Zigulì in Sei Viaggi

QUANDO LA DIVERSITA’ ENTRA IN FAMIGLIA (ANCORA)

 

Zigulì. La mia vita dolceamara con un figlio disabile mi ha tenuto compagnia negli ultimi tre giorni: due ore scarse suddivise in sei tempi (quelli di sei viaggi in metropolitana) per leggere un totale di 186 pagine, dediche, ringraziamenti e risvolti compresi.

Ma sei viaggi e centottantasei pagine non sono di certo bastati per farmi capire come si sente Massimiliano Verga, il suo autore, padre di Moreno, proprietario della Zigulì del titolo.

Il cervello di Moreno è grande come una Zigulì. Quando ero bambino, mi piacevano molto quelle caramelle. Si diceva che fossero caramelle «sane». Ancora oggi le vendono in farmacia e nei supermercati, perché si vede che le mamme continuano a essere contente di fare del bene ai loro figli.

Il cervello di Moreno mi piace un po’ meno. A volte penso che sarebbe bello poterlo mangiare, proprio come una caramella. Ma se potessi farlo, non vorrei sentirne il gusto. Lo manderei giù come una pastiglia per il mal di testa, con un po’ d’acqua. Così sparirebbe del tutto e non ci penserei più. Ecco perché parlerò poco di Jacopo e Cosimo, i fratelli di Moreno. Soltanto lui ha una Zigulì nella testa. Gli altri due hanno un cervello più grande, anche se fanno di tutto per non farlo notare.

Il succo di quanto dirò è che sono, forse, un buon padre nelle intenzioni, ma non ancora per i miei bambini. Certamente non sono un buon papà per Moreno, anche se in giro c’è di peggio.

Se Moreno potesse leggere o capire quello che ho scritto, avrebbe tutto il diritto di incazzarsi con me. Ma, per mia fortuna, non può leggere, perché è cieco. E neppure capire, perché la Zigulì che ha sotto i capelli gli consente di riconoscere soltanto le tre parole che servono per sopravvivere: pappa, acqua, nanna. Meglio se ripetute più volte.

Insomma, uno dei vantaggi di avere un figlio handicappato è che puoi permetterti di essere un idiota e di trattarlo anche male. E io mi concedo spesso questo vizio.

Questo è l’incipit di Zigulì che raccoglie, in ordine sparso, i pensieri (o epitaffi, come l’autore li chiama) di Massimiliano che di figli ne ha tre, Jacopo e Cosimo, bimbi normali, e Moreno, bimbo handicappato: la storia di un quotidiano difficile, faticoso, rabbioso, raccontato con poche reticenze e con parole che di solito non si dicono.

Massimiliano, sociologo milanese docente all’Università Statale Bicocca, non usa mezzi termini: descrive nei particolari le situazioni in cui si trova ogni giorno con un bambino di otto anni che ha una Zigulì al posto del cervello, dalle difficoltà domestiche a quelle create da una grande città, indifferente e molte volte imbarazzata.

Ma soprattutto descrive i suoi sentimenti di padre eternamente incazzato, che si salva dalla rabbia e dalla disperazione con l’ironia, la musica e l’Inter.

Quando a inizio anno questo libro ha cominciato a popolare gli spazi delle librerie e delle biblioteche ho ascoltato e letto diversi commenti stupiti, direi quasi scandalizzati dai toni forti usati per descrivere gli handicap di Moreno (che non si parli di disabilità, di diversità o utilizzando definizioni edulcorate che Massimiliano non le sopporta: e io con lui).

Ho quindi aperto questo libro in ognuno dei miei sei viaggi metropolitani aspettandomi di tutto: e alla fine ho sorriso quando Massimiliano voleva farmi sorridere e mi sono incazzata (per usare un termine particolarmente caro all’autore) ogni volta che Massimiliano ha voluto passarmi la sua rabbia, quella gridata comunque forte e chiara, accompagnata dal senso di impotenza e dal dolore, elementi sotterranei a tutti gli episodi narrati.

La verità è che la narrazione di Massimiliano non solo ci inchioda alla nostra fortuna di persone sane, ma ci trasmette soprattutto l’amore puro e incondizionato di un padre: un sentimento, quello dell’amore, che si ritrova un po’ dappertutto, ma soprattutto in due bellissimi epitaffi, Quella finestra e A Jacopo e Cosimo.

Lì, per nulla nascosta tra le righe, c’è la sintesi dei sentimenti di un padre. Vale la pena arrivarci, a tale sintesi.

Con questo post partecipo all’iniziativa il Venerdì del libro, che vi invito a conoscere.

E un altro invito lo trovate in questo articolo, il centesimo di questo mio spazio: vi aspetto!

28 pensieri su “Zigulì in Sei Viaggi

  1. Affrontare questa tematica in questo modo così schietto non è da tutti, ma credo che chi ci è passato si possa riconoscere nell’atteggiamento dell’autore, lo vedo con una mia amica che tutti i giorni ha a che fare con il figlio segnato dall’autismo…

    • E’ vero, Palmy: all’uscita del libro avevo letto diverse interviste/interventi in merito e quelli che hanno più apprezzato Massimiliano Verga sono altri genitori in situazioni simili oppure i responsabili e gli operatori di associazioni e strutture che operano nell’assistenza.

