Siamo alla fine di un ciclo, quello dell’asilo nido.
Pietro lo frequenta da quando aveva cinque mesi (e tre giorni): ricordo ancora la telefonata della responsabile del nido, Daniela, che mi chiamava per avvisarmi che avevo scalato le posizioni dei fuori graduatoria, e che alla fine ce l’avevamo fatta, eravamo nel gruppo dei piccoli da settembre.
Era giugno, Pietro non aveva ancora due mesi e io scoppiai a piangere: e non di felicità.
L’avevo iscritto al nido comunale alla fine di aprile, giusto un paio di giorni prima della chiusura delle iscrizioni: lui era al mondo nemmeno da due settimane. La speranza di essere presi era molto bassa: unico nido comunale del paese, i fuori graduatoria si aggiravano solitamente tra i quaranta, cinquanta bambini. E noi eravamo tra questi.
Ma era la mia unica speranza di mamma lavoratrice a tempo pieno, lontana da ogni aiuto famigliare e senza rete di protezione: in mancanza dei nonni, la scelta era tra una tata e un nido e le mie tante letture (poteva essere diversamente?) durante la gravidanza mi avevano convinta che la scelta migliore restava comunque quella del nido.
Tornando alla telefonata, vedere concretizzato così velocemente il momento del distacco dal mio bambino (che dormiva meno di sette ore al giorno ed era classificabile tra i bambini più mostruosamente esigenti mai visti, ma era ed è sempre il mio bambino) mi aveva preso alla sprovvista e mi ero sentita già sola: come avrei potuto lasciare a soli cinque mesi Pietro a persone che non conosceva?
Ma poi alla telefonata sono seguiti due incontri, con la responsabile e con Monica, l’educatrice che si sarebbe presa cura di Pietro: ed è stato amore a prima vista. Sono rimasta così fortemente e piacevolmente impressionata dal programma didattico e dallo stile personale delle educatrici che le mie paure sono scomparse alla svelta: e all’asilo nido Pietro ed io abbiamo vissuto tre anni densi di fiducia, condivisione e possibilità, permettendo a me di trascorrere molto serenamente la giornata in ufficio e a mio figlio di crescere in un ambiente adatto alla sua età, favorevole al suo sviluppo e rispettoso delle sue competenze.
Tre anni davvero preziosi che oggi guardo con nostalgia: questo ciclo è finito e a settembre ci aspetta la scuola dell’infanzia (o se preferite chiamiamola materna: a me non dispiace).
Settimana scorsa, proprio in previsione di questo importante cambiamento, ho avuto un colloquio di fine ciclo, una bella chiacchierata che aveva come scusa la condivisione della scheda per il passaggio alla materna: ed è proprio grazie a questa scheda che sono giunta a riflettere su quanto sia diventato grande Pietro e quante volte io dia per scontato questo fatto.
Pietro è un bambino molto competente, ripete Daniela al colloquio, a volte si tende a dimenticare che abbia solo tre anni: sarebbe un errore continuare in questa dimenticanza, i suoi tempi vanno rispettati e i suoi progressi sempre riconosciuti.
Mio figlio sta crescendo, le sue competenze sono decisamente aumentate, come la fiducia in sé, la capacità di far valere i propri desideri e le proprie opinioni, il prendersi consapevolmente un ruolo all’interno della famiglia: e io sono oramai così abituata a questo suo essere grande da dimenticarmi che è sempre un bimbo di tre anni.
Il bambino è competente e ciò che fa lo fa perché ritiene sia la cosa più giusta da fare in una precisa situazione e perché è spinto dalla precisa volontà di collaborare: questo è il concetto che sta alla base delle teorie di Jesper Juul riguardo al bambino competente, e io temo di averne un po’ abusato, approfittando molto spesso della capacità di Pietro di mettersi nei miei panni.
La nostra estate sarà un tempo più lento, un tempo per rallentare il nostro ritmo e per immergerci maggiormente nel ritmo della natura: un tempo per rafforzare il nostro legame, per lasciare che la giornata porti a nuove scoperte senza forzarle: per ricordare che c’è un tempo per tutto, anche per avere tre anni.
