La scorsa settimana Valentina pubblica su DMBambino un articolo dedicato alla convivenza tra gatti e bambini piccoli, un ritratto a tinte pastello di una bellissima esperienza. Lo leggo e poi passo la giornata con un dolore fisso dentro: finché decido di dirlo, o meglio, di scriverlo.
Putroppo non ho avuto la fortuna di Valentina ed è questa consapevolezza ad acuire il dolore e a rendere più forte il senso di inadeguatezza che sento.
Per per tutta la mia vita ho vissuto con gatti: quelli di mia nonna, quelli di mia madre, i miei. Generazioni di gatti: alcuni siamesi, un bellissimo certosino femmina che portava orgogliosamente il nome di Margot (la compagna di Lupin III, non la protagonista di Beautiful, please) e tantissimi soriani.
Il mio micio personale (ché in famiglia non si scendeva mai sotto il numero di tre) veniva chiamato sempre e immancabilmente Minnie May: è il nome della sorellina di Diana Barry, la migliore amica di Anna dai capelli rossi e dai tetti verdi, creazione della scrittrice canadese Lucy Maud Montgomery.
Ecco perché a Milano ho abitato con una Minnie May V (portava con onore l’indicazione della quinta gatta con questo nome), bianca e nera, morbida e impertinente: poi è arrivato anche lui, immensamente nero Furia.
La nostra è stata per diversi anni una famiglia a quattro perfettamente organizzata attorno ai bisogni e alle preferenze di ogni componente: erano i miei figli, e avevano anche un papà.
Poi è arrivata la mia gravidanza e insieme la mia sicurezza: andrà tutto bene, anche lui, il nostro cucciolo, li adorerà e loro adoreranno lui. E i libri letti per prepararmi, i vestititi portati a casa dall’ospedale senza lavarli e messi nelle loro cucce per abituarli al suo odore.
All’inizio è andato tutto abbastanza bene: ho bellissime foto di allattamenti con fusa incorporate, e tentativi di leccatine ronfone. Dopo qualche mese, però, sono iniziate le prime difficoltà: loro avevano deciso che lui era un estraneo. Non era più il terzo cucciolo, era semplicemente altro. E’ successo tutto molto all’improvviso e io non ho saputo, potuto trovare molti rimedi, presa dalla gestione di un neonato per niente facile e da un post partum un po’ complicato.
Così la Minnie ha cominciato a chiedermi sempre più spesso di uscire: passava intere giornate (invernali) fuori, tornando solo la sera. Mentre Furia si rifugiava sotto i mobili, visibilmente infastidito dai pianti di mio figlio. Una sera lei, la mia Minnie, non è più tornata: a nulla sono valse le mie ricerche che, non mi vergogno a dirlo, sono durate quasi un anno e hanno battuto una zona ampia quasi quanto mezza provincia.
E’ ancora oggi tra i dolori più grandi mai provati, e chiedo scusa se offendo qualcuno scrivendolo. Mi piace pensare che abbia solo deciso di cambiare casa.
Furia, rimasto senza la sorella, ha sofferto tantissimo, senza grandi riprese. La mazzata finale è stato un trasloco, che lui non ha mai accettato e che ha voluto contestarci non uscendo dalla lavanderia della nuova casa per diversi mesi. Fino a qualche mese fa, d’estate, quando ho capitolato e deciso di darlo in adozione a mia madre e a mio padre.
Con loro si è ripreso completamente, è tornato il gattone simpatico, affettuoso e un po’ rompiscatole di sempre. E io sono rimasta senza gatti.
In casa mi resta il loro ritratto, dono di nozze di un’amica artista che, sul retro, ha voluto scrivermi questo:
Perché questa vita insieme possa donarvi poesia e dolcezza, tripudio e follia.
Perché possa farvi volare fino alle stelle e conoscere la profondità degli oceani:
e infine, come gatti, sia morbida fiducia e casa.
E’ vero: un gatto è casa. E io voglio che tornino a casa.
