PENSIERI SPARSI SOTTO UN CIELO BLU
E’ il 20 di gennaio e c’è un cielo incredibile su Milano, un cielo che mi fa venire voglia di prendere i pensieri e sparpagliarli in giro, fuori da me.
Ne butto qui un paio che mi girano addosso da qualche giorno, pensieri di cose da rendere luminose e di cose perse.
L’altro giorno mi dicevo che ci sono dei posti (un gradino davanti a un edificio, la soglia di una finestra, un marciapiede, una panchina, la sedia in un bar) che se li vedo mi fanno subito venire in mente un episodio spiacevole.
Posti che associo subito a un pensiero negativo, a un ricordo da dimenticare.
L’altro giorno, presa consapevolezza di questo e del fastidio che ne consegue, mi sono impegnata con me stessa a tornare in ogni singolo luogo di cui ho un ricordo brutto (non sono tanti, una dozzina più o meno, di quelli che ho qui attorno e che vedo bene o male almeno una volta a settimana), a tornarci nel giro dei prossimi due mesi, a tornarci per metterci a fianco un bel ricordo.
Non sopra, a fianco. Mica voglio cancellare niente, voglio solo rimettere le cose a posto, togliere la sensazione di fastidio e rendere tutto più luminoso.
Questo mi ha suggerito il blu di oggi: che il grigio alla fine può essere eliminato se si trova una bella sfumatura da accostargli.
E due settimane fa, in metropolitana (non la prendo spesso negli ultimi anni, la metropolitana: e tutte le volte che la prendo mi dico devi prenderla più spesso e poi invece non lo faccio), mi è venuto in mente che tanti anni fa ho dimenticato un sacchetto sulla metropolitana.
Io sono una persona precisa, magari viaggio carica ma come parto arrivo, difficile che perda pezzi. Invece capita, anche se poi tengo il ricordo sbiadito e fingo di non perdere mai nulla.
Stavo andando a un corso di sceneggiatura serale, dalle parti della fermata Sant’Agostino, sulla verde. Il corso iniziava tardi, verso le otto e mezzo, ci andavo direttamente dall’ufficio, di fretta e furia come al mio solito, con la mia borsetta, la borsa del corso e altre cose che mi trascino dietro, ora come allora.
Insomma, quella volta ho lasciato in metropolitana un sacchetto e nel sacchetto c’era di certo una banana che doveva essere la mia cena, quella sera; e un bel po’ di CD vergini (il che può far pensare a quanti anni sono passati).
E queste sono le cose che mi ricordo avere perso quella volta lasciandole in metropolitana: una banana e dei cd. Ma il sacchetto era pieno e di sicuro c’era altro: ed è quell’altro che ho perso a darmi fastidio, anche se non ricordo neanche che cosa poteva essere.
E oggi, con gli occhi nel cielo blu sopra Milano, mi dico che dovrei smettere di pensare a quanto ho perso se poi non so neanche cosa ho perso.
ahahh bellissimo post. Anch’io ho fatto un corso di sceneggiatura verso S.Agostino, forse + S. Ambrogio. Zona che adoro. Cieli stupendi, io a casa con l’influenza long long che ormai mi sta uccidendo dentro piano piano.
In ufficio ho un collega che ha appena abbandonato la nave, a casa ho i nmiei due omini malati.
Io tengo duro, per ora. Merito anche di tutto questo blu…
Io ho “perso” una tua risposta a una mia mail e ogni volta che torno in questo “luogo” non posso fare a meno di pensarci, senza sapere che cosa ho perso… Seguirò il tuo esempio e cercherò di mettere qualcosa affianco…
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