Il Quinto Figlio di Doris Lessing

QUANDO LA DIVERSITA’ ENTRA IN FAMIGLIA 

 

Sapete perchè non ho fotografato la copertina di questo libro ma solo il dorso?

Perchè la copertina della mia edizione de’ Il quinto figlio, uno dei romanzi a mio parere che meglio danno la cifra della bravura di  Doris Lessing, premio Nobel per la letteratura nel 2007, è inguardabile e non rende in alcun modo il senso profondo di questo romanzo: un paio di occhi terrorizzati fissati su un frugoletto in penombra dall’aspetto sinistro.

Ma la Lessing con Il quinto figlio non fa altro che raccontarci una favola.

Ammetto che sia un bene che il romanzo sia tra i più brevi della produzione della Lessing: e non perchè sia mal scritto o noioso, tutt’altro. E’ che si è messi a dura prova da contenuti forti: è un romanzo, questo, che riesce ad evocare sentimenti quali l’angoscia, la paura, il forte disagio senza richiamare né descrivere direttamente scene cruente o atmosfere cupe.

Spaventa qui la normalità, il non detto, il sottile confine tra il bene e il male, l’umanità, la familiarità.

Ma andiamo alla favola, la favola della meravigliosa storia d’amore tra Harriet e David, due anime gemelle incontrate e riconosciute per caso:

Harriet e David si conobbero a una festa aziendale a cui nessuno dei due aveva avuto molta voglia di andare, e subito capirono di non aver atteso altro. Antiquati, vecchio stampo, retrogradi, timidi, troppo esigenti (…) Entrambi difendevano un’idea di sé a cui erano testardamente attaccati; quella di essere, a buon diritto, gente comune.

La favola di una coppia che ha esattamente gli stessi valori e persegue gli stessi desideri, tenacemente. Una coppia che fa invidia e rabbia a chi la frequenta e che sembra fare scelte superiori alle proprie possibilità, il tutto per perseguire un disegno già scritto nel cuore di entrambi:

In modo un po’ provocatorio, per l’enormità delle loro pretese verso il futuro, si dissero che “non sarebbe stata una cattiva idea” quella di avere molti bambini. Anche quattro o cinque…” “O sei,” annunciò David. “O sei!” ripeté Harriet, ridendo, sollevata, fino quasi alle lacrime.

La favola di una famiglia numerosa: una famiglia che dopo quattro figli parla del raddoppio, e lo fa senza porsi problemi né economici (i conti sono quasi tutti pagati dal ricco padre di David, James) né organizzativi (la madre di Harriett, Dorothy, viene inglobata suo malgrado nell’ampia famiglia, diventandone a tutti gli effetti la serva):

“Non penserete davvero di mettere al mondo altri quattro figli?” “Invece sì,” ribatté David. “Proprio così,” confermò Harriet. “In realtà è quello che vorrebbero tutti se non fossero così condizionati. Credetemi, tutti vorrebbero vivere come noi.” 

In realtà le cose cambiano al quinto figlio: o meglio, alla quinta gravidanza, che Harriet vive molto male, in preda ai dolori provocati dai movimenti violenti del feto nel ventre materno. Harriet utilizza nel corso di tutta la gravidanza forti sedativi per bloccare l’attività del bambino (che arriva ad essere definito da Hariett stessa il nemico) e trovare riposo: o si costringe a tenersi impegnata lavorando in casa o facendo lunghe camminate per evitare di concentrarsi sui dolori.

Alla fine il bambino, Ben, nasce con un mese di anticipo, e lo vediamo subito con gli occhi di una madre sfinita e poco propensa verso di lui: Non era certo un bel bambino, anzi, non sembrava affatto un bambino.

Il suo arrivo sconvolge il ritmo della vita familiare: Ben cresce molto velocemente bruciando tutte le tappe dello sviluppo e mostrando subito un’aggressività non comune verso tutti, adulti e bambini. In diverse occasioni fa male ai fratelli e agli animali di casa: i bambini iniziano ad averne paura, e anche i più grandi.