Il tuo racconto mi ha commosso! Io ho una figlia, un gatto e un cane…arrivati proprio in questo ordine! La bipede è gelosa del cane (che è più “mio”), così ha deciso il gatto è il “suo”. Tutti insieme cerchiamo un equilibrio ogni giorno. I tuoi gatti sono felici comunque….ma ora potresti regalare un gattino al tuo bimbo….e insieme diventare tutti padroni di casa! Un abbraccio
Hai ragione Elena, alla fine andrà proprio così: un gattino adotterà mio figlio e la nostra casa 🙂
Spero solo di non dover attendere troppo tempo.
Buona giornata
Amen!
Mi spiace tantissimo per la miciona! Ho letto di altri casi in cui gli animali di casa sembravano accettare il nuovo venuto per alcuni mesi, prima di rifiutarlo… Sembra che si accorgano che il nuovo esserino sia “altro” da loro solo quando comincia a gattonare e a camminare.
Un saluto a Furia. 😉
E’ capitato quando mio figlio ha cominciato ad avere uno spazio suo: usavo una specie di nido, un tappeto gioco che gli permetteva di stare seduto. Devono averlo vissuto come un inizio di invasione.
Furia ricambia con tante fusa 😉
I gatti sono animali enigmatici ma interessanti, io ho avuto una gatta per tantissimo tempo a casa di mia mamma, ma l’anno scorso è morta… si chiamava Pepita (Giuseppina in spagnolo)…
Spero che Pepita abbia avuto una lunga e soddisfacente vita felina
Anche io ho dovuto dare ad una famiglia per bene il mio cane dopo la nascita di mio figlio (è una lunga storia)….ed ogni tanto ancora me lo sogno…….
Prima o poi me la dovrai raccontare
Anch’io ho una storia triste su Toto che si trasferi` con noi da Roma quando ero piccola. Divento` selvatico e torno` da noi solo quando gli si cario` un dente per farsi curare, poi scappo` di nuovo. Fu mangiato. Giuro. Un vecchietto che viveva ancora come ci fosse la guerra lo acchiappo` e lo fece in padella. Ed io trovai la sua pelle. Oltre alla perdita il trauma. Non mi sto inventando niente, e` andata esattamente cosi`. Ma i piu` avuto gatti ovviamente.
Scake
Che storia brutta mi hai raccontato, Scake 😦
Mi chiedo come hai fatto a superarla…
La tua Minnie May sarà al sicuro da qualche parte, ne sono sicura! Ti abbraccio.
Un sorriso alla Vale che mi ha fatto scrivere tutto questo
In passato non amavo molto i gatti. Ho sempre preferito i cani. Vittima del fatto che fin da piccola ti insegnano che i gatti sono traditori, i cani invece fedeli. Con l’avanzare dell’età, invece, ho incominciato a guardare con occhi nuovi i felini. La loro indipendenza, la loro vita libera, il loro modo di sfruttare abilmente ed irresistibilmente l’uomo. Qualche anno fa trovai una micetta e la portai a casa. Si chiama semplicemente Micia. La tipa in questione però è davvero mezza selvatica ed ha un carattere non proprio eccellente. Non ama molto le coccole. Ne tollera poche. Poi si ribella. E non solo. Talvolta è un po’ aggressiva. Da prima che nascesse Miranda in ogni caso non è più entrata in casa. In passato, nella casa in cui abitavamo prima, abbiamo sempre tenuto i cani in casa, ma da quando siamo arrivati in questa nuova e poi, ancor più, dopo l’arrivo della bimba, abbiamo deciso di lasciarli fuori. Soprattutto il mio compagno tiene molto a questa cosa. Così il nostro cane entra solo d’inverno, quando fa molto freddo. La Micia, invece, fa ormai vita completamente libera. Non so se sia giusto o sbagliato, ma, a parte questo, la vita della nostra gatta è avventurosa. Gira per la campagna e i boschi qui di fronte. Ci segue nelle lunghe passeggiate per la campagna insieme al cane e ha trovato una seconda casa. Una specie di tunnel di scolo a 2-300 m da casa. Tanto che, quando andiamo a passeggiare qui di fronte, capita di passare nei pressi di casa sua e di chiamarla e lei arriva. C’è un gatto randagio che le dà sempre la caccia e che noi chiamiamo scherzosamente (ma non troppo) “il gattaccio”. Miranda anche stasera girava per casa dicendo “Gattaccio! Gattaccio!”
