Avevo ventisette anni e da due facevo la pendolare tra la provincia di Piacenza, dove vivevo, e il centro di Milano, dove lavoravo.
Ogni mattina mi svegliavo un quarto alle sei, prendevo prima la macchina, una gloriosa Y verde bottiglia, e poi un regionale, caldo in estate, gelido in inverno, lercio sempre.
In auto, all’alba, mi capitava di dover rallentare per lasciare passare un cinghiale o una volpe: in treno non mi andava molto meglio, incrociavo volti di esseri poco umani e molto animaleschi.
Provate a prendere un regionale prima delle sette del mattino e capirete cosa intendo. Continua a leggere