E te lo volevo Dire

DA RAYMOND A TESS

E te lo volevo dire

 

Mi piacciono le lettere tra amanti.

Soprattutto se uno dei due è uno scrittore e se le sue parole sanno farsi universali.

Come tracce che restano per chi le leggerà dopo, dopo l’amore a cui sono destinate, dopo il notaio che dividerà i lasciti, dopo gli eredi del carteggio, dopo gli studiosi che cercheranno un legame tra quelle parole e gli scritti letterari.

Dopo e dopo ancora: proprio dopo, quando arriverà chi saprà trarne nuovi significati, forse mai presenti nello scrittore che le pensò e le scrisse e le dedicò alla persona amata.

A cosa pensava Raymond Carver quando scriveva queste parole alla sua seconda moglie, a Tess Gallagher? E lei, da scrittrice, cosa gli rispose?

Tess, a mio parere, rispose a Rayomd con un bigliettino lasciato casualmente sul suo tavolo da lavoro, quello nella stanza che sostituì, nei loro anni insieme, l’automobile spettatrice delle prime opere.

La stanza con la finestra accostata per creare un po’ di penombra; la stanza con un ritratto di Čechov alla parete come unica distrazione.

Su quel biglietto Tess ci poteva avere scritto una cosa tipo questa:

Finchè io sarò viva, tu non morirai. Io non te lo permetterò. Quindi smetti di essermi grata e amami. Solo questo chiedo per me. E continuerò anch’io a farlo, ad amarti. Perché solo questo posso io per te.

Tess è ancora viva e vegeta: chissà se prima o poi sapremo se questi bigliettini esistevano davvero, se venivano appoggiati su quel tavolo da lavoro nella stanza spoglia.

Lui, Ray, ci ha lasciato un Ultimo frammento, una poesia che sembra l’epitaffio della sua vita. Piena di amore.

“E hai ottenuto quello che

volevi da questa vita, nonostante tutto?

Sì.

E cos’è che volevi?

Potermi dire amato, sentirmi

amato sulla terra”.

 

Un pensiero su “E te lo volevo Dire

  1. Mi viene da aggiungere che pare che queste vedove oggetto di amore in vita dello scrittore di turno, quando costui anticipa la dipartita… pare che queste signore attingano abbondantemente e spesso anche esageratamente alle parole del defunto purchè lasciate scritte: semplici chirografi si tramutano in solide banconote. Le lettere d’amore poi, sia in entrata che in uscita – brillano in quotazione.
    Certo, una bella lettera d’amore, se isolata dai contesti, è bella 🙂

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