IL SONNO DEI BAMBINI
Giorno di Pasqua, le diciotto passate da un po’. La casa si è appena svuotata, io sono esausta, tuo padre pure.
La luce inizia a farsi meno piena, rarefatta: illanguidisce come noi, come te che siedi sul divano e chiedi di vedere un cartone. Accendo il 43, il canale più usurato, qui, e lascio il volume basso mentre inizio a raccogliere tutte le cose sparse attorno, dalle carte delle uova alle tazzine di caffè.
Il tempo della sigla di Peppa Pig e tu stai dormendo.
Fermo tutto, mi siedo sul tappeto, proprio di fronte a te, a contemplarti. Tuo padre ti fa pure una foto.
Perché, che ci risulti, è la prima volta che ti addormenti da solo.
Un evento: se non fosse che siamo stravolti e sufficientemente nutriti per le prossime ventiquattro ore, staremmo brindando con l’ultima bottiglia di prosecco rimasta.
Ho un’altra foto attraverso la quale parlare di cosa è il sonno per te: eccola.
In questo quaderno (scelto color del cielo come una benedizione, poi non impartita) ho raccolto per cinque lunghi mesi, i primi della tua vita, i tuoi strani ritmi di sonno e veglia, poppate, pannolini, coliche, pianti. Soprattutto poppate, che il resto lo sbrigavi velocemente, ma attaccato a me ci stavi ore (no, non è un modo di dire).
Non ho avuto bisogno di aprirlo per sapere che, alla fine del tuo quinto mese, dormivi sì e no nove ore nell’arco delle ventiquattro ore, e che i pisoli erano frammentatissimi, come le tue richieste di cibo.
Ho però cercato quella settimana maledetta in cui hai dormito sette ore al giorno (no, non dì, ore di luce: proprio giorno intero), quella in cui io stavo per impazzire: era maggio, tu pesavi tre chili e due, e io avevo voglia di farti fuori ogni tre per due. Del resto eri minuscolo, ben più piccolo dei due micioni che vivevano con noi.
Sì, una settimana limite: ma per tre lunghi anni è sempre stata una battaglia, con feriti sul campo (io, qualche volta tuo padre, raramente i nonni) e un unico indiscusso vincitore.
Insomma, diciamolo chiaramente: il sonno per te è una gran perdita di tempo, un buco nero in cui non ti vuoi infilare, un mistero che non ti interessa, un sollievo di cui non hai bisogno.
E oggi, che hai quattro anni e che solo da un anno hai imparato a dormire almeno di notte, almeno nove ore di filata, ancora per lasciarti andare hai bisogno di essere convinto, accompagnato, cullato da una voce, ancorato ad una mano.
E se fino a poco tempo fa questo tuo non sonno mi faceva stare male, oggi ripenso con un senso di dolcezza misto a sgomento al desiderio che ho ancora di continuare ad accompagnarti in questo passaggio, di esserne testimone, garante, difensore.
Caterina oggi chiama cabala l’avere figli: avere figli che dormono come sassi oppure che stanno svegli come civette, figli che si lasciano condurre sul ritmo che voi decidete oppure che vi portano a ballare su quello che scelgono loro per voi.
E’ vero, Caterina ha ragione: come aveva ragione quando mi ha detto che i nostri figli sono semplicemente amplificati. Vivono con i sensi all’erta, non si perdono nulla: vogliono tutto, si prendono tutto, assaporando minuto per minuto la loro vita, a qualsiasi ora del giorno.
Ecco, perché poi io e te, Caterina, come siamo?
Non posso che leggerti con un sorriso di dolcezza e comprensione.
Capisco, anche se il Patato e’ piccolo. E’ cabala? Non lo so …
So che “vivere con i sensi all’erta” e’ forse una benedizione (per loro) ma a volte e’ tanto difficile (per noi…)
Assaporare la vita e’ una definizione bellissima che mi sarei persa se non avessi trovato proprio in rete persone che mi hanno aiutata a capire che non ci sono “errori” delle mamme solo bimbi che “bevono la vita” a grandi sorsi!:)
Grazie.
Ti leggo e mi rivedo moltiplicato per due. Quando ti accorgi che si sopravvive romani sorpreso dalle risorse che non immaginavi di avere
bellissimo questo post, bellissima l’immagine di voi che contemplate vostro figlio…
Credo che rileggerò spesso questo tuo post tra meno di due mesi per ricordarmi, comunque vada, che si sopravvive! 🙂
Non ho dormito per quasi due anni. Adesso mio figlio ne ha due e mezzo e da alcuni mesi va meglio, sempre che non ci siano incidenti di percorso, malanni, ecc. Ci sono stati momenti, di giorno e di notte (soprattutto di notte!!!) in cui ho pensato di morire o impazzire. Nessuno lo ha mai definito “amplificato”, ma forse è un termine azzeccato….il mio bellissimo terremoto, l’angioletto occhi blu con il cuore di Braveheart. Ma io questa storia del non dormire non l’ho ancora del tutto superata.
Io ho combattuto pocho con i sonni ma moltissimo con i cibi!
Siamo così come i nostri figli: iperattive, affascinate dal mondo che ci circonda e restie a rinunciarvi anche solo per un momento. Però noi, almeno con gli anni, abbiamo imparato a dormire la notte!
Passerà anche da queste parti, lo so.
E se non passa subito, nel frattempo facciamo cambio un paio di notti 😉
Sai che leggendoti mi viene in mente che siano sbagliate tutte le tabelle che ci danno? Mia figlia ad esempio, secondo quelle, ha il ritmo sonno/veglia di un adulto e noi quello dei bambini (io in particolare)! Si può dire che è tempo di aggiornare le tabelle, proprio come le curve di accrescimento?! Un bacio grande a voi e al bellissimo Pietro!
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