La longevità dell’essere umano è un argomento che mi ha sempre affascinata: un po’ per curiosità scientifica, un po’ per speranza ben poco recondita.
Secondo l’ONU, l’Italia è oramai da anni solo dietro al Giappone per aspettativa di vita: il nostro è quindi il secondo Paese al mondo dove si vive più a lungo.
I dati Istat dicono che nel 2011 l’aspettativa di vita è ulteriormente cresciuta: gli uomini raggiungono il livello di 79,4 anni, le donne quello di 84,5 anni.
Trovo di particolare interesse il paragone tra due isole, una giapponese e una italiana, che rappresentano in assoluto i posti dove si vive più a lungo: ad Okinawa e in Sardegna vive infatti la popolazione più longeva e al tempo stesso più in salute del pianeta.
Okinawa è chiamata anche terra degli immortali: qualche anno fa, un’indagine statistica mostrò che erano trentacinque ogni cento i centenari residenti sull’isola.
A parte la cifra, la cosa impressionante è che gli abitanti di Okinawa raggiungono e superano i cento anni di età in ottime condizioni di salute sia fisica che mentale: molti ricercatori hanno studiato i motivi di questi record e li hanno individuati nell’alimentazione, nello stile di vita, nella predisposizione psicologica e nella struttura delle varie comunità.
Riguardo all’alimentazione, ad Okinawa si consumano grandi quantità di pesce, verdura e frutta conditi con prodotti a base di soia e con prodotti del mare come le alghe: tipica cucina giapponese, quindi, ben calibrata nelle porzioni per nutrirsi poco e spesso.
L’esercizio fisico è garantito da pratiche come il karate e il kobudo, e anche qui restiamo nel solco della tradizione giapponese, mentre la buona predisposizione della popolazione all’ottimismo e alla spiritualità sembra offrire una sorta di immunizzazione verso i problemi psicologici della terza età.
Anche le istituzioni ci mettono del loro garantendo una buona prevenzione in ambito sanitario e facilitando un continuo coinvolgimento nella vita della società da parte degli anziani, che possono continuare a lavorare finché lo desiderano, rendendosi utile alla famiglia e alla comunità.
Scoperto questo dell’isola giapponese, il paragone con la Sardegna (e a dire il vero con tutto il Bel Paese) è in parte facile, in parte difficile. Mi spiego.
Riguardo al tema alimentazione, anche pesce, frutta e verdura fanno parte del patrimonio culinario italiano, ma appunto fanno parte. A questi va ad aggiungersi una quantità considerevole di altre derrate alimentari che la nostra cucina prevede e che solitamente serviamo sulle nostre tavole in grandi quantità (alla faccia delle porzioni calibrate ed equilibrate).
Facciamo sport, ma per la maggior parte di noi rappresenta un optional presto abbandonato per altre priorità; in quanto all’ottimismo non lo considererei una caratteristica insita in noi italici, quanto piuttosto un tratto caratteriale non così diffuso.
Ci rifacciamo, per contro, sul tema istituzioni: se vogliamo possiamo anche noi lavorare fino alla fine (la nostra), sia per noi stessi, che per i nostri figli e nipoti. E ora che sappiamo che è uno dei fattori che favorisce una vecchiaia più serena e più in salute, lo faremo ancora più volentieri.
Comunque, il prossimo giugno una prozia di mio marito, la famigerata zia Amelia, compirà cento anni: e sembra sempre così in forma da fare presagire almeno altri vent’anni di questo passo.
Per concretizzare meglio i suggerimenti, pensavo di chiederle presto (non si sa mai) quali sono i suoi segreti.
(foto: grazie all’archivio di sxc.hu)
E’ interessante questo post. Non sapevo che gli abitanti di Okinawa e quelli della Sardegna fossero i più longevi. Però la Sardegna è un posto un po’ magico, speciale, forse questo contribuisce in qualche modo alla longevità. Magari anche Okinawa è così. Ah, le isole…che meraviglia…
Quanto alle alghe…sto cercando di capirci qualcosa, perchè pare, appunto, che facciano molto bene, ma dopo il problema di Fukushima non si trovano molto in giro…La signora del negozio biologico dove mi rifornisco sta aspettando quelle dell’Atlantico…
Hai ragione, so che hanno proibito la raccolta per lungo tempo: io comunque ne faccio un uso direi sporadico, giusto giusto per l’ammollo dei legumi e ogni tanto in insalata. Non diventerò centenaria…