Il Colore dei Soldi

COME SVILUPPARE IL PROPRIO IO CREATIVO: ALLENAMENTI #28

Daniela Tomerini Soldi d'artista

Tra i primi post che ho dedicato al percorso de La via dell’artista ce ne sono tre che sono stati per me molto importanti, da leggere spesso, ogni volta che ho bisogno di per ritrovare motivazione, fiducia, coraggio.

Il primo è dedicato all’abbattimento dei killer creativi, quei fattori, umani o materiali, che intralciano il percorso e che devono essere eliminati per riuscire a recuperare sicurezza e uscire dall’ombra.

Il secondo ha una foto che a me piace molto, in apertura: una scritta a penna nera su un quaderno a righe, una scritta che dice, con semplicità, one day can change everything. Che poi quando la scelsi, quella foto, ero ancora dubbiosa, eppure no, ve lo assicuro, è così: quando si decide di fare uscire l’artista che è in noi può davvero capitare di tutto.

Il terzo, infine, è un post che propone un esercizio per incentivare il cambiamento, per eliminare vecchie abitudini e invitare a provare nuove strade: suggerisce di tentare approcci differenti per riuscire, una volta per tutte, a  mettere da parte lo scetticismo ed esplorare a fondo nuove possibilità.

A questi tre post, per me molto importanti, oggi ne affianco un quarto, questo, per esorcizzare una delle false giustificazioni che chi sta cercando di recuperare creatività racconta a se stesso, per impedirsi di fare quello che desidera realmente per sé, per le proprie aspirazioni, per i propri talenti: la falsa giustificazione del non me lo posso permettere, del non ho denaro per farlo.

Una delle cose che mi sono ripetuta più spesso nella mia vita è che mi sarei dedicata alla mia passione, alla scrittura, soltanto quando avrei avuto soldi a sufficienza per farlo senza correre rischi, in tutta tranquillità.

Che poi è quanto mi ripeto tutt’oggi: non potrei mai lasciare la mia professione per dedicare tempo (vero, pieno, intenso, succoso o come preferite chiamarlo) alla mia scrittura.

Del resto faccio da sedici anni un lavoro che è cresciuto con me, che si è trasformato con me, in cui mi riconosco e di cui vado fiera: ma che, ahimè, non è il mio lavoro. Ha poco contenuto creativo, è poco in linea con il mio carattere, non tiene conto di quanto so fare veramente bene: eppure lo faccio con coscienza, entusiasmo perfino, e tra me e me mi dico che è questa la scelta giusta.

Perché mai dovrei fare un lavoro che sembra un gioco e non un lavoro serio?

Una domanda a cui non solo non ho una risposta ma a cui faccio fatica a pensare seriamente (ecco il perché di tutta questa evidenza).

La scorsa settimana ho scritto sul tema dei lussi che ognuno si concede e non si concede: molte volte il non concedersi qualcosa viene giustificato con una mancanza di denaro. Ma, come scrive Julia Cameron, il denaro non è mai un autentico ostacolo, poiché l’unico vero ostacolo è il nostro senso di costrizione e di impotenza.

Per fare la pace con i soldi, Julia propone un piccolo esercizio che consiste nel completare una serie di frasi. Lo propongo qui, e mi permetto di trascrivere anche come l’ho svolto io: perché voglio rileggere le mie risposte ogni tanto, capire se la penso ancora così o se comincio (perché prima o poi comincerò a farlo) a vedere il denaro in un’ottica diversa.

  1. La gente che ha molti soldi è volubile
  2. Il denaro rende la gente egocentrica
  3. Avrei più soldi se mi vendessi
  4. Mio padre pensava che il denaro fosse un dettaglio
  5. Mia madre pensava che il denaro fosse poco
  6. Nella mia famiglia, il denaro ha causato liti inutili
  7. Denaro uguale a possibilità
  8. Se avessi soldi mi libererei
  9. Se potessi permettermelo non lavorerei
  10. Se avessi un po’ di soldi pagherei i debiti
  11. Ho paura che se avessi molti soldi resterei sola
  12. Il denaro è un mezzo
  13. I soldi causano perdite
  14. Avere soldi non è da nascondere
  15. Al fine di avere soldi, devo essere me stessa
  16. Quando ho soldi, di solito non li spendo
  17. Penso che i soldi siano delle ottime reti
  18. Se non fossi così avara vivrei con più lussi
  19. La gente crede che il denaro dia la felicità
  20. Essere al verde per me significa restare più ancorata all’oggi

Aggiungo infine un gioco che molte volte faccio con me stessa. Nei momenti in cui i pensieri vagano, in cui non sono troppo preoccupata o triste o esaltata o concentrata, serena insomma, mi chiedo: di che colore sono i miei soldi?

Non che me la faccio solo per i soldi, questa domanda, la faccio un po’ per tutto e i colori che scelgo variano a seconda del momento. Scegliete anche voi il colore da dare ai vostri soldi: rosa come un momento romantico, verde come il ricordo di un bosco, azzurro come le vacanze desiderate, viola come un lutto da dimenticare, giallo come l’invidia per un’amica, nero come i momenti più sinceri, grigio come una giornata milanese.

Oppure rossi come i miei soldi oggi: rossi come i rischi che vorrei affrontare per me, per la mia vita, per tutti i sogni che sembrano sempre ad un passo, ancora non raggiunti.

***

Se vi interessa seguire il mio personale percorso nato dalla lettura di La via dell’artista vi rimando a questa pagina, presente sulla barra del menu, dove potete trovare tutti gli articoli che ho scritto sull’argomento: consultandoli, potete ripercorrere la via fin dall’inizio.

E se trovate qualche AllenaMento interessante per lo sviluppo dei vostri talenti, commentatelo o inviatemi una mail: il confronto non solo mi fa piacere, soprattutto mi fa (ci fa) crescere. Insieme.

Gli AllenaMenti tornano lunedì 15 luglio

(photo credits: Daniela Tomerini, opera Soldi d’artista)

5 pensieri su “Il Colore dei Soldi

  1. Certo. Il denaro non è indispensabile e anzi crea costrizioni e dipendenze. Tuttavia, per sopravvivere nella cosiddetta civiltà “civile”, non è possibile ignorarlo.
    Un sorriso per una serena giornata.
    ^____^

  2. Sono d’accordo con la Cameron che il denaro spesso non è il ‘vero’ ostacolo e mi ripropongo di fare l’esercizio dei “20 se…”. Il libretto della perfetta massaia del 1933 che abbiamo trovato domenica, ci ricorda però che aveva ragione anche Brecht quando diceva “Rivoltatela come vi pare, prima viene lo stomaco, poi la morale”. Baci!

  3. Questo post mi ha colpito un sacco! Ho fatto l’esercizio tanti anni e al tempo scrissi 5 frasi su 20 identiche alle tue! Sui soldi forse ci vorrebbe un atto psicomagico alla Jodorowsky 😉

  4. Pingback: “Se avessi molto denaro” | ToWriteDown

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