Tognolini, per fortuna

Tognolini per fortuna

 

Oggi Pietro è tornato a scuola dopo ventiquattro giorni di malattie di vario genere, ché noi non ci facciamo mancare mai nulla.

In questi ventiquatto giorni l’ho portato spesso dalla sua pediatra che di recente ha spostato lo studio nella sede dell’ASL dove lo portavo da piccolo a fare i controlli, le pesate prima, i vaccini più tardi.

Avevo bruttissimi ricordi dei giorni delle pesate e in questo inizio anno portarlo in quelle stanze mi ha aiutata a mettere un ricordo bello vicino a un ricordo brutto, cosa che mi sono ripromessa di fare spesso. Continua a leggere

Cose Perse e Cose da Illuminare

PENSIERI SPARSI SOTTO UN CIELO BLU Cose perse

 

E’ il 20 di gennaio e c’è un cielo incredibile su Milano, un cielo che mi fa venire voglia di prendere i pensieri e sparpagliarli in giro, fuori da me.

Ne butto qui un paio che mi girano addosso da qualche giorno, pensieri di cose da rendere luminose e di cose perse. Continua a leggere

A chi stavo telefonando

DICEMBRE, SOLO COSE BELLE #7

Telefoni

 

Qualche giorno fa mio cugino mi ha mandato su whatsapp un po’ di foto: cioè, ha fotografato delle foto che aveva trovato e che stava cercando di sistemare, e me le ha mandate. Whatsapp serve anche a questo.

Foto vecchissime. Di me, di lui, di mia sorella, dei miei nonni, dei miei zii, dei miei genitori. Foto di cent’anni fa, con oggetti di cent’anni fa come questo telefono della Sip a rotella in due sfumature di grigio topo e quel filo poco cordless.

Chissà chi stavo chiamando. Era un dicembre, era un giorno poco dopo Natale, di cui io portavo addosso ancora il colore.

Quanto pagherei per sapere a chi stavo telefonando.

***

Sì, lo so, è incredibile sta cosa che sono già arrivata a sette cose belle a dicembre: arrivare a trentuno non sarà facile, ma me lo sono ripromesso e vorrei farcela.

Tutto è partito da qui, per chi volesse capire.

Riscoprirsi

riscoprirsi

 

Al liceo la mia amica del cuore era una tennista professionista.

Si allenava dai cinque ai sette giorni a settimana, una cosa che a pensarci mi fa star male per lei ancora adesso, a vent’anni di distanza.

Con il suo fisico scultoreo, i muscoli lunghi su una ossatura forte, mi guardava dall’alto al basso (era ed è ancora, per fortuna, una decina di centimetri più alta di me), ripetendomi a ogni piè sospinto:

– Grazia, tu sei l’antisport in persona.

Intendeva alludere non ad una mia mancanza di correttezza, che, purtroppo per me, ho sempre conservato in tutti gli ambiti della mia vita, ma alla mia innata pigrizia. 

E’ vero: sono pigra, mi stanco facilmente, uso troppo la testa e qualche volta dimentico di avere anche un corpo.

C’è però una novità. Il 2014 mi ha regalato una nuova consapevolezza: ebbene sì, ho un corpo. Volevo farlo sapere a Laura, che adesso segue suo figlio nel tennis. Continua a leggere