Inversione a U

COME SVILUPPARE IL PROPRIO IO CREATIVO: ALLENAMENTI #55

Inversione a U

La vita si rimpicciolisce e si estende proporzionalmente al coraggio di ognuno.
Anaïs Nin

Possono succedere cose pericolose quando si è nel bel mezzo di un recupero creativo: il pericolo si fa maggiore tanto più ci si avvicina alle prime soddisfazioni, alle prime vittorie, come se le vigilie diventassero insopportabili.

Julia Cameron chiama questi atteggiamenti, questi voltafaccia, le inversioni a U nella creatività: si manifestano come improvvise ondate di indifferenza, come rinvii, come stanchezze ingiustificate, come pessimismi improvvisi dopo lunghi e fecondi periodi di serenità creativa.

Ecco come fare per riconoscerle e cosa fare per superarle. 

Riconoscere le inversioni a U nella creatività

Arrivano come ondate di indifferenza: guardiamo cosa abbiamo creato, il nostro prodotto finito, e lo giudichiamo poca cosa, un tentativo, nulla di più che qualcosa tra le tante cose che potevamo fare.

Arrivano come confronti continui con il resto del mondo: guardiamo agli altri, a quelli che stanno facendo il nostro stesso percorso o quelli che rappresentano i nostri punti di riferimento, e ci sentiamo indietro, ci sentiamo lontani dall’obiettivo.

Arrivano come rigurgiti di orgoglio: qualcuno ha letto il nostro pezzo, quel racconto a cui abbiamo lavorato per settimane, e dice che, modificato e sistemato in alcune parti, potrebbe essere pubblicato su una rivista che ci interessa. E noi ci rifiutiamo di modificarlo.

Arrivano come improvvisa pigrizia: abbiamo lavorato a lungo ad un piano editoriale in cui crediamo e al momento di inviarlo a case editrici potenzialmente interessate ci fermiamo perché non abbiamo voglia di impostarlo nei vari schemi standard in cui le stesse lo richiedono per la valutazione.

Arrivano anche come pessimismo ingiustificato: può capitare quando il nostro lavoro finito viene presentato in pubblico sull’onda di un forte entusiasmo ma non ottiene i risultati sperati, l’accoglimento è tiepido o comunque non conforme alle aspettative. Ecco che si decide di non tentare altre presentazioni.

Cosa fare per superare le inversioni a U nella creatività

Julia Cameron dice che nell’affrontare le nostre inversioni a U è necessario provare un po’ di compassione per noi stessi.

Perché quando si è in questa situazione c’è di mezzo una buona dose di sofferenza: abbiamo vergogna per la paura che avvertiamo e abbiamo anche vergogna per la nostra reazione alla paura stessa.

Le inversioni a U nascono sempre dalla paura: può essere la paura del successo, può essere la paura del fallimento, non cambia molto.

Per superarle è necessario per prima cosa riconoscere che l’inversione si sia effettivamente verificata, ammettendo di avere reagito negativamente alla paura e al dolore e, soprattutto, ammettendo di avere bisogno di aiuto.

Perché un aiuto? La metafora che Julia Cameron utilizza nel nono capitolo del manuale La via dell’artista mi piace molto e la riporto. Julia suggerisce di pensare al vostro talento come a un giovane cavallo ombroso che cercate di portare lungo un percorso. E’ un cavallo dotato di grandi qualità, ma è molto nervoso, giovane e inesperto: commetterà errori, si spaventerà davanti ad ostacoli che non conosce, cercherà di buttarvi giù, fingerà di zoppicare. Ma voi siete il fantino e il vostro compito è quello di mantenerlo in pista e farlo andare avanti cercando di capire quali sono gli ostacoli che più gli fanno paura.

Siete un fantino su un cavallo ad una corsa: non siete soli, ci sono altri come voi in pista, e un trucco che un buon fantino usa spesso è quello di mettere un cavallo giovane sulla scia di un cavallo più esperto: ecco, è esattamente questo che intendiamo per chiedere un aiuto, cercare un trascinatore.

Chiedere aiuto richiede un atto di umiltà: siate umili, chiedete. C’è sempre un trascinatore che vi aiuterà a superare l’inversione a U.

***

Ho scritto una serie di articoli ispirati al metodo per il recupero creativo illustrato da Julia Cameron nel libro La via dell’artista e li ho raccolti in questa pagina (che è in corso di aggiornamento): riflettono il percorso che sto facendo, ma leggendoli potete trovare spunti per percorrere anche voi la via fin dall’inizio.

Prossimo appuntamento: lunedì 24 febbraio.

7 pensieri su “Inversione a U

  1. Direi che è una riflessione che vale anche fuori dall’ambito artistico.
    Come quando ho appena finito un’auto, impostato una causa, studiato per una udienza e devo solo dare gli ultimi ritocchi di stile, confezionarlo o depositar lo materialmente e molto semplicemente, mi pesa come un macigno perché non sembra avere più importanza. Intendi questo?
    Bisogna anche sapere a chi chiederlo, l’aiuto, però!

    • Sì, anche la vita a volte ha bisogno di un po’ di complici per riuscire a scorrere meglio.
      Trovarli è difficile, concordo, ma credo che si debba creare una rete, non perdere di vista le persone con cui si è in sintonia, non dimenticare le affinità, darsi.
      perdere amici fa parte della vita, ma quando succede è davvero una forma di lutto.
      ho divagato, forse, ma è un tema a cui sto pensando molto ultimamente, e credo che ci tornerò sopra.
      Grazie per il tuo commento.

  2. Il mio trascinatore, anzi trascinatrice, è stata fondamentale, una sorta di pubblico a bordo pista che ha incitato di continuo il mio operato, senza mai cadere nell’errore di illudermi però.

  3. A me succede con il canto, l’ambizione alla perfezione mi logora. Non sono mai soddisfatta. A volte mi sembra di aver appagato le aspettative di chi ascolta altre percepisco solo idifferenza e finisco nel tunnel del non sono all’altezza.
    Ho aperto il blog con l’intenzione di parlare di musica e di passioni, ma il confronto con chi è più capace mi fa paura.
    Ci vuole coraggio per mettersi in gioco e forza per superare le delusioni.
    Intanto…
    “Mamma, devi per forza cantare tutto il giorno?” (la preadolescente)
    “Certo che quelle note più che acute sono stridule” (lui)
    “Mamma, sembri un cane ferito, mi viene da piangere” (la birba piccola)

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