Qualcuno che Legga per Me

 Qualcuno che legga per me

 

Mi sveglio alle cinque, cinque e mezza, per scrivere. Scrivo una storia ambientata a cavallo del nuovo millennio, una storia con un intreccio un po’ complicato; ogni tanto (spesso) mi perdo, devo prendermi un sacco di appunti collaterali, e mi mancano anche gli antagonisti, ora che ci penso. Chissà cosa ne uscirà.

Il weekend scorso sistemavo una cesta di libri, quella che tengo sulle scale. Pescando, ho ritrovato La via dell’artista di Julia Cameron, ho aperto sul capitolo decimo, quello sugli eccessi e sulle dipendenze e su tutto quello che ci inventiamo per evitare di realizzarci. Ho richiuso e ho riposto il volume. Non voglio riprendere il cammino con lei, per ora.

Sul mio comodino c’è un libro di Paolo Nori, Grandi ustionati, che mi diverte molto e mi fa sentire normale. E c’è sempre Lacci, di Domenico Starnone, che non riesco a finire (giace lì da oramai più di un mese).

Sulla mia macchina, invece, quella che uso per il tragitto casa scuola ufficio, c’è una novità: nel lettore cd c’è l’audiolibro Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen. Non sono mai stata un’amante della scrittrice inglese: ho letto i suoi romanzi (Orgoglio e pregiudizio e Ragione e sentimento) nei primi anni del liceo, senza grandi rivelazioni e conservandone scarsi ricordi.

L’esperienza dell’audiolibro invece ha generato in me grande entusiasmo; sono completamente immersa nella storia di Elizabeth e del suo mister Darcy, sono in piena campagna londinese di inizio Ottocento, lì dove succede poco e niente mentre l’Europa è attraversata e devastata dalle truppe napoleoniche. Merito della storia e della sua forte ambientazione, merito anche della voce narrante di Paola Cortellesi, eccezionale lettrice.

Ecco, ho fatto questa recente scoperta: adoro ascoltare qualcuno che legga per me. E’ una cosa di cui sentivo il bisogno e non lo sapevo.

Lettura come Cura

E AUGURI A TUTTI I PAPA’

Lettura come cura

 

Era dovuto in queste ultime settimane dedicare un po’ di tempo alla lettura di albi illustrati in cui il papà svolge un ruolo da protagonista.

Della nostra selezione (che è riassunta in foto) scriverò in coda: mi preme prima condividere una rilfessione nata su Facebook e che qui riporto.

Tutto parte da una mia considerazione: Pietro, è oramai indubbio, preferisce la mia voce narrante a quella del padre. Continua a leggere

Infanzia

Infanzia

Ho trovato questa frase.

E’ nell’autobiografia di Ingmar Bergman, La lanterna magica, uscita nel 1987.

Una frase così:

In realtà io vivo continuamente nella mia infanzia.
Giro negli appartamenti nella penombra, passeggio per le vie silenziose di Uppsala, e mi fermo davanti alla Sommarhuset ad ascoltare l’enorme betulla a due tronchi, mi sposto con la velocità a secondi, e abito sempre nel mio sogno.
Di tanto in tanto, faccio una piccola visita alla realtà.

Mi sembra che non ci sia frase migliore per descrivere questi miei giorni di quasi primavera. Di quasi realtà.

E voi, come vi state preparando al risveglio?

Rimanere

Rimanere

 

Scrivevo il 27 febbraio (non qui, su un pezzo di carta a quadretti rubata a un bimbo che quando se ne accorgerà mi sgriderà):

Pietro, mio figlio, è la mia nuova finestra sul mondo, è la mia nuova giustificazione per fare le cose che mai mi sarei concessa senza di lui.

E’ la scusa per vivere più pienamente, per regalarmi il presente che, come dice la tartaruga zen di Kung Fu Panda, è un dono. Dice anche che il passato è storia e che il futuro è mistero.

Quindi tanto vale rimanere, rimanere nel presente.

Dice anche, la tartaruga zen di Kung Fu Panda, che il caso non esiste. E ha ragione.

(Nella foto là in alto c’è un dettaglio della copertina di Rimanere, un libro illustrato di Gek Tessaro edito da Carthusia edizioni, Milano, 2012. Mi piace tanto, cercherò di trovare tempo e modo per parlarne meglio in questo spazio. Intanto lascio qui alcune parole di Gek: “Si decide di rimanere per scelta, si rimane a bocca aperta, spaventati o commossi, si rimane per poter scoprire che un albero, una città, una persona, un quadro che pensavamo di conoscere in realtà non l’avevamo mai visto prima)

 

La Ragazza dallo Scialle rosso

La ragazza dallo scialle rosso

“Questo è il mio fratellino!” diceva Siri alla signora dietro il bancone della pasticceria. Lo diceva alla signora della pasticceria. Lo diceva anche alla signora del supermercato. Lo diceva tutte le volte che poteva. Il fratellino. Il mio fratellino. E poi gli teneva sempre la mano, stretta, lui si lamentava, le diceva stringi troppo, Siri, mi fai male, e allora lei stringeva ancora di più e si voltava a guardarlo, con il grosso berretto grigio, e rideva e diceva, devi sopportare, i fratelli più piccoli devono sopportare che le sorelle maggiori li tengano troppo stretti per mano, ma quando ci sediamo davanti alla cioccolata ti lascio andare, non posso mica tenerti per mano mentre la bevi, e allora Syver rideva e diceva no, non possiamo bere la cioccolata se ci teniamo tutto il tempo per mano.

La ragazza dallo scialle rosso di Linn Ullmann, da cui è tratto questo brano, è uno dei tredici libri incontrati in questo 2015, un anno che è stato così generoso che ho voglia di ringraziarlo fin da ora che è solo il 6 marzo.

Linn Ullmann è una mia vecchia conoscenza. Di lei avevo già molto amato Prima che tu dorma.

Se fossi in voi la leggerei, prima o poi, perché è un’autrice che sa trasformare il quotidiano in straordinario, come scrive di lei un quotidiano tedesco.

Mica male saper far questo.