Questa qua è per te, senza perché.
O meglio, ad essere onesta un perché c’è, ma per fortuna lo sappiamo solo io e te.
Vuoi sapere qual è la verità sul tuo conto?
Sei una fifona, non hai un briciolo di coraggio, neanche quello semplice e istintivo di riconoscere che a questo mondo ci si innamora, che si deve appartenere a qualcuno, perché questa è la sola maniera di poter essere felici.
Tu ti consideri uno spirito libero, un essere selvaggio e temi che qualcuno voglia rinchiuderti in una gabbia.
E sai che ti dico? Che la gabbia te la sei già costruita con le tue mani. Ed è una gabbia dalla quale non uscirai, in qualunque parte del mondo tu cerchi di fuggire, perché non importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te stessa.
(Paul a Holly, nel film Colazione da Tiffany)
Colazione da Tiffany è un film che deve il suo enorme successo al fascino della sua protagonista, Holly, interpretata da Audrey Hepburn, e alla storia d’amore tra due figure diametralmente opposte, una prostituta d’alto bordo dalla personalità estroversa, apparentemente tanto vacua quanto bella, e uno scrittore in cerca di ispirazione, introverso, cinico, con i piedi ben piantati a terra.
Colazione da Tiffany è un racconto del controverso Truman Capote: il film c’entra poco con il testo letterario, nonostante l’autore abbia lavorato alla sceneggiatura e ne abbia seguito passo a passo la realizzazione. Ma il racconto resta prezioso e indimenticabile.
Mentre il film prendeva forma il povero Capote si fece il sangue amaro vedendo come la sua Holly veniva trasformata e adattata alla figura della Hepburn.
Gli diede sicuramente fastidio che nella definizione della personalità della ragazza non si tenesse conto di un dettaglio neanche tanto marginale per lo sviluppo della storia, per l’evoluzione del personaggio stesso: la bisessualità di Holly, a cui si allude in più passaggi del racconto e che rappresenta un elemento fondamentale per il personaggio letterario, nel film viene rimossa completamente.
Quello che però gli diede maggiormente fastidio fu di certo il finale, stravolto rispetto alla sua creazione letteraria: nel racconto infatti non è presente nessun lieto fine, nessuna storia d’amore che si corona con un e vissero felici e contenti.
Ma ci si trova, per contro e per fortuna, due situazioni conclusive, perfette e perfettamente separate. Lo scrittore ha finalmente una idea per il libro, quello che il lettore tiene in mano: la prostituta diventa ex, forse, qui bisogna un po’ calarsi nella parte – di certo c’è che prende consapevolezza di sé e se ne va a cercare la sua vita altrove.
Che poi, diciamocelo, questo finale, quello originale, non è poi così male: è solo un altro modo di scrivere un lieto fine.
Mi manca la versione letteraria… dovrò provvedere prima o poi.
Un racconto scritto in modo crudo, per i tempi. Potrebbe piacerti.
Cercherò di rimediare ^_*
Ho visto la versione teatrale, portata in scena da Lorenzo Lavia e Francesca Inaudi. E’ molto aderente al libro, molto bella, con una regia moderna che non lascia dubbi sui due personaggi principali. E’ stato buffo vedere come le tante signore anziane – quelle che hanno l’abbonamento per la pomeridiana della domenica – soffocassero gridolini scandalizzati….in una scena i due attori recitano completamente nudi anche se si vedono solo di spalle…..
Secondo me un bel lavoro……però adoro il film con la splendida Audrey….
Non conosco versioni teatrati della storia di Paul e Holly, ma non mi dispiacerebbe scoprirne qualcuna.
Alla fine, in ogni versione, è una storia che è bello sentirsi raccontare.
sai che non l’ho mai letto pur avendo amato il film
Da provare, allora!
NOn ho mai visto il film perchè non amo i vecchi film, e neppure letto il libro però tu mi fai venire voglia di farlo!
Ciao! Io lo consiglio: se decderai di leggerlo, torna a raccontarmi le tue impressioni.
Sono una fan di audry hepburn da sempre e anche di truman capote. Leggendoti mi rendo conto che la mia mente ha separato nettamente libro da film, sono troppo diversi, l’atmosfera di capote è cupa, quella del film in certe scene quasi leggera. Troppo diversi, bellissimi entrambi.
E comunque io ti adoro per come racconti qualsiasi cosa. Bacioni
La mia Cate 🙂
Capote a mio avviso è un grande. Per questo e molti altri racconti/romanzi. Questo ha il fascino particolare del grande film. E dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, che la prevenzione contro gli adattamenti non ha ragione di esistere. Anche per me è legato a ricordi particolari e preziosi.
Ciao ‘povna,
grazie per i tuoi pensieri, che tengo qui con me.
Dopo aver letto A sangue freddo, di Capote, ho difficoltà a riprendere in mano questo autore, ripensare a quel romanzo mi annoda ancora lo stomaco, però, avendo amato il film, dopo questo tuo post non posso non leggere anche il libro. Rimedierò presto, non appena passerà l’attuale bisogno di letture gioconde post Franzen-Ford-Roth-DFW!
Ciao, e lieta di conoscerti!
Sono due libri completamente diversi, in cui Capote ha messo il meglio delle sue ossessioni.
Ma alla fine Colazione ha la leggerezza dell’aria tanto quanto A sangue freddo ha la pesantezza della terra.
Complimenti per le tue letture, ottima letteratura. Capisco però che staccarsene dopo un po’ può diventare un nuovo modo per ripartire, magari scegliendo autori giovani, giovanissimi. Io amo alternare le mie letture, ma a volte non ci riesco e seguo filoni che durano anche mesi.
A presto!