Chi era Yukio Mishima

Trastulli di animali di Yukio Mishima

Diciamolo: prima di leggere Trastulli d’animali, non avevo mai sentito nominare lo scrittore giapponese Yukio Mishima.

Trastulli d’animali, edito in  Italia da Feltrinelli, è un romanzo breve, di quelli da leggere in un pomeriggio o in una serata, girando pagina su pagina presi dal racconto.

In quel breve lasso di tempo permette di entrare in contatto con un mondo e una cultura lontana, quella di inizio secolo scorso nel Paese del Sol Levante: una società sospesa in un tempo a prima impressione lieve, ma che si scopre via via molto più complesso e, appunto, lontano.

Trastulli d’animali racconta una storia d’amore il cui triste destino è già presente all’inizio: i protagonisti sono tre, una giovane e bella signora (Yuko), il marito di lei (Ippei) e il giovanotto Koji, pazzo d’amore per Yuko.

I tre si rincontrano dopo che Koji esce dalla prigione: vi ha appena scontato due anni per l’aggressione che ha reso per sempre invalido il marito dell’amata. Nonostante questo episodio, moglie e marito lo accolgono e lo assumono nella loro azienda agricola (coltivano fiori e piante) sita sulla paradisiaca penisola di Izu.

Ippei sembra assente, incosciente, privo di ogni reazione a quello che comunque non può non vedere accadere attorno a sé: presto la coppia di amanti, la cui passione continua a bruciare, si sente ossessionata dalla sua silenziosa presenza. E la situazione, piano piano, scivola in un epilogo sanguinoso.

Mishima si chiamava in realtà Kimitake Hirakoa: è stata una presenza alquanto importante per la storia culturale del suo paese, che ha amato e difeso, a modo suo, con la vita.

Devo ammettere che il mio interesse per questo autore è nato proprio dopo avere conosciuto alcuni dettagli della sua vita e, soprattutto, della sua morte.

Della sua vita: lo scrittore giapponese nasce nella casa dei suoi nonni paterni, assieme ai quali vivevano i suoi genitori. La nonna, una donna che aveva sofferto a lungo a causa di un matrimonio infelice, vede il nipote come una proprietà personale e ne viene ossessionata arrivando ad usurpare il ruolo della madre. Lo tiene in pratica prigioniero nella sua stanza fin dalla più tenera età, consentendo alla madre di visitarlo solo ogni quattro ore per allattarlo. La situazione si protrae per molto tempo: solo verso i nove anni di Yukio la madre riesce a sottrarglielo.

Della sua morte: il 25 novembre 1970, dopo avere occupato simbolicamente il ministero della difesa giapponese, in diretta televisiva, Mishima pratica il seppuku, il tradizionale taglio del ventre rituale con la katana, suicidandosi. Lo fa dopo avere tenuto un discorso alla nazione, un discorso in cui esalta lo spirito del Giappone, che identifica con la figura dell’Imperatore, condannando la costituzione del 1947 e il trattato di San Francisco che hanno condotto all’occidentalizzazione del Giappone e alla sua perdita di identità culturale.

Sul biglietto che lascia scrive solamente: La vita umana è breve, ma io vorrei vivere per sempre.

Per conoscere meglio la storia e la produzione letteraria di questo autore, suggerisco la lettura del saggio Mishima o la visione del vuoto della bravissima Marguerite Yourcenar.

21 pensieri su “Chi era Yukio Mishima

  1. Un paese ed una cultura che da sempre mi affascinano… …avevo sentito la storia di Mishima, cercherò il libro (anzi i libri, quello suo e quello della Yourcenar).

  2. io adoro da sempre la letteratura giapponese ma questo autore non lo conosco (o forse si….vatteli a ricordare i loro nomi cosi complicati!!!).Non a caso in questi giorni sto leggendo Kenzaburo Oe.
    Non ho letto la trama del libro che ci racconti… ma sono passata subito a leggere i dettagli della vita dell’autore.
    Lo leggerò sicuramente!!!
    Grazie per la segnalazione!!

  3. Grazie del post e bella la foto, non avevo approfondito l’infanzia di Mishima. Per chi, oltre alla letteratura, cerca spunti su comunicazione e psiche consiglio dello stesso autore: Musica.

  4. Io avevo letto al liceo “La voce delle onde”, ed è stato il primo incontro con la letteratura giapponese che sento ancora lontana, ma mi affascina. Magari riparto proprio da Mishima.

  5. essendo appassionata di Giappone, ho letto molti autori contemporanei e moderni. credo che occorra entrare nella mentalità giapponese per potere apprezzare fino in fondo questi lavori, diversamente il rischio è di perdere molto per strada, visto che spesso ciò che viene omesso è quasi più importante di ciò che viene descritto, e un piccolo particolare che a noi sfugge può essere risolutivo. Mishima è certamente uno degli autori più noti e importanti del panorama letterario contemporaneo e vale la pena farne la conoscenza.

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