Ben ha solo pochi anni quando viene internato in un istituto, per ferma volontà di David e della famiglia di lui: Harriet è meno convinta ed è lei infatti, poco dopo, a volerlo andare a trovare e a riportarselo a casa firmando, in questo modo, la fine della favola.

La scena della visita all’istituto è in assoluto la più forte di tutto il romanzo e preferisco non trascriverne alcun pezzo, come preferisco anche non raccontare altro: mi piacerebbe avere invogliato qualche lettore in cerca di storie a scegliere questa per le sue prossime letture, e magari riparlarne dopo, per un confronto sui temi delicati che affronta la Lessing in questa sua favola nera.

Concludo con le parole con cui la scrittrice inglese presentò la sua opera, pubblicata per la prima volta nel 1988:

(…) Mi sono chiesta: e se nel ventesimo secolo venisse al mondo un elfo, una creatura di un’altra epoca? Nella nostra società apparirebbe ‘cattivo’, portatore di male: ma in un contesto diverso non susciterebbe pregiudizi. Come reagiremmo se capitasse tra noi uno così? Noi siamo pigri, quando le cose sono un po’ problematiche le nascondiamo sotto al tappeto. Questo libro l’ho scritto due volte la prima versione era meno cruda, poi mi sono detta: ‘Cara mia, stai barando. Se succedesse davvero, sarebbe molto peggio di così’. E allora l’ho riscritto portandolo alle conseguenze estreme.

 

Con questo post partecipo all’iniziativa il Venerdì del libro, che vi invito a conoscere.

38 pensieri su “Il Quinto Figlio di Doris Lessing

  1. Mi incuriosisce e sicuramente si tratta di un bel libro, il fatto che lo consigli tu e che sia della Lessing ne sono garanzia però devo esser sincera non posso prenderlo in considerazione perchè sono in una fase della vita che questi testi vanno avitati. Mi da l’idea di un romanzo claustrofobico!

    • Hai ragione, c’è un tempo per ogni libro.
      Mi spiace averti dato l’idea di un romanzo claustrofobico, non lo è, anzi: affronta con un tono molto pacato e per nulla drammatico anche le situazioni che lo richiederebbero.
      Ma è lo stile della Lessing, il suo occhio obiettivo e profondo al tempo stesso.

      Buon week end, Giorgia

  2. Non lo conoscevo.. mi sembra denso di riflessioni, in un’epoca in cui si vuole progettare tutto della propria famiglia, decidendo se, quando e come fare figli…

    • Ciao Palmy,

      in questo romanzo il progetto di coppia di Harriet e David va avanti stile bulldozer, infischiandosene delle opinioni delle persone loro vicine, ma coinvolgendole loro malgrado.

      I due sono ben decisi a portare avanti il loro progetto pur non disponendo dell’autonomia economica e organizzativa sufficiente per farlo: esiste quindi una contraddizione molto forte tra i propositi ambiziosi e altruistici che sembrano guidare la coppia, e i risvolti egoistici che il tutto comporta.

      Questo aspetto del romanzo mi affascina molto, ci sono tornata sopra diverse volte rileggendolo: in particolare c’è un passaggio molto importante, che spiega il meccanismo, che emerge nel corso di una discussione che coinvolge diversi personaggi durante una vacanza insieme.

  3. La maggior parte dei libri di Doris Lessing hanno delle copertine inquietanti che io scarto a priori, l’unico che ho letto, se ben mi ricordo, parlava di uno sgozzamento di un maiale che era talmente angosciante che ho abbandonato il libro seguendo uno dei consigli di Pennac.

