LIBRI PER (PROVARE A) CAMBIARE IL MONDO
Per il quarto appuntamento con Summer Time ho scelto quattro saggi, quattro libri che vogliono provare a cambiare il mondo.
Il tempo dell’estate è per lo più un tempo leggero, semplice, ozioso: per molti questo è l’unico momento dell’anno in cui si ha tempo per pensare ad altro, in cui si è predisposti ad affrontare nuovi temi, a confrontarsi con pensieri nuovi.
Vi presento questi quattro libri esattamente nell’ordine in cui li ho letti io: sono consigli di lettura per acquisire informazioni, farsi domande, darsi risposte e decidere, in base a queste, se rielaborare o meno le proprie opinioni. Del resto, le opinioni sono il primo passo per cambiare il mondo.
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NO LOGO di Naomi Klein
Della selezione che propongo oggi sicuramente questo è il titolo più noto, quello che ha incontrato, dalla sua pubblicazione avvenuta nel 2000, una ottima distribuzione e ha fatto molto parlare di sé. In questo saggio la giornalista canadese Naomi Klein inizia commentando il fenomeno del branding per arrivare a parlare di come funziona il mondo, di come le scelte di poche aziende abbiano condizionato i comportamenti di acquisto di metà mondo e le condizioni di vita dell’altra metà. Come scrive l’autrice stessa nella premessa della nuova edizione, il saggio nasce dalla presa di coscienza di come tendenze apparentemente distinte siano unite da un’idea: che le aziende debbano sfornare marchi, non prodotti (…) mi piaceva studiare i marchi come Nike o Starbucks perché in un attimo ti ritrovavi a parlare di tutto tranne che di marketing: la deregolamentazione della produzione globale, l’agricoltura industriale, i prezzi delle materie prime. E da qui arrivavi al legame tra politica e denaro, che si era cementato in regole da far west grazie a una serie di accordi di libero scambio e al sostegno della Wto, al punto che attenersi a quelle regole è diventato il requisito indispensabile per ricevere i prestiti dal Fondo monetario internazionale. In poche parole, finivi per parlare di come funziona il mondo. Un saggio che, a mio parere, anche a distanza di dodici anni dalla uscita è doveroso leggere. Non credete: sono una amante della moda, intesa come qualcosa di esteticamente godibile e qualitativamente apprezzabile, ma questo non mi impedisce di conoscere l’origine di ciò che posso o meno desiderare di acquistare, le strategie di certi marchi, cosa c’è dietro. Del resto, nella lettura di No Logo è difficile che proprio nessuno si riconosca in certi comportamenti di acquisto e di consumo. Ad esempio, questo passaggio, tratto dalla prima parte del saggio, descrive alquanto bene la situazione in cui, a metà anni Ottanta, la società si trovava mentre io entravo nella mia adolescenza: Fino ai primi anni Settanta, le marche sugli abiti erano generalmente nascoste alla vista, discretamente posizionate all’interno del colletto. Nella prima metà del secolo erano apparsi piccoli simboli al’esterno delle camicie, ma era un abbigliamento sportivo, riservato ai corsi di golf e ai campi da tennis dei ricchi. Alla fine degli anni Settanta, la tenuta da circolo sportivo degli anni Cinquanta divenne stile di massa per i nuovi tradizionalisti e i loro figli studenti delle scuole private. Il giocatore di polo della Ralph Lauren e l’alligatore della Lacoste scapparono dai campi da golf e se ne andarono in giro per le strade, bene in evidenza sulle camicie. Questi logo avevano (e hanno, ndr) la stessa funzione sociale del cartellino del prezzo lasciato attaccato al vestito: tutti sapevano esattamente quale sovrapprezzo per il nome era disposto a pagare chi indossava quel capo. A metà degli anni ottanta da affettazione ostentata il logo divenne gradualmente un accessorio di moda.
SUL LIBRO
TITOLO NO LOGO
AUTORE NAOMI KLEIN
CASA EDITRICE RIZZOLI
COLLANA BUR 24/7
DATI 2010 (nuova edizione), 546 PAGINE, brossura
PREZZO € 10,90
- Breve trattato sulla decrescita serena di Serge Latouche
Questo saggio, che appare nella foto che illustra il post, è il mio preferito della selezione odierna: attualmente lo sta leggendo mio marito che si è prestato da modello per la foto (grazie!). Latouche è un economista e filosofo francese noto per avere teorizzato la decrescita felice, unica soluzione applicabile, a suo parere, per aiutare l’umanità a liberarsi definitivamente della visione economicista applicata a ogni cosa. Perché decrescita? Se nel concetto di sviluppo è insita una visione del mondo in chiave economica, l’unica soluzione applicabile è la decrescita. Anche il concetto di sviluppo sostenibile è da considerare negativo, in quanto racchiude il tentativo estremo di far sopravvivere una costante crescita economica, lanciando il messaggio che da essa dipenda il benessere dei popoli. Ma cosa significa decrescita? Decrescita non significa per forza sacrificio e rinuncia, ma piuttosto favorire uno stile di vita incentrato sulla sobrietà, sul senso del limite e su quelle che Latouche considera la base di tutto, le 8R, la cui continua applicazione consente di fare fronte ai problemi ambientali e sociali del nostro tempo, conseguenza proprio di una crescita irresponsabile. Nelle centotrenta pagine del Breve trattato sulla decrescita serena Latouche sintetizza il pensiero della decrescita, affrancandolo dallo status di filosofia pura e dandogli concretezza. Tale sintesi passa attraverso otto cambiamenti interdipendenti che si rafforzano reciprocamente, costituiti da otto R: rivalutare, riconcettualizzare, ristrutturare, ridistribuire, rilocalizzare, ridurre, riutilizzare, riciclare. Suggerimenti concreti, da applicare nella vita quotidiana di tutti noi.
