Disegno. Quindi sono.

IL SIGNIFICATO DEL DISEGNO INFANTILE

Ho un grande cruccio: non ricordo la prima volta che ho visto mio figlio lasciare con una matita, molto più probabilmente con un pastello a cera, la sua prima traccia, una linea storta, il suo primo tentativo di disegno.

Ci ho pensato molto, ho provato a fare mente locale e a figurarmi la scena, purtroppo non lo ricordo: temo comunque che la prima volta, con foglio e pastello, sia stato al nido. E quindi, comunque sia, lì non potevo esserci.

Di quanto l’asilo nido sia stato importante per la nostra famiglia ne ho già parlato, davvero è stata per noi la scelta migliore: certo è che molte prime volte me le sono perse. Come questa del disegno.

Credo che gli spazi della mia casa e del mio ufficio assomiglino agli spazi di tanti altri genitori: sono decorati con pezzi unici, talvolta realizzati su supporti decisamente alternativi, tutte opere pittoriche che Pietro mi regala con orgoglio. Un modo molto semplice per personalizzare le ante dell’armadio, la porta del frigorifero, ma anche le piastrelle del bagno e la bacheca dietro alla mia scrivania.

Il disegno, come la parola, è una delle prime forme di comunicazione dei bambini ed è per questo che sono così dispiaciuta di essermi persa il momento zero.

Come scrive la psicologa Virginia Finzi Ghisi, il bambino piccolo, dai tredici ai venti mesi, quando inizia a disegnare per la prima volta si dispera perché non riesce a riprendere la linea  che ha appena tracciato. La sua linea rimane inesorabilmente aderente alla superficie, inutili sono i suoi tentativi di riprenderla. Solo quando rinuncerà a questo vano tentativo riconoscerà la superficie limitata del foglio, superficie che può trattenere le sue linee solo se nel bambino si è costituita una struttura interna.

Con i suoni, i tentativi di parola, il bambino cerca di comunicare con le persone attorno a sé: con la traccia lasciata sul foglio, i tentativi di disegno, instaura una specie di dialogo con se stesso. Inizialmente il bambino si limita a eseguire scarabocchi che non hanno ancora nessun significato particolare: e l’atto di scarabocchiare è solamente un movimento cinetico, che provoca piacere visivo e motorio. Si può parlare di intenzionalità rappresentativa soltanto dai tre anni, anche se il significato dei disegni diventa comprensibile agli adulti solo dai quattro anni.

I disegni di Pietro mi devono essere ancora spiegati dall’autore: si tratta per lo più di riproduzioni naturalistiche, il prato, i fiori, i legnetti, gli alberi, le foglie, le galline, le uova, le anatre, l’acqua (rappresentata sottoforma di tanti puntini azzurri e blu). Ancora pochi i tentativi di riprodurre la nostra famiglia (solitamente siamo tre righe storte, in pratica tre legnetti più lunghi).

La curiosità di capirne di più mi ha spinta a consultare nel fine settimana un piccolo saggio dal titolo Il significato del disegno infantile di Anna Oliverio Ferraris, psicologa e psicoterapeuta che si occupa di infanzia, adolescenza e famiglia in genere, autrice di diversi saggi scientifici e divulgativi.

In questa nuova edizione del saggio, Anna Oliverio Ferraris spiega come il disegno e la pittura possono rappresentare per i bambini una forma espressiva della loro vita emotiva e della loro personalità, rivestendo quindi le potenzialità di uno strumento per lo sviluppo della creatività e della maturazione. Nel disegno, come nel gioco, la ripetizione di alcuni schematismi permette al bambino di assimilare una nuova esperienza e di farla propria. Di conseguenza, per un insegnate e un genitore diventa importante sapere leggere e comprendere le opere artistiche di bambini e ragazzi, utilizzandole quali strumenti per la comprensione delle relazioni che si creano o che mancano tra adulto e bambino.

Il saggio è molto interessante e presenta anche molti esempi di analisi di disegni di bambini normali o con ritardo mentale o problemi di adattamento sociale e ambientale, con una guida al significato dei segni grafici e dei colori utilizzati per capire, attraverso di essi, i rapporti con la famiglia, gli amici, gli educatori.

La mia lettura del libro non è ancora terminata: tornerò a parlarne più avanti, provando ad applicare la tecnica di lettura ai disegni di mio figlio. Magari nel frattempo si saranno aggiunti nuovi soggetti, ché di fiori e legnetti oramai ho decorato tutto il decorabile…

(la foto che apre l’articolo è gentilmente offerta
da Anna, 4 anni e una passione per i colori)

8 pensieri su “Disegno. Quindi sono.

      • Faceva donne e uomini con braccia lunghissime e avevo letto che non era segno di “equilibrio mentale”, disegnava gli alberi non come indicato nel libro….insomma ho chiuso quel libro perchè era un’angoscia! Per fortuna nulla era vero, la bipede ha fatto la 1 scientifico ed è bravissima ed equilibrata…come una adolescente ovviamente!!!

  1. Gentile Grazia, ho letto ora il Suo articolo sul disegno infantile. Mi sembra dalle Sue parole che Lei non conosca Arno Stern e i suoi studi. Stern ha fatto scoperte straordinarie sul disegno dei bambini, o per meglio dire sulla Traccia Naturale. Le suggerisco con entusiasmo di approfondire perché sono certa che saranno molto interessanti per Lei. Se vuole approfondire può vedere il mio sito (www.atelierdellatraccia.it) o quello ufficiale di Stern (www.arnostern.com) o leggere i libri che Stern ha scritto, l’ultimo è “Il gioco del dipingere”. Se avrà piacere di capire meglio, mi contatti pure, sarò felice di parlargliene. Le auguro buona giornata. Maria Pia Sala

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