Qualcosa di Scritto

PENSIERI ATTORNO A PETROLIO DI PIER PAOLO PASOLINI

Mi sono caduti per caso gli occhi sulla parola Petrolio in un articoletto credo dell’Unità, e solo per aver pensato la parola Petrolio come il titolo di un libro mi ha spinto poi a pensare alla trama di tale libro.

In nemmeno un’ora questa traccia era pensata e scritta.

Pier Paolo Pasolini

I primi dieci giorni di agosto li ho trascorsi con Pasolini grazie al libro di Emanuele Trevi, quel Qualcosa di scritto che quest’anno ha sfiorato il Premio Strega (sulle cui polemiche ha egregiamente disquisito di recente la ‘povna).

Per molti, me compresa, il primo contatto con Pasolini risale al liceo: a seconda della preparazione e delle inclinazioni del professore di turno, si inizia scoprendo di questo autore le opere letterarie, cinematografiche, poetiche, oppure solo i lati scandalistici e politici. Più raramente ci si limita alla lettura di qualche sua opera, solitamente Ragazzi di vita, qualche volta Una vita violenta.

Letture interessanti ma che non avevo trovato particolarmente illuminanti. Poi: Petrolio, l’opera (fintamente) incompiuta pubblicata postuma nel 1992 e che per molti cultori dell’autore non doveva essere pubblicata perchè è solo qualcosa che non si capisce.

Ho finito il liceo prima dell’uscita di Petrolio, non so se oggi questo testo rientri nella programmazione scolastica: ho avuto occasione di conoscerlo e di leggerlo frequentando un corso per sceneggiatori e io, non cultrice di Pasolini, me ne sono innamorata.

Per il suo essere un romanzo non di genere, per la sua forma a contenitore di appunti, per il suo modo allegorico di raccontare ogni episodio, ogni vita, ogni dramma. Per quel suo presentarsi in modo puro, nudo, lucido e perfettamente comprensibile.

Lo stesso Pasolini ne parla così ad Alberto Moravia, in una lettera mai spedita ripresa da Einaudi nella prima edizione del 1992 (quella con la copertina bianca, tutta bianca, e il titolo in rosso, ché con una copertina si può dire tanto, volendo):

Caro Alberto,
ti mando questo manoscritto perché tu mi dia un consiglio. E’ un romanzo, ma non è scritto come sono scritti i romanzi veri: la sua lingua è quella che si adopera per la saggistica, per certi articoli giornalistici, per le recensioni, per le lettere private o anche per la poesia: rari sono i passi che si possono chiamare decisamente narrativi, e in tal caso sono passi narrativamente così scoperti (“ma ora passiamo ai fatti”, “Carlo camminava…” ecc, e del resto c’è anche una citazione simbolica in questo senso: “Il voyagea…”) che ricordano piuttosto la lingua dei trattamenti o delle sceneggiature che quella dei romanzi classici: si tratta cioè di ‘passi narrativi veri e propri’ fatti ‘apposta’ per rievocare il romanzo.

Ma con Trevi ho scoperto che non ho proprio capito tutto tutto di Petrolio, e che posso, volendo, provare a trovarci dell’altro.

Perchè con Qualcosa di scritto Trevi offre un vero tributo a Pasolini e a Petrolio di cui copia lo stile da opera non classificabile, un po’ saggio, un po’ romanzo, con poca trama, forse, ma con una dichiarazione d’intenti presente già nelle prime pagine: non è lettura di intrattenimento, non ha dietro sé un editor luciferino, il cui compito è trasformare tutta la letteratura in narrativa al fine di rendere omogenei lo scrittore e il suo lettore.

Trevi conosce da vicino il mondo di Pasolini: ha lavorato anni al Fondo Pier Paolo Pasolini di Roma, curato e amministrato da Laura Betti, l’interprete di Teorema, quasi vedova inconsolabile del compianto poetascrittoreregista.

E’ di questo mondo che Trevi racconta, un mondo con protagonisti assoluti la Pazza (come viene chiamata in tutto il libro Laura Betti) e il fantasma di Pasolini, un mondo fatto di episodi ricordati, analizzati, sezionati, e di appunti scarabocchiati e poi riordinati in cartelle al Fondo, per non perdere nessuna sfumatura di pensiero.

Lui e lei, amici uniti dal dramma di un amore impossibile, la Pazza per Pasolini, Pasolini per Nino Davoli perchè non c’è scampo – una vita senza amore, fatalmente, si trasforma in qualcosa di così vizzo e polveroso, di così desolato, di così insignificante, che non vale nemmeno la pena di parlarne.

In tal senso, queste vite sono da ricordare: e Qualcosa di scritto aiuta a farlo.