SUL LIBRO
TITOLO BREVE TRATTATO DELLA DECRESCITA SERENA
AUTORE SERGE LATOUCHE
CASA EDITRICE BOLLATI BORINGHIERI
COLLANA TEMI
DATI 2008, 135 PAGINE, brossura
PREZZO € 10
- Assalto all’infanzia di Joel Bakan
Con il sottotitolo Come le corporation stanno trasformando i nostri figli in consumatori sfrenati, questo saggio sembra voler fare un po’ paura ai genitori e agli educatori, quasi a voler dire: ora vi metto addosso un po’ di fifa così voi poi innalzate le vostre barriere di protezione. In realtà, a lettura finita, si resta con il pensiero che le barriere di protezione vadano innalzate attorno a tutto il nucleo famigliare, genitori e nonni compresi, nonché ai vari personaggi adulti che girano attorno ad infanzia ed adolescenza, target preferenziali di molte aziende che puntano sui sensi di colpa e di inadeguatezza di molti adulti per tempestarli di proposte di acquisto. In Assalto all’infanzia Joel Bakan, professore di diritto alla University of British Columbia, racconta le strategie di mercato messe in atto per fare in modo che i giovani diventino consumatori fedeli: non azioni dirette, ma forme di attacco subdolo, di cui non si riescono a percepire i reali pericoli, per lo più indiretti e di lungo periodo. Sotto accusa l’utilizzo senza limite delle nuove tecnologie, l’annullamento della vita sociale, l’obesità infantile in aumento (complici diete a base di cibo spazzatura e pochissima attività fisica), la facilità con cui vengono somministrati ai minori antidepressivi e rimedi per l’iperattività. Bakan passa in rassegna e vari motori infernali messi a punto per muovere e soggiogare i desideri dei bambini: perché è vero, tutto, veramente tutto, gira attorno all’accensione costante del desiderio, dei nostri figli ma anche nostro e di tutti gli adulti che li circondano.
SUL LIBRO
TITOLO ASSALTO ALL’INFANZIA
AUTORE JOEL BAKAN
CASA EDITRICE FELTRINELLI
COLLANA SERIE BIANCA
DATI 2012, 269 PAGINE, brossura
PREZZO € 17
- Dopo l’Occidente di Ida Magli
Ida Magli è una antropologa italiana che quest’anno ha compiuto 87 anni: nel 1982 vinse il Premio Brancati per la letteratura con il suo libro Gesù di Nazareth, ciò nonostante sembra essere annoverata tra gli autori di cui è vietata la lettura ai numerari dell’Opus Dei, e fin dagli anni di Maastricht si è distinta per la sua posizione pubblicamente critica nei confronti dell’omologazione culturale, economica e politica delle nazioni europee. La sua bibliografia è lunghissima e tutta molto interessante: Dopo l’Occidente è la sua ultima fatica, in libreria da qualche mese. Aprirai un conto corrente. È questo l’undicesimo comandamento; non avrai altro Dio all’infuori di me… Andrai nella tua banca ogni mattina, che è la tua chiesa, e quei pochi soldini li verserai lì, così che il governo possa controllare se davvero li adoperi soltanto per mangiare. Il suo è un forte e chiaro grido di allarme contro l’attuale indirizzo politico e una denuncia di quello che per molti rappresenta un importante passo avanti dell’Italia verso l’acquisizione di una piena dimensione europea e che, secondo la Magli, costituisce invece un’ulteriore tappa verso il definitivo declino della nostra cultura, l’accettazione passiva di falsi valori che, dietro il culto della forma e dei numeri, nasconde l’incapacità di immaginare un vero futuro. L’antropologa ritiene che nessun popolo fallisca, e che una cultura sia viva finché continua a credere in se stessa e nella propria storia.
SUL LIBRO
TITOLO DOPO L’OCCIDENTE
AUTORE IDA MAGLI
CASA EDITRICE RIZZOLI
COLLANA BUR FUTURO PASSATO
DATI 2012, 240 PAGINE, brossura
PREZZO € 11
Il prossimo appuntamento con Summer Time è giovedì 19 luglio!
Ho letto No logo ed è stata una bella scoperta! Ma ora mi documento per leggere gli altri tuoi suggerimento! Grazie!
Grazie a te della visita, e buone letture estive!
Saprò cosa leggere questa estate, grazie!
Da parte mia posso consigliarti un libro che ancora devo concludere e di cui scriverò anche io sul blog: “Se niente importa – perché mangiamo gli animali” di Foer. Non è un libro leggero e soprattutto ci vuole tempo a digerire quello che c’è scritto.
Ebbene, non sei il primo a consigliarmi questa lettura: devo trovare spazio per affrontarla. Ti è piaciuta?
Ahimè devo ancora concludere il libro. Quello che posso dirti è che questa lettura ti pone una riflessione la cui conclusione può cambiare in parte la tua vita, o comunque il modo di mangiare. Lo chiamerei un libro-shock.
Tra l’altro alla fine del libro ci sono tutte le fonti a cui Foer ha attinto: non si può neanche replicare “sono tutte chiacchiere”.
Insomma, è un’ottima lettura ma altrettanto terribile: dei miei amici preferiscono rimanere nell’ignoranza e in parte ti dico, sinceramente, che fanno bene. Ma io sono tremendamente curioso e questo fa male, a volte.
Ci sono parecchie interviste su internet dove Foer parla di lui e del suo libro: il consiglio che ti do è di vedere queste conferenze e poi decidere se leggere o meno il libro.
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