Autoritratto

Grazia Klimt.jpg

Ho ricevuto un dono molto speciale a Natale: sono diventata un’opera d’arte.

Il Ritratto di Emilie Floge di Gustav Klimt ha subito una leggera rivisitazione. Grazie Stefano.

Ho così il pretesto per rivedere la pagina About e per riportare uno scritto di tanti, tantissimi anni fa: si intitola proprio così, Autoritratto, è l’esercitazione di un corso di scrittura creativa frequentato con passione. Sorprendentemente, ci ho trovato ancora tanto di me – scritto non più tardi di ieri, direi.

Pubblicato sulla rivista Ulisse, è un ritrovamento felice avvenuto tra i cassetti della mia stanza dell’infanzia: sì, nei giorni di festa ho trovato il tempo per dedicarle sguardi e pensieri.

Inizio così il mio 2013: con qualche giorno di ritardo, è vero, ma anche questo fa parte di me.

Autoritratto

Quando frequentavo il liceo svolsi un tema con questo titolo: Autoritratto, credo, o Ritratto di te stesso, che è poi la stessa cosa.

Riempii un foglio protocollo a righe con profonde riflessioni sulla mia natura e sulla mia nuova saggezza. Ero infatti convinta di avere subito un importante processo di maturazione e di esserne il frutto compiuto, finito, esaurito.

Scrissi del mio carattere indipendente, della mia totale fiducia negli uomini, dei miei valori: libertà, amore coerenza. Un passaggio formidabile fu quello in cui parlai dei miei conflitti con la religione: non mi fu difficile motivarli, avevo appena letto Perché non sono cristiano.

Ci misi tutte le cose che amavo: fiori poesie città animali fiumi professioni, come nel gioco alternativo alla battaglia navale. Mi ergevo a giudice dei miei coetanei, per niente responsabili, per niente impegnati nella ricerca del vero. Erano ancora nel gruppo o solo sparute individualità che si identificavano in relazione agli altri.

Io no. Io – individuo autonomo, autoctono, pragmatico.

Misi l’aggettivo pragmatico senza conoscerne a fondo il significato e non ero nemmeno sicura su autoctono. Ma quel tema non venne mai corretto: faceva parte di uno spesso pacchetto di doveri natalizi, inflitto più per supplizio che con finalità didattiche. Rimase lì, tra le carte.

Intanto gli anni passavano e io andavo all’università, mi innamoravo, andavo a ballare, mi ubriacavo, viaggiavo, piangevo e scrivevo. Aggiunsi la tolleranza ai miei valori e anche l’onestà, ma più che altro speravo che fossero gli altri ad essere onesti con me. Continuai ad amare i campi di papaveri e le notti stellate, i pioppi allineati e i rumori delle stazioni ferroviarie: le trame drammatiche, l’odore dell’erba appena tagliata, l’acqua gelata dell’oceano, L’amico ritrovato.

Continuai il mio viaggio e quando diventava troppo vuoto cercavo di renderlo più complicato, più vissuto. Feci un corso di giornalismo e riempii anche gli ultimi spazi rimasti del mio tempo. Scrivevo di persone morte, di incidenti stradali, di discariche che nessuno voleva, di iniziative benefiche, di feste campestri. Mi pagano per questo.

Non sono cambiata dal mio tema scolastico. Anche oggi vivo sempre nella presunzione di essere il prodotto finito di un cambiamento. Qualcosa in più c’è: il sospetto, il dubbio, un tarlo improvviso che mi costringe a rivedere tutto, esperienze ed aspettative.

Sarà sufficiente?

17 pensieri su “Autoritratto

  1. è strano, ieri sera rispondendo a una domanda che mi è stata fatta (leggerai, se avrai voglia) e mettevo in luce proprio la facoltà di poter evolvere sempre e il fatto che questa cosa la si capisce troppo tardi… ci troviamo lì entrambe, a fissare il tarlo 🙂
    buon anno!

  2. Grazia e Klimt insieme…bel connubbio. Io vorrei continuare a leggere i tuoi cambiamenti per molto tempo ancora…
    A proposito è da mercoledì che ti aspetto, fai un salto tra le mie righe così capisci il perchè ?

  3. Grazia, che bel ritratto…Non so scegliere tra quello fatto da Stefano e quello scritto da te. Mi ci ritrovo molto in quello che hai scritto. A parte il corso di giornalismo e il fatto di ubriacarsi. In questo sono davvero una morigerata. Astemia fino a pochi anni fa. Restia all’alcool quasi fossi una novizia uscita da “Storia di una capinera”. Giusto da un po’ di tempo a questa parte mi piace assaggiare vini e liquori. Eheh… Il corso di giornalismo invece proprio mi manca.
    Torno a scrutare il tuo ritratto. Fatico ad immaginarti fatta di un vero volto. Per me sei le parole che scrivi qui. Che strana sensazione…

    • Capita sempre a che a me, quando vedo il volto di una persona che ho conosciuto sempre e solo attraverso quanto scrive.
      Sensazione strana, ma spero non sconvolgente 😉

      Io non avrei mai potuto essere astemia: i miei avevano un’azienda vitivinicola, sarebbe stato uno spregio!

  4. bellissimo questo autoritratto, sia quello scritto, sia quello dipinto (adoro klimt). anche io penso di aver vissuto parte della mia adolescenza con la convinzione di avere una consapevolezza superiore, un’identità più definita rispetto agli altri sedicenni. ma probabilmente lo credono tutti.
    🙂
    è un piacere scoprirti. e forse finalmente ce la farò a leggere L’amico ritrovato.

    • Benvenuta Francesca!

      Oggi è stata una giornata preziosa, grazie al Blog di Valentina ti ho scoperta e mi ha fatto molto piacere leggerti: continuerò a farlo con grande piacere, abbiamo in comune molte cose e il tuo talento è coinvolgente e ispiratore.

      E…leggi L’amico ritrovato e riparliamone 🙂

      Un sorriso
      Grazia

  5. Pingback: Sono Roba Carsica | ToWriteDown

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