    • Brava, i diritti imprescrittibili vanno sempre seguiti 😉
      Non mi ricordo un romanzo della Lessing con sgozzamento di maiale compreso, ma non li ho letti tutti.
      Buon week end,
      Grazia

  4. Ci sono momenti nella vita di una persona in cui si ha voglia di leggere testi “difficili”. Questo mi sembra uno di quelli. Lo metterò nella lista dei “da leggere”
    Bellissima recensione Grazia, davvero preziosa!
    Buon weekend!

  5. Mamma mia, non so se riuscirei a leggerlo…l’angoscia non è una sensazione che attualmente sono propensa a provare, seppure solo leggendo un libro.
    Però deve essere un testo ben scritto e interessante, ne sono certa, per cui mi segno comunque il titolo, non si sa mai.
    Ciao, buon fine settimana 🙂

  6. Buona sera. Ho letto tanto tempo fa “il quinto figlio” e devo dire che lo avevo dimenticato. Serbo un dolce ricordo di questo libro, anche se la trama la ricordo a grandi linee. Andrò a scovarlo.

  7. Confesso che non ho mai avuto il coraggio di leggerlo, pur avendolo visto molte volte che occhieggiava dallo scaffale. Magari la nuova casa sarà l’occasione buona, perché questa tua recensione mi ha fatto davvero pensare che ci sono cose che ‘si deve’, e questa è una di quelle. Grazie!

  8. Amo molto questa autrice, ogni suo libro che ho letto mi è piaciuto, sono sempre così intensi, e credo dia il suo meglio quando analizza le dinamiche famliari e la psiche femminile. La tua recensione poi invita alla lettura, ma io non mi sento ora di affrontarla (vedi scambi precedenti), ma se cambiassi idea te lo dirò! ciao!

  9. Pingback: Homemademamma » Venerdi’ del libro: “Il tuo primo libro della città”

  10. Ti ringrazio per la visita che mi ha permesso di conoscere il tuo blog, e mi farebbe piacere sapere la tua opinione in merito al libro Zigulì.
    Non conosco Doris Lessing, ma questo libro mi attrae, a giorni devo riportare una marea di libri letti in biblioteca e guardo se ce l’hanno.
    Buon fine settimana

  11. Ciao Grazia.
    Questo libro della Lessing non l’ho letto, ma amo lo stile narrativo di questa scrittrice, soprattutto la grande lucidità delle sue descrizioni e la rappresentazione dei sentimenti.
    Non mi trovo neppure io nel mood giusto per un libro di questo tipo, ma prima o poi …
    Grazie,
    e buona giornata.

  12. Eccomi qui, la mattina dopo aver letto fin alle ore piccole per poter finire questo libro dietro tuo consiglio e devo dire che mi è piaciuto molto.
    Premetto che è il primo libro della Lessing che leggo e mi ha spiazzato in diversi punti, appena l’ho terminato mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca.
    Ma poi… ci ho dormito su e questa mattina lo percepivo in modo totalmente diverso.
    Il finale giusto, azzeccato, non poteva essere altrimenti, cosa poteva fare la madre dopo aver remato contro tutto e tutti per tutta la vita del figlio?
    Spero presto di riuscire a mettere un post sul blog.
    Buona settimana

    • Ciao Leyla,

      sono davvero contenta che tu abbia apprezzato il romanzo della Lessing.

      Come te, anche io sono rimasta inizialmente con l’amaro in bocca a fine lettura, tanto che non mi convincevo che fosse davvero finito così, per quanto, come anche tu sottolinei, è un finale riuscito. Quindi ho cercato in giro e ho scoperto che esiste un romanzo della Lessing che è la continuazione naturale de’ Il quinto figlio: il suo titolo è Ben nel mondo, mi piacerebbe leggerlo ma non l’ho ancora trovato.

      Ti segnalo, infine, e con un sorriso che il tuo è il millesimo commento al blog: un brindisi virtuale a noi 🙂

      Buona giornata,
      Grazia

  13. Pingback: Pochi Pregiudizi, siamo Lettori | ToWriteDown

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