Con uno scarto di un anno e tre giorni presento un libro che consiglio a chi è in cerca di una lettura leggera ma la tempo stesso intelligente: conoscete Duchesne (“Sì, ma con la c dolce. Ducesne”, mi raccomando)?
Duchesne, aka Federico Baccomo, era un blogger, oggi è uno scrittore con due romanzi al suo attivo, Studio illegale e La gente che sta bene. Ho letto il primo e sapete che vi dico? Che mi ricorda tanto la mia prima Milano, quella che mi ha accolto diversi anni fa e che, nonostante me, esiste ancora. Quella del lavoro al costo della vita.
Sono arrivata a Milano sedici anni fa, in un maggio caldo e appiccicoso: sono arrivata incazzata come non mai, intrappolata tra una scelta di cuore (il lavoro di giornalista sottopagato che avevo a Piacenza) e una dettata dalla razionalità, l’offerta in una grande azienda, a Milano, appunto.
Nella mia adolescenza Luca Carboni cantava i soldi lo so che non danno la felicità, immagina però come può stare chi non li ha. Ecco, io più o meno stavo così.
Per più di un decennio sono rimasta invischiata in progetti che richiedevano orari elastici: il che, tradotto, significava iniziare il prima possibile senza avere idea dell’ora in cui era possibile uscire dal palazzo.
Già dopo un anno mi ero iscritta alla palestra lì a fianco, quella che chiudeva a notte fonda e riapriva all’alba (difetti milanesi): così, nel caso avessi avuto una serata organizzata per i fatti miei, uscivo dall’ufficio, entravo nella doccia della palestra, andavo ai miei appuntamenti (per lo più con amici che avevano più o meno i miei stessi orari o che mi amavano abbastanza per sopportarli), rientravo nella doccia della palestra, andavo in ufficio.
Beh, non sarei più in grado di fare una vita simile: e non solo per motivi fisici o per incombenze familiari, ma perché mentalmente non potrei più accettare di cancellare la mia vita per lavoro. Se ripenso a quegli anni ricordo sì la soddisfazione, ma ero sempre sotto pressione, così stressata da pensare in ogni momento solo e unicamente al mio lavoro: anche nel weekend, anche in vacanza.
E’ a tutto questo che mi ha fatto ripensare Studio illegale che narra la vita di Andrea Campi, un giovane avvocato specializzato in diritto internazionale impiegato presso la sede milanese dello studio Flacker Grunthurst and Kropper, dove si occupa di importanti operazioni societarie per conto dei più grandi colossi industriali. Da ragazzo ambizioso, popolare e fidanzato, è diventato un giovane “di prospettiva”: lavora fino a notte fonda, mangia pizza e sushi sulla scrivania, vive con un bonsai e parla con il muro.
Le sue giornate sono frenetiche, governate dai progetti su cui il suo capo lo coinvolge senza tregue: la vita di ufficio viene raccontata con un’ironia sottile, che diventa molto spesso pura comicità. Sì, è un ridere amaro, talvolta, ma è anche un modo per prendere in giro se stessi o, come nel mio caso, qualcosa che si è riconosciuto in tempo.
Due piccoli stralci (presi dal blog, e successivamente rielaborati nel romanzo): il primo sul rapporto con un collega, il secondo riferito a uno dei tanti monologhi, incentivanti e motivanti, del capo.
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Qui in drafting session, il tempo scorre lento. Sto legando molto con un avvocato romano, advisor delle banche. Grasso, sempre paonazzo, con un grosso tatuaggio sull’avambraccio. Se si scalda, balbetta. Qualche volta lo prendo in giro.
– “Ehi, Co-co-co-consob, come stiamo?”
– “Va-va-va-ffanculo”, risponde lui.
Poi mi scaglia una pacca fortissima sulla spalla e mi dice grande Duchesne, senza mai balbettare. Scendiamo di un piano, gli offro il caffé alla macchinetta e lo ascolto. È un appassionato di complottistica e teorie strane. Sa tutto di massoneria, colpi di stato orchestrati ad arte, occultismo, autopsie di alieni. Quando attacca a parlare non lo si può fermare. Sull’11 settembre, neanche a dirlo, fiocca di ipotesi. Dice che c’è pure un fumetto di Topolino che aveva già tutto in nuce.