(La foto che apre l’articolo è tratta da
http://magnolia-blossom.tumblr.com/)
Che bel post, Grazia ;D!
Per noi il nido è stato scartato, per motivi di orari e di collocazione. Troppe poche ore e troppo lontano: in più ci sarebbe servita la baby-sitter in caso di malattia.
Essendo anche noi privi di “supporto extra” abbiamo optato per la baby sitter.
Il primogenito aveva 4 mesi quando ho ripreso a lavorare e la prima baby-sitter la ricordo con terrore: non appena ho potuto ho rinunciato a lei. Dopo la mia seconda maternità, la scelta della baby-sitter è stata molto più calcolata. La nostra Mary Poppins sta con noi da quasi quattro anni: è il terzo adulto “significativo” per i miei figli.
Ciao Simonetta, grazie!
Ti invidio la tua Mary Poppins, io sto pensando di trovare la nostra per l’anno prossimo: la scuola dell’infanzia avrà un orario più ridotto rispetto al nido, non mi sarà possibile essere tutti i giorni libera da impegni di lavoro per l’ora di chiusura.
Quindi sono alla ricerca. Se hai suggerimenti sulla cernita, mi accomodo e ti ascolto molto volentieri…
Credo che le cose fondamentali siano il buon senso, l’istinto materno e di Pietro e il tempo. A Pesaro sono stati fatti dei corsi per baby sitter organizzati dal Comune e quindi io ho scelto tra persone “selezionate”. Ho fatto diversi colloqui (escludendo chi era troppo giovane, chi aveva bambini piccoli, chi arrivava da troppo lontano, chi seguiva diversi bambini). Solo alla fine quando ho trovato la mia Mary l’ho fatta incontrare a mio marito e ai bambini. Fammi sapere se ti è sufficiente.
Grazie per tutte le informazioni!
L’idea di cercare se esiste un corso simile dalle mie parti (la garanzia di una istituzione pubblica non è male) e capire se esiste una graduatoria o comunque una lista associata mi sembra ottima.
Sono un po’ angosciata (termine un po’ forte ma ti assicuro adatto in questo caso!) da questa cosa, eventualmente ti disturberò ancora…grazie 🙂
Mi sono emozionata leggendoti perché tra pochi giorni la mia piccola concluderà il suo primo anno di nido ed io mi ritrovo a pensare con un misto di gioia, stupore e un pochino di tristezza a questo nostro percorso… una crescita per lei senza alcun dubbio ma anche per me come mamma!
Baci, V.
Ciao Verdiana, benvenuta!
Devo dirti che questo post è rimasto in gestazione una settimana intera: mi sono emozionata anche io a scriverlo!
E’ vero, crescerai anche tu con lei, e questo fa parte dell’emozione del percorso: ti auguro di cuore di goderti ogni istante di questa nuova fase.
A presto
Grazia
Che bel post! Anche per noi questo anno si chiude il ciclo del nido… e ne ho già nostalgia!
Mi rispecchio completamente nello smarrimento della consapevolezza di dover lasciare il proprio figlio ad un estraneo. Anche con la nostra maestra R è stato amore a prima vista, ed è diventata un punto di riferimento di mio figlio. Vedremo come andrà alla materna, vi auguro il meglio!
Ciao Robin, sono felice di conoscerti e di potermi confrontare con te: siamo esattamente allo stesso punto, credo che le nostre paure e le nostre aspettative siano molto simili!
Ricambio l’augurio, di cuore
Grazia
sono ormai agi steps successivi perchè le mie sono entrambe alle elementari ma ho rivissuto nelle tue parole molte delle mie considerazioni. Ti auguro che la vostra estate sia esattamente così come ti sei prefissata perchè è molto importante per entrambi. Un abbraccio
Ciao Giorgia,
nella nostra estate ho cercato di fare posto a molte cose: nuove esperienze,buone abitudini da consolidare, amici da ritrovare e attività da fare insieme.
Di queste ne parlerò a breve: una è collegata alla tua bellissima iniziativa I mercoledì dell’arte 🙂
Partecipi a Love of learning? Questa volta è sulle attività estive da fare con i figli…
Ho in mente diverse attività, di certo riesco a trovare qualcosa di adatto per Love of Learning, grazie!
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