COME SVILUPPARE IL PROPRIO IO CREATIVO: ALLENAMENTI #43
Si dice spesso che chi non ha il coraggio di mettere alla prova i propri talenti resta comunque in zona, non si allontana, si pone in posizioni tali da restare nei pressi: spesso si installa in un mondo parallelo e rialzato, come quello dell’insegnamento.
Nel suo libro, Julia Cameron, cita in diversi punti esempi di persone che hanno preferito diventare insegnanti dell’arte che avrebbero saputo e desiderato comunque esercitare: nell’ottavo capitolo fa poi una lunga incursione nel mondo dei corsi di scrittura creativa.
E poiché dalla scorsa settimana ne frequento uno, oggi voglio approfondire la cosa qui, per l’allenamento nel lunedì.
I programmi di scrittura creativa, dice Julia, sono guardati molte volte con sospetto e un pizzico di ostilità: quello che si dovrebbe fare, in realtà, è cercare di prendere il meglio e di capire la situazione.
In molti casi, infatti, chi insegna è solo in cerca di un modus operandi che giustifichi il suo rimanere ai margini della creazione. Si insegna, in parole povere, per evitare di esporre se stessi ai rigori e alle delusioni che il creare comporta.
Il che non significa, però, che non si possa essere un buon insegnante, soprattutto se si è in grado di non far mancare l’incoraggiamento, i feedback sul lavoro svolto e la motivazione a continuarlo.
Il coraggio, l’audacia, fa sempre la differenza tra chi sceglie la via dell’artista e chi la costeggia: avevo avuto occasione di parlare già di come il coraggio batta il talento, e anche in questo excursus sulle scuole di scrittura creativa (e sulle altre scuole che intendono portare ad esercitare un talento) si torna sul concetto, ricordando che è necessario riconoscere gli errori e ciò che ci blocca per continuare.
Come fare? Non evitando, ma riconoscendo i lutti e le ferite, affrontandoli e rielaborandoli per superarli. E ricordando che per un artista divenire esageratamente cerebrale equivale a mutilarsi.
Un artista non deve mancare di rigore, componente indispensabile per creare un metodo, per dotarsi di una propria personale disciplina, ma il rigore creativo è diverso da ciò che la vita intellettuale riconosce come tale.
Questo essere troppo cerebrale, manco a dirlo, è uno dei miei principali blocchi. Ho necessità di ripetermi, giorno dopo giorno, che devo lasciare andare questa mia rigidità che è un limite mutilante. Non so se ce la farò, di certo il processo in corso mi sta aiutando.
E sul corso di scrittura che sto frequentando? Sono agli inizi, tempo al tempo, arriverò a parlare anche di quello.
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Se vi interessa seguire il mio personale percorso nato dalla lettura di La via dell’artista di Julia Cameron, vi rimando a questa pagina dove potete trovare tutti gli articoli che ho scritto sull’argomento: consultandoli, potete ripercorrere la via fin dall’inizio. Lunedì prossimo, come ogni lunedì, si va avanti.
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