– Tutto cosa?, lo provoco io, Su, su, non dire cazzate.
– Cazzate? A-a-a-ltro che cazzate. Disney era una massone, lo sanno tutti. Co-co-con i suoi film, i fumetti e tutto il resto non faceva che fa-fa-fare passare messaggi in codice.
– Adesso non mi tirerai mica fuori la solita storia di Bianca e Bernie e la donna con le tette di fuori.
– Bianca e Bernie, bravissi-si-si-mo. Ma fo-fo-fosse solo quello. Per dire, hai mai notato che To-to-topolino è uguale a Minnie? To-to-togli sopracciglia e abiti, e sono proprio u-u-u-guali. E pure Paperino con Paperina, Trudy con Gambadilegno. È come se la Disney veicolasse un messaggio ra-ra-razzista, mogli e buoi dei paesi tuoi.
– Ah. Ecco.
Ho pensato agli investitori italiani. Questo è l’uomo che sta curando i loro interessi. Poi uno dice che manca la fiducia nella ripresa dei mercati.
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– C’è una cosa che va tenuta in mente. Non siamo individui, stolide creature solitarie, sperduti uomini abbandonati. Quella è la condizione dei perdenti. Noi siamo un TEAM. E un TEAM è più di una squadra tradotta in inglese perché fa professionale e importante. Il TEAM è una strategia, il TEAM è un’attitudine, il TEAM è soprattutto un modo d’essere.
Disse il capo.
Per questo stasera un avvocato di 29 anni, dall’aria postribolare e smarrita, un praticante dagli occhi a palla ed io siamo qui a massacrarci sopra un prospetto informativo che dovrà essere pronto entro domani mattina. Siamo un TEAM e dovreste vedere la solidarietà che ci unisce mentre congiuntamente auguriamo la morte al nostro capo che intorno alle 20.00 si è congedato dal “mio TEAM” per una cena, ahimè già fissata da giorni, ma voi, ragazzi, non fate tardi, finite il lavoro però, ma non fate tardi. Finite però.
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Concludo ricordando che Studio Illegale è nato sul web e in due anni da blog si è trasformato in romanzo: se siete curiosi di seguirne la generazione, leggete qui. Da quest’anno è diventato anche un film, alla cui sceneggiatura ha lavorato anche Baccomo.
Con la recensione del libro di Duchesne Studio illegale, edito da Marsilio, partecipo all’iniziativa il Venerdì del libro di Paola, che vi invito a conoscere.
Buona Pasqua cara, è la stessa Milano raccontata in Volevo solo dormirle addosso, dal quale è stato tratto un buon film anni fa, con Giorgio Pasotti. A Presto
Grazie per questa segnalazione, cercherò il film.
E auguri di cuore a te.
http://www.inmondadori.it/search/?g=il+principe+senza+regno+bruno&swe=N&gOld=il+principe+senza+regno&search-input=active
Date: Sat, 30 Mar 2013 14:17:32 +0000 To: brunopvt@hotmail.it
Sai che forse ne avevo già sentito parlare? Lo leggerò presto, in questo periodo mi sto dedicando agli autori italiani.
Buona Pasqua!
Se lo leggi commentiamo insieme alla prima occasione;)
Auguri!
Non ne avevo mai sentito parlare prima, ma giusto una settimana fa ero in libreria con un’amica che appena visto il suo secondo libro l’ha comprato subito dicendo: “ma come non lo conosci? Ci hanno pure fatto un film e hanno girato alcune scene qui Gallarate”…ora, a distanza di pochissimo, ne parli anche tu.. Non posso fare altro che prenderlo come un segno, e leggerlo 🙂
Io non ho visto il film, ma credo di avere capito qual è la scena girata a Gallarate.
Auguri!
Ho conosciuto anche io il mondo ad un solo comandamento: “il lavoro sarà il tuo dio”, quello milanese doc, da cui son contenta di esser scappata…
Ciao Grazia!
C.