Il Senso del Kairòs

 

Non sono scomparsa, non sono nemmeno in vacanza: sono alle prese con il mio kairòs personale che ha sconvolto in mio kronos quotidiano, in barba di quel ainon che mai raggiungerò. Forse.

 

Reminiscenze scolastiche: aion rappresenta l’eternità, l’intera durata della vita,  e kronos lo scorrere delle ore, le dimensioni di passato presente e futuro.

Per ricordare questo tempo, per mettere i paletti in questa distesa di secondi, minuti, ore, giorni, ecco il kairòs, l’occasione, il momento propizio. Il fermo immagine dei nostri personalissimi film.

Eccolo qui, il mio kairòs agostiano: sei lunghi giorni senza mio figlio.

Lui (con gatto al seguito) è già da un paio di giorni in vacanza in campagna dai nonni, e io mi ritrovo da sola con la mia vita (lavoro, marito, amici, casa, libri e scrittura) per la prima volta da tre anni, tre mesi e due settimane circa.

Avessi il senso del kairòs potrei rallegrarmene.

Invece sono partita malissimo:

• sto lavorando molto più del solito ed esco tardi dall’ufficio
• ho pulito a fondo frigorifero e freezer, e guardo il forno meditabonda
• per avere più tempo per le pulizie, ho sospeso la terapia dal chiropratico, e speriamo bene
• ci sto mettendo più del previsto per terminare il bellissimo libro di Trevi dedicato a Pasolini
• le parole non vengono e scrivo pochissimo
• mio marito, praticamente in lutto stretto, ogni tanto se ne esce con alcune delle frasi giocose che scambia con Pietro e mi guarda speranzoso che gli faccia da spalla

Il mio kairòs, il tempo di mezzo nella pianura della vita, il mio momento nel quale qualcosa di speciale solitamente accade, resta incastrato, frustrato.

E se kronos è quantitativo, kairòs resta qualitativo: e se il mito greco vuole kronos vincente e kairòs perdente, dovrò per forza inventarmi qualcosa per ribaltare le cose.

Tipo fermare il tempo.

 

(tutte le immagine sono tratte da http://klappersacks.tumblr.com/)