Stasera Cinema Parte II

ANIME NERE E HUNGRY HEARTS. FILM CHE STO ASPETTANDO.

stasera cinema parte ii

 

Il mese scorso al Festival di Venezia sono stati presentati due film tratti da due romanzi che ho molto amato: sono quelli lì della foto, Anime nere di Gioacchino Criaco e Il bambino indaco di Marco Franzoso (qui la mia recensione quando uscì il libro).

Francesco Munzi ha conservato il titolo originale per il suo film, Anime nere, appunto, girato tra Africo e la Locride, posti che ben conosco dopo dieci estati lì trascorse; mentre Saverio Costanzo ha spostato l’ambientazione dal veneto di Franzoso ad una New York piena di solitudine – e il fillm è diventato Hungry hearts.

Sono certa che qualcuno di voi ha già avuto modo di vederli, e a voi va la mia invidia. Io no. Io devo aspettare l’occasione buona che è un periodo difficile per il cinema. Diffilcile da circa cinque anni e mezzo.

Francesco Munzi quando parla di Anime nere dice di avere avuto un colpo di fulmine per il romanzo di Criaco: lo capisco bene, capitò anche a me nell’estate del 2008, quando i cartelloni sul lungomare di Locri e di Siderno pubblicizzavano questo libro, scritto da un ragazzo di Africo ed edito da Rubbettino.

Lo comperai nell’unica libreria indipendente di Siderno (quella che, qualche mese fa, dopo un decennio di resistenza, ho trovavo definitivamente chiusa) e lo lessi in un pomeriggio di sole arrabbiato, la spiaggia semi deserta come sempre.

Bravo Criaco, mi dissi: bravo perché questa storia me la ricorderò per sempre.

Come ho sentito affermare a Munzi in un’intervista, è un romanzo che cattura perché contiene emozioni e le presenta con una scrittura viscerale che non può lasciare indifferenti.

Criaco stesso, nell’unica occasione in cui ho avuto modo di ascoltarlo, aveva parlaro di personaggi urticanti, protagonisti che alla fine non fanno niente di buono: “D’altra parte se si cresce vedendo nel proprio paese il maresciallo che va a braccetto con il boss non si può non maturare quell’atteggiamento anti-Stato che caratterizza i personaggi“. 

Ora aspetto il film, quindi, come aspetto di vedere la storia di Jude e Mina e il loro bimbo che avevo trovato nelle pagine de Il bambino indaco e che ora rivive in un appartamento di New York.

E’ la storia di una coppia che entra in crisi dopo la nascita del figlio, desiderato, amato. Amatissimo. Mina vive la maternità in modo totalitario, riversando sul figlio tutto quello che per lei ha valore, tutto ciò che è amore, arrivando a mettere a repentaglio la vita stessa del bambino. Per lei il figlio è un essere speciale, un bambino indaco: è con questa consapevolezza che vive la maternità e che ne fa una una missione, quella di conservare la purezza del bambino.

L’attenzione della madre diventa ossessione e passa soprattutto attraverso il cibo che potrebbe inquinare il bambino, introdurre forme di tossicità nel santuario che è il suo corpo: è una madre che per purificare toglie, una madre che affama.

Ne Il bambino indaco c’è una scena che trovo di una bellezza sconvolgente: la scena dell’allattamento senza latte. C’è questa scena nel film? Spero di sì, perché è la chiave di volta della consapevolezza del padre che in questa storia svolge un ruolo fondamentale.

Marco Franzoso è in libreria in questi giorni con il suo nuovo romanzo Gli invincibili, edito ancora da Einaudi: qui la scheda del libro.

Sì, sembra proprio che per Il bambino indaco alla fine ci sia un futuro.

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