– Ma perché lasci che si sporchi tutto in questo modo?
– Non puoi dargli un giornale da tenere sotto mentre usa gli acquarelli?
– Guarda che così spargerà farina ovunque…
Chi pronuncia queste frasi in casa mia è solitamente mia madre, preoccupata per il decoro degli ambienti; raramente mia suocera, ma solo perché la si vede poco; qualche volta io, quando a un certo punto i colori finiscono sul muro e la farina sul tappeto, e mi ritrovo a dirmi ma chi me lo ha fatto fare.
Sia io che mio marito in certi ambiti siamo abbastanza laschi con Pietro: quando si tratta di dare sfogo alla fantasia, di usare materiali e strumenti nuovi, di sperimentare e di scoprire lasciamo correre. Soprattutto in estate che è un tempo lento e libero per tutti, bambini in testa.
E’ che in passato entrambi abbiamo subito, in momenti diversi della nostra vita, imposizioni e limitazioni che, rielaborati e riletti con occhi consapevoli, sono stati veri e propri killer creativi.
Per mio marito i killer si sono messi in azione presto, in età scolare, con insegnanti che definire rigidi e tradizionali è fargli un complimento e senza il supporto di un ambiente famigliare, che vede ogni tendenza artistica con sospetto. Il fatto di essere stato costretto a ripercorrere strade già battute e la richiesta implicita di uniformarsi a certi atteggiamenti gli ha fatto perdere, secondo me, la possibilità di sviluppare alcuni talenti che avrebbero potuto fornirgli strumenti in più nella vita.
Diverso è stato il mio caso, in quanto i miei killer creativi sono arrivati tardi, tanto che ho pure impiegato molto tempo ad individuarli e a capire cosa mi stava succedendo. Sono stata una bambina molto fortunata, mia madre, quella che si preoccupa del decoro della mia casa, non ha mai fatto altrettanto con la sua e insieme a mio padre ha sempre cercato di aiutarmi a capire quali fossero le mie tendenze artistiche e a svilupparle: del resto sono loro che oggi regalano a mio figlio strumenti musicali e materiale pittorico.
Figlia prima, studentessa poi, sono stata fortunata e ho sempre trovato chi ha cercato di stimolare la mia fantasia, consentendomi di dare sfogo alla creatività in modo libero e senza censure, sia nel privato che, successivamente, in contesti aziendali, che, per loro natura, pongono degli ovvi limiti.
A un certo punto però mi sono accorta che diverse figure, sia al lavoro che fuori, avevano creato delle vere e proprie barriere e condizionavano il mio modo di essere: è una storia lunga, questa, magari ci tornerò in futuro, qui l’ho introdotta per dire che i killer creativi capitano ad ogni età e superarli costa fatica, ed è per questo che come genitori vorremmo evitarli il più possibile a nostro figlio.
Come fare? Esistono diversi studi sul tema della psicologa Theresa Amabile, docente ad Harvard e studiosa dei temi legati alla scrittura e più in generale alla creatività, da cui è possibile estrapolare alcuni concetti di semplice applicabilità anche nel quotidiano: nella sua opera Growing up creative: nurturing a lifetime of creativity identifica alcuni killer creativi che, più o meno consapevolmente, genitori ed educatori mettono in atto nei confronti dei bambini.
Alcuni sono molto banali, come il sottoporre ogni attività a una valutazione (creando quindi preoccupazione per il giudizio degli altri) e a una ricompensa.
Inizialmente, infatti, è importante che un bambino si occupi solo del piacere che trae da ciò che fa, senza pensare a cosa dirà un adulto del suo lavoro; così come bisogna fare attenzione ad usare in modo continuativo forme di ricompensa, come denaro, ma anche regalini (anche solo medaglie) oppure la promessa di altri momenti insieme. Gli studi della dottoressa Amabile hanno dimostrato infatti che per un bambino la motivazione a fare qualcosa, il senso che quel qualcosa valga la pena di essere fatto per se stesso e non per una sua diretta conseguenza, diminuisce quando chi lo compie viene ricompensato per farlo.
