il sonno, lo scrivere comunque, gli aiuti, lo schema (ma davvero esplicitato solo se si tratta di scrittura professionale). Invece amo i fogli bianchi, riletto e ricorreggo, comincio da dove devo cominciare, sia esso il punto brutto o bello, e scrivo sempre nello stesso posto, potendo (anche se posso scrivere ovunque, viceversa, sono abitudinaria, ma non compulsiva). I consigli sono difficili, e per me dipendono molto se la scrittura è obbligatoria o meno. Mi spiego: se devo scrivere un saggio, un articolo, un pezzo del libro, il consiglio unico che riuscirei a dare è: “scrivi e basta”,. E’ lavoro, va fatto. Potrà venire meglio o peggio, ma il resto sono scuse. Viceversa, se si scrive per diletto, piacere, passione, il mio è consiglio è simmetricamente opposto: banalmente, non scrivere. Se è una passione è una passione, se non va, si farà altro finché la voglia non torna davvero.

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  12. Wow Grazia, sei riuscita a mettere su ehm “carta” in modo organico e sensato un ragionamento talmente complesso!
    Mi rispecchio in molti dei punti che hai messo in evidenza, soprattutto quando parli della necessità avvertita da alcuni di cambiare spesso postazione di lavoro e di darsi delle scadenze. Io personalmente tendo a lavorare meglio e più efficacemente quando mi sento leggermente sotto pressione (non troppo però perchè il panico mi paralizza).
    Per quanto mi riguarda ci sono altre due cose che con me funzionano bene.
    La prima è che quando scrivo, mi piace farlo con cognizione di causa. Sono piuttosto insicura, quindi comincio a scrivere solo quando mi sento preparata e competente, in questo caso, il foglio bianco non mi spaventa perchè già mentalmente occupato da idee e concetti che devo solo tradurre in parole. La mia seconda osservazione è che durante il periodo di stesura io mi “nutro” solo dell’argomento di cui sto scrivendo. Quindi le mie letture sono tutte a tema e strettamente pertinenti all’oggetto delle mie ricerche per poi passare ad altro una volta terminato il lavoro.
    Tendo insomma a concentrarmi intensamente ma a compartimenti stagni, passando da una cosa all’altra solo dopo aver esaurito la precedente. Ogni volta che cerco di fare diversamente ad un certo punto desisto perchè mi sento sopraffatta.
    Grazie per avermi permesso di raccogliere le idee. In questo periodo ne ho davvero bisogno.
    Un caro saluto.
    MIchela

  13. Credo dipenda molto dal perché. Io non ho mai scadenze, (se non autoimposte e in quel caso sono bravissimo a prendermi per il naso), quando la scrittura bussa apro le mani e lascio che nasca, ma più spesso la ignoro non potendo disimpegnare le dita dalle carte da gioco. Spesso si vendica e mi assale in mezzo alla strada o nel sonno e, a quel punto, mi do per sconfitto, mi siedo, accendo la luce, prendo penna o tastiera e scrivo. E facciamo subito pace.

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