Donne con una Seppia in Testa

LA GIORNATA MONDIALE DELL’INFANZIA

 

Novembre è un mese speciale, oggi è una giornata speciale, da dedicare ai bambini.

Perché novembre è il mese della rassegna Liberi di non picchiare (e ringrazio Michela per avermelo ricordato) e perché 23 anni fa, il 20 novembre 1989, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvava il primo documento giuridicamente vincolante per affermare i diritti naturali di tutti i bambini.

I bambini da allora sono soggetti di diritti propri, banali per gli adulti, da conquistare e confermare per i piccoli: diritto al nome, alla sopravvivenza, alla salute, all’istruzione, alla riservatezza, alla libera espressione, alla scelta religiosa, al gioco, al sorriso.

L’iniziativa Liberi di non picchiare è promossa da un sito (con forum annesso) che seguo da qualche anno e che mi ha molto aiutata nel mio percorso di diventare mamma.

Si tratta di Non toglietemi il sorriso, uno spazio di ascolto e di crescita per chi, più o meno consapevolmente, sente come imperativi la non violenza e il rispetto nei rapporti umani: c’è tanto da imparare dai bambini, l’impegno a capirli e rispettarli può offrire ad ogni genitore straordinarie prospettive di crescita individuale e di progresso effettivo per la società, aiutando a costruire nel tempo un mondo che esaudisca desideri di giustizia e pace.

Poiché sono tutto tranne che una mamma perfetta, avere un confronto sempre aperto con altri genitori ed educatori su come affrontare le emozioni che ogni tanto mi travolgono quando cerco di capire mio figlio diventa fondamentale per riflettere sul tipo di madre che voglio essere.

Ho un cuore tempestoso, sono una mamma che urla: lo dico spesso di me stessa, l’ho anche scritto per ricordarmene e per ricordarmi che non è questa la mamma che voglio essere.

A volte mi sento come Olive Kitteridge, personaggio di Elizabeth Struot, quella con una seppia dentro la testa. Nel giorno del matrimonio del suo unico figlio, mentre tutti festeggiano, lei si ritira nella stanza matrimoniale dei neo sposi, si stende sul letto e riflette: In me c’è qualcosa che a volte si gonfia come la testa di una seppia e spara un liquido nero dentro di me. Non ho mai voluto essere così, ma lo giuro, ho amato mio figlio.

Nei suoi ricordi, gli anni dell’infanzia del figlio sono corsi velocemente, mentre lei lo accudiva con amore e riusciva nel contempo a dedicarsi alla sua vita, alle sue classi, al marito, ad alcuni sogni. Scoprire che per il figlio i ricordi d’infanzia sono tristi e molte volte segnati da umiliazione e dolore, la sconvolge.

Quante persone non sono in grado di capire che ogni minima azione ha un risvolto sull’identità futura dei propri figli?

E io, donna con la seppia in testa, conto a volte anche fino a venti se non a trenta: fare la mamma non è un mestiere facile.

 (Photo credits: sxc.hu)

6 pensieri su “Donne con una Seppia in Testa

  1. Cara Grazia, il tuo contributo è significativo ed importante, l’immagine che hai scelto ha lasciato un segno intenso credimi. Ho un sacco di tuoi post in arretrato da commentare, alcuni dei quali ho trovato particolarmente utili per me, perchè hanno innescato riflessioni a catena, ma come spesso accade, passo, leggo e mi riservo di commentare in un secondo momento, quando avrò il tempo per dedicare alle riflessioni necessarie il tempo che meritano, e così passano i giorni, a volte le settimane.
    A presto,
    Michela

  2. La mia paura più grande…che la mia bimba possa avere un futuro emotivo compromesso dai miei errori…non conoscevo il libro di cui parli…è nella mia wish list da adesso!
    p.s. anche se non commento spesso ti leggo con grande interesse…le tue parole mi emozionano nel profondo e la maggior parte delle volte mi restano in testa per ore…questo per complimentarmi del “tuo modo” di mettere nero su bianco le tue emozioni più profonde.

  3. Ecco qua una bella definizione: una donna con la seppia in testa. Mannaggia, anchio talvolta urlo e per i miei figli è un grande spavento perchè non succede spesso. Quando urlo è perchè intorno la situazione è troppo pressante, diciamo che è terapeutico ?
    Io ho anche spiegato loro che la mamma non è perfetta – ahimè – che si stanca, che alle volte ha la febbre anche lei oppure è solo triste e quindi BUM, si arrabbia. Ho l’impressione i miei bambini capiscano e allora ci abbracciamo come per “fare pace”.
    Con questo io non mi rappacifico con me stessa perchè non vorrei mai provare rabbia ma sono un essere umano e come tale ho qualche limite……; )

    alessandra

  4. Cerco di non urlare. Cerco di contare. Certe volte mi chiedo quali sono le cose giuste da fare. Spesso quando mi arrabbio e vorrei urlare, cerco di fermarmi e di spiegare sempre comunque le cose a Miranda, anche se è ancora piccola, perchè credo e spero che possa servire ad instaurare con lei un rapporto fatto di ascolto e dialogo. Non sempre riesco bene in questo. Certe volte mi sale la rabbia e sento un’energia che mi pervade il corpo e avrebbe bisogno di sfogarsi e siccome, appunto, non voglio picchiare, allora cerco di abbracciarla forte forte, di sollevarla di colpo e di fare con lei le giravolte, facendola andare su e giù, ma ridendo o canticchiando, per distrarla dal suo capriccio e per distrarre me dalla mia rabbia e sfogare l’energia fisica. E devo dire che spesso funziona. Com’è difficile essere genitori. In quei momenti sei solo tu, con te stesso ed i tuoi sentimenti, e nessuno può aiutarti a scegliere come agire. Tante volte vorrei davvero avere un oracolo da consultare…

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