Storie di Adolescenti al Femminile

RACCONTATE DA SILVIA AVALLONE e VALENTINA D’URBANO

Mi piacciono i romanzi di formazione: ho già avuto modo di parlarne in un’altra occasione, con Storie di adolescenti raccontate da due autori italiani.

Torno oggi a proporre questo genere con i romanzi di esordio di due scrittrici italiane, entrambe giovanissime, entrambe talentuose.

Con il romanzo Acciaio, Silvia Avallone arrivò seconda al Premio Strega di due anni fa, con soli 4 voti di distacco (e il copione si è ripetuto anche quest’anno..) da Canale Mussolini: decisamente un esordio fulminante per un libro che ha proposto un nuovo modo di raccontare le ragazze italiane, senza filtro, senza patinature (e distorsioni alla Moccia), senza edulcoranti (come quelli usati da D’Avenia per Beatrice nel suo romanzo sempre del 2010).

Le figure di Anna e Francesca, quattordicenni nella Piombino del 2001, figlie di un proletariato operario e di sogni di ricchezza facile, sono unite da un’amicizia che le rende forti, fuse come l’acciaio che si produce alla Lucchini, l’acciaieria che con il suo altoforno AFO 4 domina la vita di tutti i personaggi. Una vita che si svolge di qua dal mare, in via Stalingrado, una muraglia di case popolari modello Unione Sovietica: di là dal mare invece c’è l’isola d’Elba, Ilva, un paradiso sognato e irraggiungibile popolato da ricche signore in vacanza.

E’ invece un luogo fuori dal mondo ma più vero del mondo stesso quello dove crescono negli anni Ottanta i gemelli, Alfredo e Beatrice. E’ la Fortezza, la parte peggiore di ogni grande città, un po’ Quarto Oggiaro, un po’ Scampia, un po’ Centocelle e la Magliaia: un luogo dove crescere non è facile. Ma se lo si fa con un amico, di quelli che ti porti dietro dall’infanzia, di quelli che ami per tuta la vita, allora non sarà sempre e solo pura sopravvivenza. Ci sarà anche la speranza, fievole forse: e la voglia di migliorare.

Al Salone del libro di Torino, durante l’incontro in cui sono stati presentati i semifinalisti di Io Scrittore, è stato rivelato che Il rumore dei tuoi passi di Valentina D’Urbano è nato proprio grazie al torneo letterario del Gruppo editoriale Mauro Spagnol, un grande successo per il torneo letterario e per la sua specialissima formula.

Parlando della stesura del romanzo, in una recente intervista l’autrice ha detto di avere avuto la grande fortuna di lavorare con un editor molto bravo, che è riuscito a tirare fuori la vera essenza di quello che era Il rumore dei tuoi passi. Alla prima chiacchierata avuta, mi fece notare i punti di forza e i punti deboli del romanzo e, sorpresa: alcuni degli appunti che mi faceva erano già stati espressi precedentemente dai lettori che avevano giudicato il romanzo in fase di selezione.

A riprova che il confronto, quando si scrive, è sempre importante.

Perchè ho accostato questi due romanzi? Come ho scritto in apertura, le due storie sono scritte da due ragazze, entrambe al loro romanzo di esordio, entrambe brave: e i due romanzi hanno come protagoniste adolescenti, ragazzine che ci permettono di vedere con occhi femminili questa età di passaggio.

Non solo: entrambi i romanzi sono ambientati in epoche precedenti alla nostra, diverse eppur caratterizzate da episodi di terrorismo, in un contesto sociale basso, in aree urbane degradate che svolgono il ruolo di comprimario con le protagoniste.

Non solo: entrambe le storie hanno come asse portante amicizie fortissime che guidano la vita delle protagoniste. Le quali, nonostante eventi infausti, riescono comunque a trovare una forma di lieto fine: questa positività a tutti i costi, insieme ad alcune forzature ambientali e a una tendenza a tratteggiare i personaggi in modo eccessivo, quasi caricaturale, pesano purtroppo sul piacere della lettura.

Difetti da esordiente che si perdonano volentieri.

Con questo post partecipo all’iniziativa il Venerdì del libro, che vi invito a conoscere.

19 pensieri su “Storie di Adolescenti al Femminile

  1. Ho letto Acciaio l’anno scorso, mi piace molto il modo di scrivere dell’autrice, anche se in qyalche passaggio traspare ‘l’esercizio di scrittura’.
    Seguiró il tuo consiglio per il secondo libro!

    • Mia cara, benvenuta!
      Il secondo forse è stato sottoposto a un editing più spinto, certi passaggi però sono forzati.
      Comunque in alcune parti di entrambi i romanzi si sente un po’ “l’eserciziario” da scuola di scrittura, nella costruzione dei personaggi e delle ambientazioni in particolar modo.
      Ma sono godibili e lasciano trasparire il talento acerbo delle due autrici: da seguire.
      Buon week end
      Grazia

  2. Ciao Grazia,
    dei due libri conosco per averlo letto solamente il primo. L’ho letto appena uscito trovandolo scorrevole, agile e ben scritto considerata la giovane età dell’autrice. Sicuramente come dici tu, saranno da tenere d’occhio le successive evoluzioni. Il secondo non lo conosco, ma approfondirò.
    A presto,
    Michela

    • …a proposito di alternare le letture più impegnative a quelle meno onerose, Il rumore dei tuoi passi forse cade a fagiolo: non è certo da annoverare tra le letture leggere, ma è un romanzo che si fa leggere facilmente e che è piacevole anche sotto l’ombrellone. Se avrai voglia di affrontarla mi farà davvero piacere riparlarne.
      G.