SUL LIBRO
TITOLO QUALCOSA DI SCRITTO
AUTORE EMANUELE TREVI
EDITORE PONTE ALLE GRAZIE
COLLANA ROMANZI
DATI 2012, 247 PAGINE, RILEGATO
PREZZO 16,80 €

Con questo post partecipo all’iniziativa il Venerdì del libro, che vi invito a conoscere.

19 pensieri su “Qualcosa di Scritto

  1. Non ho letto Petrolio, ma un giorno lo farò perché mi sono ripromessa di leggere tutto quello ha scritto Pasolini.
    Pasolini è nei libri di testo del liceo, ma non credo che ci siano molti insegnanti che lo spiegano, un po’ per mancanza di tempo, un po’ per divergenze di idee. La mia prof era un insieme di entrambe le cose e Pasolini l’ho scoperto da sola, mentre sfogliavo distrattamente il libro di italiano durante le interrogazioni degli altri. Ho letto i brani che c’erano e ho deciso che nella mia tesina per gli esami volevo che lui ci fosse.
    La mia prof di lettere non era per niente d’accordo, ma io ero decisa e poi avevo l’appoggio di quella di storia che Pasolini lo conosceva e lo apprezzava. Così ho letto Ragazzi di vita, La religione del mio tempo, Lettere luterane, Scritti corsari.
    Tutto questo per dire che è un errore enorme non insegnare Pasolini a scuola, perché ha detto cose così vere e così profonde, così moderne, che tutti dovrebbero conoscerlo, anche quelli più svogliati che magari durante le interrogazioni degli altri non si mettono a sfogliare il libro di italiano.

    • Volevo lasciare questo commento così, perchè, come ho già avuto modo di dirti, lo trovo autoconcludente e decisamente consolatorio.

      Dice di una ragazza che la maturità l’ha finita da pochissimo e che ha conosciuto uno dei maggiori scrittori italiani del Novecento da sola, sul testo di letteratura.

      A me era capitato con Elsa Morante.

      Poco male, comunque, perchè solitamente le proprie scoperte restano nel cuore più a lungo. Molto più a lungo.

      • Vorrei spezzare una lancia a favore del testo di letteratura. Mi spiego. La mancanza di tempo a scuola è reale, e costringe spesso a dolorosi tagli che l’insegnante non vive affatto come routine. Banalmente, ci sono cose fanno fondamenta, e sono queste che, se si deve tagliare, vengono ‘salvate’ a scuola. Non per conservartorismo, non perché il resto non si reputa anche e più interessante. Ma perché, banalmente, prendiamo Pasolini, se non si è letto il contesto più ortodosso nel quale lui opera non si capisce. Per capire la grandezza di Pasolini nello staccarsi – e insieme immergersi – nel suo tempo quel tempo va conosciuto e compreso. E non nelle parole di un professore che dice: “si staccava e si immergeva nel suo tempo, fidatevi”; ma direttamente sui testi. La scuola fa questo: dà le basi e gli strumenti per sapere che il mondo delle parola organizzata è (anche) altro. Se può, aggiunge. Ma se non può, fa quel che può. Scoprire dunque Pasolini sul testo di letteratura non è scoprire Pasolini da soli ed extra-scuola, ma è scoprirlo in compagnia e dentro la scuola. Perché in quel contesto di interrogazioni, con quel libro, non si è arrivati da soli e per caso, ma grazie al sistema educativo nazionale, condividendo con altri quelle interrogazioni, quella noia, quella classe. Con un’insegnante che forse mette in conto (sì, lo fa) che quel testo potrà essere sfogliato durante la noia delle interrogazioni e, forse (sì, lo fa) lo ha scelto anche perché c’era Pasolini. Anche questo è scuola. E anche dietro questo c’è un pensiero didattico e un lavoro. Molto più di quanto non si creda.

  2. cara towritedown:) la tua recensione mi è piaciuta molto, ma non so se il libro sia nelle mie corde, devo rifletterci, avevo letto qualcosa di lui a scuola, ma avevo altri occhi, e potrei ricominciare da questo, ma per il momento credo che finirò prima la pila di libri sul comodino… e io ho l’articolo … che vorrei proprio consegnarti… ci sentiamo presto:)

    • Ciao Monica,
      hai ragione, stiamo facendo passare troppo tempo, organizziamoci al pù presto. Che poi oramai questo articolo mi ha incuriosita!

      Per quanto riguarda la scoperta di Pasolini, senza affrontare la lettura di un libro intero, quando vuoi riavvicinarti spuncia qui: http://www.pasolini.net/

      Su Pagine Corsare trovi tanti racconti, poesie, articoli: un primo approccio a un mondo vastissimo di cui ci si può appropriare anche in minima, minimissima parte.