Mi piace pensare che la Micia è libera e indipendente e che in questo momento, mentre io scrivo al pc, sia a caccia nel buio della notte. Eppure ogni tanto mi manca un gatto affettuoso, un gatto che mi si accoccoli in grembo facendo le fusa, un gatto che anche mia figlia possa accarezzare senza che ci sia rischio di qualche graffio o morso. Insomma mi manca il gatto che non ho mai avuto e di cui ho sentito tanto raccontare da mia mamma e dai libri.
Una volta ho letto da qualche parte un modo di dire inglese: “A house without a cat is not a home”. Non so se sia davvero così e non voglio con questo demoralizzarti ancora di più. Magari in futuro potrai riprovarci. Magari Pietro un giorno tornerà a casa con un gattino e tutto ricomincerà.
Un abbraccio
PS: Scusa la lunghezza del mio commento, in effetti davvero un po’ eccessiva. 😀
A me i tuoi trattati piacciono tantissimo, Tamara, quindi non scusarti e, ti prego, continua a regalarmi pezzetti della tua vita.
A presto!
PS: Scusa le numerose ripetizioni di cui mi sono resa conto rileggendo ora il commento, ma ho un sonno tremendo e non connetto molto. 😀
Eccomi qui con la mia esperienza… Lo sai, anche per me è stata una botta, non ho mai ‘abbandonato’ un gatto in vita mia, e Madou lo avevo cercato più del figlio! Mi sono sentita un fallimento. Ma era la cosa giusta per tutti e soprattutto per lui. Il problema non erano tanto i due bimbi nuovi, ma erano le due case nuove (diverse e inadatte), praticamente cambiate una dietro l’altra, a distanza di un anno e mezzo… E davvero un gatto è casa. Ora Madou è tornato il gatto serenamente stronzo e sornione che ricordavo prima dei traslochi, finalmente di nuovo re della casa. L’ho rivisto dopo più di un anno nella sua nuova famiglia e sapere che sta bene ed abbiamo fatto la ‘cosa giusta’ mi aiuta ad accettare questo ‘fallimento’.
La sensazione di fallimento la conosco bene.
Comunque Madou mi piacerebbe rivederlo!
Come ti capisco, Grazia.
Da quando ho 16 anni per me casa=gatto.
In questo momento sto vivendo un grande dolore, di cui ho parlato qualche post fa: il mio bimbo è risultato molto allergico al pelo di gatto e ha frequenti attacchi d’asma, per cui io sono costretta a trovare una nuova famiglia alla mia micia Smilla, che mi accompagna da 8 anni.
Separarmi da lei sarà veramente una prova dura, che eviterei volentieri se potessi. E, purtroppo, non ho familiari che la prendono.
Un abbraccio,
a presto!
🙂
Ciao mia cara,
avevo letto il tuo post, anche se non avevo lasciato traccia del mio passaggio (purtroppo nell’ultima settimana il tempo è stato poco): non sai quanto ti sono vicina e quanto ti capisco!
Tra l’altro leggendoti ho sorriso: Smilla è il nome di un personaggio femminile che amo molto (e anche tu credo) che effettivamente presenta caratteristiche molto feline. E’ veramente un nome da gatto 🙂
Se non hai parenti che ti possono aiutare prova con gli amici, con i conoscenti, con i conoscenti dei conoscenti: fai tutti i tentativi che ti sono possibili, Smilla se lo merita.
E tienimi aggiornata.
Sto provando, ma senza esito…
Smilla: ho amato nome, personaggio e libro immediatamente! Amore a prima vista!
E quando ho incontrato la mia micia, così bella e con quel candore speciale nelle parti di pelo bianco, non ho neanche dovuto pensarci, il nome è uscito da solo.
Naturalmente non ho guardato il film.
A presto!
🙂
Spero che tu riesca a trovare una soluzione felice per la tua famiglia e per la miciona.
Una carezza a Smilla!
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