OVVERO DI UNA VITA DIMENTICATA
A febbraio 2012 Fazi Editore ha pubblicato per la prima volta in Italia la traduzione del romanzo Stoner di John Edward Williams che, apparso per la prima volta nel 1965, è stato riscoperto nel 2006 grazie alla New York Review of Books.
Insomma, un libro perso e ritrovato: così osannato da critica e pubblico da fare temere l’orchestrazione di una strategica campagna di marketing per un prodotto scarso. No, non è così.
E dopo averlo letto la domanda affiora da sé: ma dove sei stato per tutto questo tempo, John Edward Williams?
Il romanzo racconta l’esistenza di William Stoner a partire dagli anni Dieci e fino agli anni Cinquanta del Novecento: figlio di contadini, Stoner sembra essere predestinato a una vita di fatica e di desolazione, ma grazie allo studio riesce ad affrancarsi dal destino diventando (quasi suo malgrado) docente universitario.
Si sposa, ha una figlia, si innamora di un’altra donna: conduce giorno per giorno un’esistenza piatta, quasi rituale. Gli capita di affrontare i cambiamenti dei tempi, un ambiente professionale talvolta avverso, fino al pensionamento, alla malattia, alla morte.
Una storia con pochissimi elementi che, per magia, sanno trasformarsi, e una vita minima, quella di Stoner, quella uguale a tante altre, diventa un appassionante viaggio nel suo essere, nel suo esserci, nonostante tutto.
L’edizione italiana presenta una postfazione firmata da Peter Cameron (qui scrivevo di lui) che vale la pena lasciare, giustappunto, alla fine.
Estrapolo qui solo l’analisi che riguarda la scrittura, non la storia: quella vorrei che fosse letta da più lettori possibile. Vale davvero il tempo che richiede per la sua lettura: perché se la vita di Stoner potrà sembrare inutile (e non lo sembrerà) la qualità della scrittura non potrà passare inosservata.
Cameron si interroga sul miracolo letterario che sembra essere Stoner: la maggior parte degli scrittori, buttato giù il primo paragrafo del romanzo, avrebbero rinunciato (…) non sembra materia molto promettente per un romanzo e tuttavia, in qualche modo, quasi miracoloso, John Williams fa della vita di William Stoner una storia appassionante, profonda e straziante (…) la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria.
Come Cameron, leggendo Stoner ho pianto: perché la vita si sente vicina, in ogni sfumatura, in ogni dettaglio. Così vicina che non è possibile non parteciparla, non sentirsela addosso, come una pelle che si consuma.
E l’emozione data dalla letteratura diventa indelebile, profonda.
Una nota dedicata a Stoner coinvolgente e convincente, decisamente da un autore da scoprire.Saluti!
Quando lo leggi mi piacerebbe parlarne!
Auguri per il 2013, di cuore.
Grazia
Senz’altro 🙂 Buon Anno anche a Te!
Iwona
Commuoverei per un libro non è cosa comune. Se è successo credo valga veramente la pena di leggerlo. Sembre bei consigli tu eh???!!!!
Grazie!!
Stoner vale, oh se vale.
Leggilo, sono certa che non te lo leverai di testa per un bel po’.
Avevo preso in mano “Stoner” qualche settimana fa e mi ero avviata alla cassa della libreria. Però c’era fila, io avevo poco tempo e la spesa da fare mi attendeva impaziente. Ci ho lasciato un po’ il cuore, perchè mi ispirava molto, anche se avevo qualche timore di rimanerne delusa. Adesso so che è stato un peccato, cui dovrò molto presto rimediare.
Vale, vale…