Anche un eccesso di zelo da parte degli adulti nel sorvegliare e controllare le attività dei bambini può influire negativamente sullo sviluppo della loro creatività: infatti i bambini, sentendosi osservati, non sempre fanno quello che vorrebbero fare veramente, così come sentirsi dire come procedere esattamente toglie il piacere della scoperta, dell’esplorazione, dell’errore.
Altri killer creativi individuati dagli studi della dottoressa Amabile sono, a mio parere, meno scontati: due in particolare, la competitività e il mettere a dura prova.
Essere in grado di operare in ambiti altamente competitivi e sotto pressione sono considerate per un adulto due qualità fondamentali, in ogni ambito: quindi può sembrare strano che queste due caratteristiche siano considerati killer creativi, ma per svilupparle il bambino non deve incontrarle troppo presto.
Mettere i bambini in situazioni competitive, situazioni in cui si è o vincitori o perdenti, senza vie di mezzo, crea stati d’animo ansiosi che bloccano la creatività: così facendo, si mettono i bambini in situazioni rigide da cui non è possibile uscire se non rispettando le regole, e pertanto in cui non è possibile creare alternative. Ogni bambino deve poter trovare la sua soluzione, la sua strada, e deve poterlo fare con i suoi tempi e con le sue capacità.
Infine, creare un’atmosfera carica di aspettativa attorno al bambino lo mette sotto pressione: se le cose non vanno come l’adulto aveva anticipato, il bambino può perdere fiducia in se stesso e perdere interesse per ciò che fino al giorno prima aveva amato fare.
Tirando le somme, credo sia possibile affermare che i killer creativi arrivano ai bambini attraverso gli adulti e il loro modo errato di porsi nei confronti dell’infanzia: riconoscerla, questa infanzia, che di per sé è già sinonimo di creatività, dovrebbe essere sufficiente per evitare tanti errori.
Corriamo il rischio di incontrarli tutta la vita….lasciamo che almenpo i bimbi li incontrino più tardi possibile, quando hanno almeno una buona stima di sè….
I riccioli di Pietro sono adorabili!!!!
Beh, scantonarli del tutto è davvero difficile.
I ricciolini sono stati tagliati per l’estate, torneranno con furore in autunno!
Io li ho incontrati i killer creativi e ancora oggi risento delle conseguenze…sto cercando con la mia bimba di non diventarlo…ma non è facile scrollarsi di dosso certe tendenze. Belli davvero i ricciolini…
Ciao Verdiana,
mi accorgo ogni giorno come sia difficile mettere in pratica un atteggiamento che eviti a mio figlio di crearsi dei preconcetti o dei pregiudizi: alla fine ogni cosa che gli spiego o gli introduco contiene di per sé il mio giudizio, il mio modo di vedere le cose.
E creare così, inconsapevolemtne, delle barriere alla sua creatività è un attimo.
Quello che dici, infatti, è quello che un po’ mi angustia. Mentre leggevo il tuo post, in effetti, sono stata presa da un’ondata di dubbi. Nel senso che a furia di leggere libri di un certo tipo e di fare riflessioni conseguenti, ecc., ho paura di commettere con Miranda degli errori di questo tipo. Quanto i killer creativi hanno influito su ciò che sono? Quanto io sto influenzando mia figlia, anche se a fin di bene? Così si finisce per avere quasi paura di muoversi…
E’ inevitabile trasmettere ai propri figli il proprio modo di vedere le cose. Il difficile è il saper fornire loro gli strumenti per decidere il loro modo di vederle, che non necessariamentte deve coincidere con il nostro.
Mannaggia ai killer creativi…e forse lo siamo un po’ tutti, prima di tutto di noi stessi…
Per non lasciare nulla al caso io sono sempre stato il Killer di me stesso.
Saperlo è già qualcosa
Mi sono ripreso molto sul tardi (per lo meno per la creatività “fisica”, quella scritta c’è sempre stata). Ora è la pigrizia a rallentare i miei lavori modellistici ^_*
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