  3. Sicuramente interessanti. Per ora passo, presa da altro, ma tengo d’occhio con interesse le esordienti. Ciao!!!

    ps: presto racconterò dove portano le coincidenze… incredibile! 🙂

  4. Conosco di nome Acciaio, l’altro titolo invece mi è nuovo.
    Credo che leggerò questi libri prima o poi, hanno qualcosa che mi ispira, proprio per il fatto che raccontano storie di adolescenti al femminile, difficili, ma con un filo di speranza, con valori forti come l’amicizia….insomma, mi piace questa tua “doppia” segnalazione, brava!
    Un salutone e buon fine settimana!

  5. Non conosco il secondo, il primo lo sfogliai due anni fa, diciamo una lettura veloce perché volevo capire se usarlo poi in classe. Lo confesso: non mi convinse del tutto. Molto Virzì, poca sostanza di scrittura e prezzo alto, troppo,per i miei gusti (ma questo è un problema italiano più ampio). Però ammetto la cursorietà del tutto. E la mia sostanziale prevenzione per la narrativa italiana contemporanea.

  6. Sei stata troppo soft ;D!
    Li ho letti entrambi: il primo si sofferma troppo sull’aspetto voyeristico “a tutti i costi”: ho faticato a finirlo!
    Il secondo, lasciamo stare: scontato, banale, “già sentito”. Ammirevole l’operazione mediatica del gruppo Gems. Autrice giovane, esordiente e carina, ma niente di più!
    Forse sono stata troppo dura, ma troppo stesso “esordiente” e “vendite” vanno a manina da un punto di vista commerciale. La “letteratura” però è altro.
    Scusami :D!
    Buon we!

    • Ciao Simonetta, non credo davvero che ci sai nulla da scusare, anzi sono davvero contenta di poter parlare con altri lettori. Questo post, come tutto il blog del resto, ha i commenti aperti proprio per favorire il confronto, anzi, per cercarlo: credo si sia oramai capito che mi piace poter parlare con altri lettori attenti, proprio come te, per capire i diversi punti di vista su un testo o uno stile di scrittura.

      Ad esempio, a differenza tua, ho tremendamente apprezzato lo stile voyeuristico di Acciaio: è una componente necessaria a mio parere alla storia, al tipo di amicizia che unisce Anna e Francesca e ai rapporti famigliari che le due si tirano dietro. La Avallone non scrive certo come Ammaniti, che in Fango e in Ti prendo e ti porto via non risparmia certo elementi voyeuristici, ma il suo stile è davvero acerbo e potrebbe avere una interessante evoluzione.

      Il rumore dei tuoi passi nasce dal torneo Io Scrittore, è di certo frutto di un’operazione molto più artificiosa se vogliamo: si sentono in diversi punti altre mani, ma il libro resta una interessante opera d’esordio, così come il torneo resta, sempre ovviamente a mio parere, una iniziativa da tenere d’occhio.

      Come dici forse sono troppo soft nei miei giudizi di lettrice, ma non sono un critico letterario, piuttosto ho un animo da mecenate che ogni tanto prende il sopravvento!

      Penso che queste due autrici abbiano altro da raccontarci: d’altronde nel panorama editoriale italiano è difficile, arduo direi, trovare un libro compiuto. Questi non li sono, è vero, in entrambi il lieto fine a tutti i costi è forzato e dal mio punto di vista significa che dovevano restare in lavorazione ancora per un po’. Ma restano libri godibili, che mi sento di consigliare.

  7. Pingback: Homemademamma » Venerdi’ del libro: “Indovina dov’è?”

  8. Ciao Grazia, dei due libri conosco solo Acciaio ma mi hai incuriosita sull’altro quindi credo che lo leggerò. Ho recensito il libro della Avallone tempo fa sul blog e mi sono imbattuta in recensioni molto meno positive della mia. Io, lo dico sinceramente, ho apprezzato tanto questa storia, mi sono affezionata ai personaggi e più di tutto ho trovato la sua fine una conclusione vera, per quanto dura. Le due protagoniste tornano insieme, ma a quale prezzo? La Avallone ha il grande merito di raccontare l’amicizia adolescenziale nel degrado di un quartiere popolare in Italia,chi altro si era avventurato in uno scenario così duro? L’unico neo secondo me sarebbe proprio questo: è un libro sui ragazzi che non consiglierei ai ragazzi. Troppo cupo, troppo crudo, troppi sentimenti negativi e poca speranza. Che ne pensi?

    • Ciao Giulia,
      ricordo la tua recensione molto bene: e ricordo anche che eri quasi stupita di avere trovato bello un libro che sembrava, a priori, solo frutto di un’azione di marketing ben congeniata.

      In realtà il libro si fa leggere e coinvolge: non sempre ci si affeziona ai personaggi e alle loro vicessitudini, già solo il fatto che questa opera porti a questo significa che ha raggiunto il lettore.

      Come tu scrivi, alla Avallone va dato il merito di avere parlato di una gioventù operaia discostandosi dalla gioventù patinata alla Moccia che aveva caratterizzato in parte il panorama letterario (e cinematografico) degli anni precedenti. Le scelte di ambientazione, di tempo e spazio, sono perfette per la storia che racconta: trovo personalmente un po’ debole la parte finale, come ho detto doveva forse restare in gestazione un tempo piiù lungo: non ho trovato realistica e sufficientemente incisiva la scena descrittiva dell’incidente all’acciaieria, ad esempio.
      Per quanto riguarda i giovani lettori, devo rifletterci ancora un po’: è vero, sentimetni negativi, crudezza e poca speranza forse non sono tipici di una letteratura edificante, ma io a quandici/diciassette anni avrei volentieri letto questa storia. Anche solo per capire che certe sensazioni, certi desideri, non appartenevano a me sola.

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