  2. Ciao Grazia, non ho letto questo libro, che però leggerò a breve, ma lo conosco grazie ad un’amica che me ne ha parlato, ed alla quale girerò la tua recensione.
    Caso vuole che in occasione di questo venerdì del libro, cui non sono intervenuta perchè ammalata, volessi parlare di un libro somigliante a Zigulì, di cui avrai sentito parlare. Si tratta di “se ti abbraccio non avere paura” anch’esso scritto da un padre, genitore di un figlio autistico.
    Lo farò la prossima settimana.
    Grazie per la tua recensione,
    Michela

    • Ciao Michela,
      conosco la storia di Andrea e Franco narrata nel libro di cui ci parlerai a breve (sono davvero curiosa di leggerti!) in quanto mi è capitato di vedere un servizio dedicato a loro nella trasmissione televisiva Le Iene: un bellissimo servizio, come quelli che nonostante tutto in poche e rare occasioni la televisione sa creare.

      Dopo la lettura di Zigulì mi permetto di dire che credo siano situazioni alquanto diverse: Andrea, un ragazzo adolescente autistico, è sì chiuso in un suo mondo ma con il padre ha riuscito ad aprire un canale di comunicazione speciale e preziosa (Andrea scrive al computer le sue emozioni, le esperienze come le vive lui) che consente al padre di conoscere in un qualche modo i sentimenti e le emozioni del figlio, arrivando a condividerli insieme, nonostante tutto.

      Quello che di Zigulì fa male, ma tanto, è la distanza che comunque esiste tra Moreno e il resto del mondo, padre e famigliari compresi: una distanza che non sono ancora riusciri a colmare in alcun modoe che non consente forme di comunicazione di alcun tipo, se non per le esigenze di base, di sopravvivenza. Con la conseguenza di una disumanizzazione (scusa la parola, è forte, ma non ne trovo altre) di ogni attività,di ogni tentativo.

      Sai che mi viene in mente, ora, mentre sto scrivendo? Perchè non leggi anche Zigulì e non li recensisci insieme? Potrebbe essere interessante capire se questi miei pensieri possano o meno essere condivisi…

      • Si Grazia, probabilmente la sola (od una delle poche) cosa che questi due libri hanno in comune, è la disabilità vista da un padre, prospettiva inconsueta, o quantomeno, non così frequentemente esplorata rispetto a quella materna. Zigulì lo leggerò, e magari lo recensirò pure, ma insieme, non sose ce la farò. Sarebbe interessante, ma non so se avrò il tempo materiale per farlo entro questo venerdì, a meno che non mi decida a posticiparlo di almeno un’altra settimana, cosa che non escludo di fare. Grazie, a presto,
        Michela

        • A questo punto non posso che aspettare di leggerti: i VdL sono appuntamenti davvero preziosi, ed è anche grazie a te che li ho scoperti, ti sono debitrice!

          Una piccola riflessione invece sulla prima parte del tuo commento. Avere il punto di vista dei padri, in ogni ambito, arricchisce: o meglio, lo fa se mantiene uno sguardo maschile che porta a differenziarsi rispetto alla prospettiva materna. Quando la replicano o la scimiottano, personalmente non apprezzo tanto: sarà che, come ogni madre, ritengo di dover difendere in qualche modo il mio ruolo.

  3. Questo libro è già nella lista dei prossimi libri da comprare. La disabilità è un tema a me caro, come quello del rapporto figlio disabile/padre. Grazie per questa chicca 😀

  4. Pingback: Homemademamma » Venerdi’ del libro: “Numeri” tutti da giocare

  5. Questa recensione è decisamente scritta bene, tant’è che l’ho letta tutta… e mi hai persuasa, lo leggerò, e… mi verrebbero tante cose da dire, e ne dirò solo una, la scrittura, di un libro come di un blog, è per tanti genitori, tra cui la sottoscritta, una modalità per reagire… non aggiungo altro per ora, grazie di questo suggerimento

  6. Leggendo l’intro mi sono venuti i brividi… non so se sarei capace di leggere un libro così, ora, temo piangerei troppo spesso, ma me lo segno, non si sa mai!
    Grazie per partecipare al mio Blogcandy e per l’invito alla tua bellissima iniziativa! 🙂
    Nel frattempo ho preso Un libro di Tullet … bellissimo e divertentissimo!
    baci

  7. Tematica molto delicata. E’ bello trovare un libro capace di emozionare così come racconti tu in questo caso. Se l’autore riesce a trasmetterti emozioni in modo così efficace è davvero un buon libro. Lo cercherò, nella consapevolezza che non si tratterà di una lettura da prendere alla leggera.

  8. Hai perfettamente espresso Grazia, quel che io sottintendevo. Ho conosciuto anch’io come te Franco ed Andrea Antonello grazie alla trasmissione Le Iene, rivedendoli successivamente alle Invasioni Barbariche, e l’amore di questo padre mi aveva profondamente colpita. Quanto al Venerdì del Libro, non mi sei debitrice di nulla.
    Ami i libri, sai scrivere piuttosto bene, ed il tuo sguardo è sempre molto acuto ed intelligente, mi è sembrato logico proportelo, certa che il tuo contributo avrebbe potuto apportare un nuovo ed interessante contributo ad un’iniziativa di per sè molto interessante.
    Ciao!

  9. Che pugno nello stomaco, non so se lo leggerò, non credo nell’immediato futuro. Me le tue osservazioni sulla disabilità fanno riflettere su come ci si rapporta con la disabilità grave.

    • Come ho scritto anche nell’articolo, non sono sicura che si possa capire fino in fondo quanto prova il genitore di figlio disabile: ho come l’impressione che sia sempre peggio di quanto riusciamo ad intuire.
      Buona giornata
      Grazia

  10. ciao Grazia, un libro molto forte direi.
    Ho appena ordinato “Se ti abbraccio non avere paura” e per un po’ con gli ordini di libri mi fermo perchè ho una fila di “libri in attesa” troppo lunga, però mi incuriosisce molto. Grazie della segnalazione. Ciao!

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