      A presto!

    • Io quei luoghi non li conosco molto bene ma Qualcosa di scritto mi ha anche permesso di conoscere alcuni versi di Andrea Zanzotto dedicati a Pasolini, di cui condivideva le origini, le terre e i tempi.

  3. Cara Grazia, tra me e Pasolini non c’è mai stato feeling. Leggere Petrolio per un esame è stata per me quasi una violenza da autoinfliggermi. Il perchè non lo so. Pasolini ha un’anima troppo oscura, che io non riesco ad affrontare. Allo stesso modo non sono riuscita ad affrontare Qualcosa di scritto. Ci ho provato proprio nella direzione di ricredermi su Pasolini, di comprenderlo meglio, ma alla fine non sono riuscita a finire questo libro (che fortunatamente, a differenza di Petrolio, non era obbligatorio), provo sempre un profondo senso di disagio. Tu che ne pensi? Perchè Pasolini mi fa quest’effetto?

    • Mia cara Giulia,

      la tua domanda non è semplice, ci ho pensato tutto il weekend e ancora non ho una risposta magica da offriti, ma vorrei proporti una riflessione.

      Mi sono ricordata di un articolo-flash di Arturo Robertazzi pubblicato lo scorso 5 marzo (tra le altre cose, data di compleanno di Pasolini) in cui si interroga sul perchè negli ultimi quarant’anni se si parla di intellettuali italiani si prende sempre e solo come riferimento o Calvino o Pasolini.

      Robertazzi ne parla provacatoriamente dicendo che oggi sarebbero di certo blogger, e ipotizza per Calvino un bel “lecittaàinvisibili.wordpress.com” e per Pasolini una pagina Tumblr dal titolo “Trasumanar e organizzar” dove pubblicare le sue poesie.

      Robertazzi chiude così il breve intervento: “Di una cosa sono, però, sicuro: di pensatori, in Italia, ne esistono e ne esisteranno e sempre troveranno la strada per esprimersi, indipendentemente dalla qualità dei giornali (e delle televisioni).”

      Sicura di non voler riprovare a confrontarti con un libero pensatore sulla cui attualità mi trovo, con Robertazzi, d’accordo?

      Un caro saluto!

  4. Ti dirò la verità: non amo moltissimo Trevi réportagista (cioè: scrittore, ché quasi tutte le sue opere di fiction vanno in quella direzione lì). E talvolta mi irrita l’atteggiamento da vate che trovo nell’altro mondo (specie nella mia amata ma in questo caso non condivisa Inghilterra), ma non solo, rispetto a Pasolini. Detto questo, Pasolini resta Pasolini (cioè un grandissimo – poligrafo, se non altro); e Trevi (quanto meno nella misura brevissima, penso a certe sue passeggiate per Roma) è comunque qualcuno che vale la pena leggere.
    Avevo dunque deciso che mi sarei procurata il libro, e avrei fatto uno sforzo. Anche perché credevo nell’editore e nel progetto di quella casa editrice (che è quella per la quale ha pubblicato l’Amico Scrittore uno dei pochi romanzi italiani che, insieme a Bajani, valga per me la pena di leggere, di sostanza) – con o senza Strega. Arriva la polemica, e francamente molte delle mie opinioni vacillano. Perché quello che ho letto, di quell’editor, di quella casa editrice, con quel libro di mezzo, mi ha veramente sfastidiato, come dicono a Napoli. Al punto che non so più riconoscere il progetto editoriale che credevo di avere visto. Al punto che se deve essere l’eterna danza degli amici colti che si conoscono (e lo è, e lo si è visto anche da tutta la famosa vicenda – a prescindere da quali e quante insider glances io posso avere della vicenda dai suoi protagonisti diretti), faccio un passo indietro. Nell’immediato, sicuramente un libro Ponte alle Grazie non lo compro. E non ne incremento nemmeno la richiesta di prestiti in biblioteca. Vediamo se me lo faccio prestare. O me lo regalano.
    Ma credo che quando si fa una scrittura che vuole essere di impegno come in questo testo, beh, poi si deve anche essere capaci, autori ed editori, di sostenere con i gesti, politici, parole che si autodefiniscono tali.

    Detto questo, concordo con te: è probabilmente un libro che è bene che ci sia. Proprio per questo sarebbe opportuno che un certo gruppo intellettuale lo lasciasse volare da solo.

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  6. è così interessante e ben scritto qursto post da incuriosirmi su entrAmbi i libri; sono tra chi non ha mai letto Pasolini e forse la la una va colmata, anche se le liste di libri da leggere son tante ed al momento prediligo altri generi, ma prima o poi…
    ciao!

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